10. Yulia Putintseva
Quando si è affacciata nel tennis professionistico Yulia Putintseva si era fatta conoscere soprattutto per il particolare agonismo messo in campo: Yulia amava le situazioni in cui gli aspetti caratteriali diventavano importanti nella conduzione della partita. Poi con il tempo certi sue asperità di comportamento si sono un po’ smussate, ma resta il fatto che per lei la componente mentale rimane determinante, anche per ovviare a qualche limite fisico-tecnico del suo gioco. E la smorzata è sicuramente un colpo che incide anche su questi aspetti.
Forse le migliori prestazioni della carriera Putintseva le ha offerte sulla terra battuta. A Norimberga lo scorso anno ha vinto il primo torneo a livello WTA, mentre sul rosso del Roland Garros ha raggiunto per ben due volte i quarti di finale. Se oggi è numero 33 del ranking, per come la vedo io, molto dipende da due doti: le capacità nel gioco di contenimento e quelle con cui riesce a sparigliare le carte grazie alla smorzata.
9. Sofia Kenin
Prima che Sofia Kenin diventasse la Kenin di oggi (cioè la giocatrice che ha aggiunto aggressività ai colpi per avere una fase offensiva alla altezza di quella difensiva) ha attraversato stagioni in cui per misurarsi contro le più forti ricorreva a un genere di tennis differente, molto tattico.
Kenin, infatti, a livello giovanile e nei primi anni in WTA non era fra le più potenti. Di conseguenza contro avversarie più dotate muscolarmente doveva trovare strade alternative: allungare gli scambi, variare le parabole, pungere con le smorzate. Sofia non ha dimenticato queste capacità di un tempo, che sono rimaste parte integrante del suo gioco.
Ancora oggi Kenin utilizza con una certa frequenza il drop-shot, soprattutto dalla parte del rovescio. Dato che il colpo aumenta il proprio effetto-sorpresa se viene eseguito con la stessa preparazione del rovescio, e dato che Sofia utilizza poco la variante slice, si è allora “inventata” una preparazione particolare. Il risultato è una smorzata che parte come un rovescio bimane in topspin e si trasforma in extremis in un colpo sotto. Gesto a mio avviso non molto elegante ma sicuramente efficace, e che spesso le regala punti importanti nella economia dei match.
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8. Ashleigh Barty
Come già descritto nell’articolo dedicato ai rovesci slice, chi colpisce da fondo con il backspin parte avvantaggiata nella esecuzione della smorzata, visto che la preparazione dei due colpi è simile, e quindi l’avversaria non può intuire se sta per ricevere una parabola profonda o invece una corta, che atterra appena oltre la rete.
Barty in particolare si trova con un ulteriore vantaggio: dato che le capita di affrontare interi scambi sulla diagonale del rovescio (molte avversarie preferiscono evitare il suo dritto), spesso ha la possibilità di preparare il colpo nel modo migliore possibile: da ferma, su una parabola già sperimentata e ponderata nei colpi precedenti. E questo aumenta la probabilità di controllo del colpo corto, che di solito Ashleigh preferisce eseguire lungolinea.
In realtà, proprio per il contesto tattico così vantaggioso, mi aspetterei che Barty riuscisse a ricavare ancora di più dai drop-shot; è per questo che non l’ho inserita in una posizione più in alta di classifica.
7. Kiki Bertens
Kiki Bertens è il tipico esempio di giocatrice che approfitta della sovrapposizione esecutiva fra rovescio slice e smorzata per ottenere punti diretti o per conquistare situazioni di vantaggio nello scambio. È lo stesso discorso fatto per Barty, anche se con una differenza: mentre Ashleigh tende a preferire l’esecuzione della smorzata lungolinea, Kiki di solito si affida a quella incrociata.
Ci sono pro e contro nella scelta delle due direzioni. La smorzata lungolinea percorre una traiettoria più corta per raggiungere la rete e quindi lascia ancora meno tempo all’avversaria per prendere le contromisure. D’altra parte la versione incrociata, specie se eseguita nel contesto di uno scambio che si sta sviluppando sulla stessa diagonale, risulta ancora meno leggibile perché non prevede nemmeno il cambio di angolatura del piatto corde della racchetta; in più scavalca la rete in un punto più basso. In compenso la strada che deve fare è, evidentemente, più lunga.
Ma oltre alla soluzione di rovescio, Bertens sa utilizzare con una buona efficacia anche quella di dritto (ancora una volta prevalentemente in incrociato, spesso dalla posizione inside-out), e questo le permette di contare su una risorsa in più nella costruzione del gioco.
6. Petra Martic
Petra Martic, come Barty e Bertens, parte dal vantaggio di eseguire con regolarità anche il rovescio slice, e questo le permette di ricorrere alla smorzata come alternativa mascherata del colpo con parabola lunga. Credo però che per Martic vada sottolineata la frequenza con cui usa il drop shot: non sono molte le giocatrici che danno a questo colpo un ruolo così significativo nel proprio gioco; tanto che è impossibile pensare a una match di Petra senza tentativi di smorzata.
Nella valutazione complessiva del suo colpo, sottolineerei un aspetto positivo e uno negativo. Negativo: per la grande maggioranza delle volte ricorre al rovescio lungolinea; e questo significa che le avversarie sanno quasi sempre in che direzione correre in avanti appena percepiscono che sta per partire la smorzata.
L’aspetto positivo sta invece nella grande sensibilità esecutiva. La “mano” superiore le consente perfino di azzardare smorzate anche quando ha i piedi ben dietro la linea di fondo, una posizione che i manuali del tennis considerano molto (troppo) rischiosa, a meno che l’avversaria non sia quasi a ridosso dei teloni oppure particolarmente lenta nelle corse in avanti.
Alla sensibilità esecutiva Martic aggiunge la capacità di improvvisare, visto che è molto rapida nell’individuare il colpo più adatto nelle posizioni di campo meno usuali. E così anche se il drop shot non è subito vincente, per lei spesso lo diventa ugualmente nello sviluppo del punto.
a pagina 3: Le posizioni dalla 5 alla 1