Ogni paese è ansioso di riportare il tennis tra le attività quotidiane. La Slovenia ha riaperto – con cautele – tre giorni fa, e altri paesi europei seguiranno nelle prossime settimane. In Italia siamo in attesa di una data ma possiamo già riferirci al decalogo presentato dalla federazione per una ripresa in sicurezza, in merito al quale più di qualcuno ha già iniziato a fare dell’ironia (non ce la si tolga, ché ci è rimasto poco altro in questo isolamento). Negli Stati Uniti, dove pure ogni evento patrocinato da USTA è stato cancellato fino al 31 maggio, ci si prepara alla prossima fase e si diramano indicazioni altrettanto dettagliate sulla nuova routine del tennis che dovrà coesistere con il coronavirus. Cosa fare prima di giocare, durante il gioco e dopo il gioco.
Prima di scendere in campo, le precauzioni devono essere le solite: lavare le mani con cura per almeno 20 secondi e igienizzare allo stesso modo l’attrezzatura, racchette e bottiglie d’acqua comprese, facendo attenzione a non condividere nulla (asciugamani, polsiere e quant’altro) – nel momento in cui ci sarebbe bisogno della massima solidarietà, il distanziamento sociale esacerba i principi della proprietà privata. Non arrivare con troppo anticipo al campo d’allenamento ed evitare di toccare panchine, cancelli, recinzioni; se possibile, indossare dei guanti.
Durante l’allenamento, l’affare si complica ulteriormente. Innanzitutto il doppio è meglio evitarlo, ma se proprio decidete di rischiare, dice USTA, quantomeno non esultate come i gemelli Bryan – ‘NO Bryan Brothers Chest Bumps‘, citiamo testualmente – e non avvicinatevi troppo per sussurrarvi le strategie. Qui manca un’alternativa: forse procurarsi dei Walkie-talkie? Dalla nostra redazione si leva un altro parere di massima creatività: codice morse con gli occhi. Ma occorre aggiornarsi, per chi non ha telegrafato durante la guerra.
Quanto alla pratica del singolare, evitare di toccarsi la faccia dopo aver toccato pallina o racchetta, evitare il cambio di campo e comunque usare sempre piede e racchetta per spedire una pallina dall’altra parte. A tal proposito USTA dispone delle ulteriori precauzioni, in virtù del rischio che una pallina possa trasmettere il virus:
- Aprire due tubi di palline numerati diversamente
- Ogni giocatore prende possesso del suo ‘set’ di palline numerate
- Fare attenzione a utilizzare solo le proprie palline durante il gioco. Se una pallina dell’avversario finisce nel proprio campo, rimandarla di là senza usare le mani ma usando soltanto la testa della racchetta e il piede
Si arriva con fatica al termine dell’allenamento, o della partitella, e USTA invita a lasciare il campo il prima possibile – non fosse già abbastanza la tensione di seguire tutte le altre regole – per correre a lavarsi le mani, ovviamente non negli spogliatoi: quella è zona off-limits, non si entra. Meglio, dunque, portare con sé un igienizzante per le mani. E in ogni caso, niente chiacchiericcio e attività sociale ridotta al minimo dopo la partita. Per abbracci e strette di mano provare a ripassare tra qualche mese, non serve sottolinearlo.
Sorge un dubbio più o meno spontaneo: ma così, senza buona parte del senso di libertà che accompagna l’attività sportiva, quanti avranno davvero voglia di giocare a tennis?