Per la serie dedicata ai migliori colpi in WTA, ecco il sesto articolo, che si occupa della smorzata. Ricordo che la classifica è riservata alle tenniste in attività, comprese fra le prime 100 del ranking. Per una spiegazione completa sui criteri utilizzati per definire le graduatorie rimando alla prima parte dell’articolo dedicato al dritto, che illustra nel dettaglio la questione.
La smorzata
Come opzione di gioco volontaria, la smorzata non è un colpo indispensabile: in linea teorica è possibile affrontare un match senza eseguire drop shot. Tanto è vero che ci sono giocatrici che la usano pochissimo, per non dire mai. Eppure nel tennis contemporaneo la smorzata è diventata una opportunità da tenere sempre più in considerazione, per una ragione quasi ovvia: oggi le giocatrici (ma anche i giocatori) vanno raramente a rete, e di conseguenza si moltiplicano le occasioni in cui è possibile utilizzare il drop shot.
Mi spiego. Immaginiamo un confronto fra due tenniste che facciano sistematicamente serve&volley: evidentemente non ci sarebbe mai la possibilità di giocare la smorzata (intendo la smorzata al rimbalzo, non le stop volley). Al contrario, quanto più si rinuncia alla discesa a rete, tanto più diventa possibile il ricorso al drop shot, come opzione che permette non solo di conquistare punti diretti, ma anche di obbligare l’avversaria a portarsi in una zona di campo in cui non si sente a proprio agio.
Questo perché la smorzata non è solo un colpo che introduce una variazione sulla lunghezza di traiettoria del palleggio. È molto di più. È un colpo che trasforma alla radice lo scambio da fondo, per portare lo sviluppo del punto verso terreni meno prevedibili.
Ne avevo parlato in un articolo dedicato a Simona Halep, che è una giocatrice tanto forte nello confronto da fondo campo, quanto restia ad avventurarsi in avanti e introdurre cambi di ritmo: “Quando si esegue una smorzata, se non si ottiene il vincente diretto, si rischia di entrare nella sfera dell’irrazionale: spesso dopo un drop-shot l’avversaria corre in avanti, aggancia la palla in extremis e cerca innanzitutto di mandarla oltre la rete, in qualsiasi modo. E da quel momento in poi possono svilupparsi situazioni imprevedibili, corpo a corpo, rincorse in avanti e indietro: scambi in cui la palla si muove senza un progetto, spinta dall’emergenza. È il dominio dell’improvvisazione: l’opposto del mondo logico e totalmente sotto controllo di una perfezionista come Simona Halep”.
In questo momento una delle migliori giocatrici nella esecuzione del drop shot è Marketa Vondrousova. Lo scorso anno Vondrousova ha affrontato due volte Simona Halep, e due volte l’ha sconfitta. Nel secondo confronto a Roma ha fatto ricorso alla smorzata per 13 volte. In un certo senso Marketa si è rivelata la kryptonite per Simona, e per il suo tennis tutto basato sullo scambio al rimbalzo con ritmo costante.
Ci sono tenniste più adatte ad affrontare le improvvisazioni, perché sanno unire la sensibilità di tocco alla capacità di colpire da zone di campo meno usuali. Sono loro a essere in grado di approfittare al meglio della perturbazione tattica introdotta dalla smorzata.
A questo proposito vorrei ricordare una giocatrice che si è ritirata a fine 2018 e che spesso emergeva vincente dalle fasi di gioco meno codificate. Parlo di Agnieszka Radwanska. Aga ricorreva di frequente al drop shot; in questo modo valorizzava la sua grande manualità, ma anche la capacità di interpretare con immediatezza le situazioni più intricate che potevano seguire.
In più, Radwanska possedeva una variante implicita nel drop-shot, purtroppo oggi poco utilizzata: mi riferisco al drop-shot fintato. Si tratta di un colpo che Aga eseguiva quando la smorzata si presentava come una ottima soluzione. Stabilito questo, approcciava la palla come per eseguire un drop shot. Nel frattempo con la coda dell’occhio controllava che l’avversaria avesse intuito la preparazione, e di conseguenza stesse per correre in avanti. E invece, proprio in extremis, caricava lo slice in modo che la palla atterrasse profonda, cogliendo in pieno controtempo l’avversaria, proiettata verso la rete.
Spero di essere stato chiaro; ne avevo parlato in questo articolo, ma purtroppo i video linkati non sono più reperibili. Era un colpo che Aga utilizzava abbastanza spesso, e che oggi si vede pochissimo. Ma al di là del caso specifico, una cosa è certa: la smorzata per essere efficace va eseguita in situazioni di gioco ben precise; ed è un colpo che per avere successo non richiede solo manualità, ma anche molta lucidità nell’interpretare le posizioni di gioco.
A questo punto mi direte che ho sostenuto due tesi in contraddizione. Prima ho spiegato che il drop shot è un colpo adatto alle giocatrici istintive, capaci di improvvisare. Ma poi ho aggiunto che occorre razionalità e lucidità tattica, per interpretare correttamente le situazioni di gioco. E quindi? Dove sta la verità? A mio avviso sono vere entrambe le cose. La verità è che in una prima fase, per utilizzare al meglio la smorzata, occorre possedere capacità di lettura del gioco. Ma in una seconda fase, una volta eseguito il colpo, è necessario essere pronte ad affrontare tutte le possibili variazioni, anche le più anomale, che il drop shot spesso genera. Perché la smorzata è un colpo che richiede sia “mano” che “testa”, sia istinto che razionalità.
E adesso veniamo alla classifica. Ho scelto dieci nomi, senza fare differenze tra smorzate di dritto e quelle di rovescio. Fare una classifica comune ha reso ancora più difficile la selezione, e mi ha obbligato come al solito a esclusioni eccellenti.
A conti fatti, forse le più penalizzate sono state le giocatrici potenti che però a volte sanno introdurre nei loro schemi la variante di tocco. Penso a Julia Goerges e a Kiki Mladenovic, ma anche a Petra Kvitova, che ha una discreta efficacia nella smorzata di rovescio. Discorso simile per Serena Williams, che ha una bella mano, e si affida a smorzate sia di rovescio che di dritto: ne ricordo una in un momento chiave della finale di Wimbledon 2012 contro Agnieszka Radwanska (purtroppo non ho recuperato il video). E non dimenticherei nemmeno Donna Vekic.
Ma ci sono anche tenniste più tattiche che sono andate vicine a entrare nella classifica: per esempio Daria Kasatkina e Zheng Saisai. I nomi da fare erano 10, e qualcuna per forza doveva restare fuori.
a pagina 2: Le posizioni dalla 10 alla 6