Lo abbiamo visto impegnato armeggiare con pentole e padelle in cucina. Lo abbiamo ascoltato scherzare con il suo grande rivale Roger Federer. Ora però sentiremmo tutto il bisogno di poter di veder fare a Rafa Nadal quello che, per nulla togliere alle sue doti culinarie e al suo senso dell’umorismo, gli riesce meglio: giocare a tennis. Vorremmo poter ammirarlo mulinare il suo braccio per un dritto uncinato che lascia di stucco l’avversario di turno. Purtroppo però, questo momento non arriverà presto. E a dircelo, senza troppi giri di parole, è lo stesso fenomeno di Maiorca.
“Per allenarsi non vedo problemi, ma competere sarà molto difficile nel nostro sport. Vorrei poterlo fare anche se fosse senza pubblico, ma credo che sia il momento di essere responsabili e coerenti. Non vedo come possiamo viaggiare ogni settimana in un paese diverso”, ha dichiarato in un’intervista al quotidiano spagnolo di settore Mundo Deportivo. “Perché alla fine, anche se giocassimo senza pubblico, il nostro sport è diverso. Parlo del fatto che nei tornei dello Slam sono coinvolti 128 giocatori maschili, 128 femminili, più tutte le loro squadre, più i doppisti”.
Rispetto ad altri sport il tennis presenta vantaggi e svantaggi dal punto di vista del rispetto delle norme di distanziamento tra persone, indispensabili per limitare la diffusione del virus. Da una parte i contatti tra atleti sul campo sono inesistenti e almeno in singolare i due metri di distanza sono rispettati praticamente sempre. Dall’altra però il tennis ha un circuito totalmente internazionale, un campionato del mondo settimanale, che costringe allo spostamento continuo migliaia di persone. “Il tennis è complicato. Ci muoviamo ogni settimana e tante persone si devono trasferire da un posto all’altro. Veniamo in contatto con molta gente nei nostri spostamenti”, ha precisato Nadal.
Il vincitore di 12 Roland Garros non chiude la porta alla possibilità di giocare senza pubblico: “Non è qualcosa che mi piace, ma è quello che c’è”. Il Nadal pensiero però è che bisogna tutti portare pazienza e aspettare tempi migliori: “Purtroppo penso che nel nostro sport non sia saggio tornare a giocare in tempi brevi”. E lui non solo è impossibilitato a disputare delle partite ma anche ad allenarsi, essendo confinato nella sua residenza di Porto Cristo. Come ha ammesso nella conversazione con Federer, non tocca la racchetta da un mese e mezzo. Dopo un lungo stop, il ritorno in campo potrebbe essere non solo difficile ma anche rischioso per il suo fisico logorato da tanti infortuni oltreché dall’avanzare dell’età. “Dopo uno stop lungo il rischio di lesione al ritorno è molto più grande. Se potessi allenarmi 30 minuti al giorno, allenando i muscoli del tennis, penso che sarebbe un grande progresso in modo che il mio corpo sia meno arrugginito quando tornerò a pieno regime”, ha proseguito.
Nel presente del n.2 al mondo c’è comunque il tennis anche se non giocato. Nadal si sta infatti occupando attivamente della gestione della situazione nell’accademia che porta il suo nome. Molti giovanissimi iscritti sono rimasti confinati nella struttura con i dipendenti che sono rimasti a dover occuparsi di loro. La situazione è sotto controllo ma comunque necessita di grande attenzione. “L’Accademia è una grande preoccupazione, perché c’è molta gente che lavora lì e che è in difficoltà. Mi preoccupano i lavoratori e i bambini che sono là dentro”, ha rivelato.
“Da quando è stato decretato lo stato di allarme abbiamo 85 bambini all’interno dell’Accademia confinati. Le loro famiglie hanno preferito che rimanessero all’interno dell’Accademia piuttosto che viaggiare per il rischio di contagio e per la sicurezza pubblica. Questo per noi è stato ed è un grande sforzo perché abbiamo lasciato 70 lavoratori all’interno dell’Accademia, quindi dentro ci sono circa 150 persone che non possono uscire e se escono non possono rientrare. Con queste misure drastiche siamo riusciti a far sì che nessuno sia contagiato e credo che i genitori siano molto grati”.
Nadal ha a cuore non solo i suoi interessi ma anche quelli dell’intera Spagna, un paese che come l’Italia è stato pesantemente colpito dal Covid-19 e, che, come l’Italia, aveva già da prima qualche difficoltà dal punto di vista economico. “Confido che questa situazione si possa risolvere e finché non si risolverà bisogna essere molto responsabili. Ma per molti versi ci aspettano tempi duri. A livello economico credo che soffriremo moltissimo. In tutti i settori, ma soprattutto sul turismo, l’impatto sarà devastante”, ha detto. E poi un incoraggiamento a tutti: “Bisogna essere forti”. Un appello a non mollare da uno che non ha mai mollato un singolo quindici in campo.