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Il 9 maggio del 1915 Anthony “Tony” Frederick Wilding rimase ucciso nel corso della “Seconda battaglia dell’Artois”, durante un’offensiva delle truppe anglo-francesi sul fronte occidentale della Grande Guerra. Aveva solo trentadue anni, ed era, in quel momento, uno dei tennisti più forti del mondo, forse il più forte in assoluto. Era nato nel 1883 a Christchurch, in Nuova Zelanda, secondo dei cinque figli di Frederick Wilding e Julia Anthony, ma, seguendo le orme paterne, studiò legge al Trinity College di Cambridge, e prima di dedicarsi al tennis esercitò la professione forense presso lo studio legale di famiglia.
Tra i migliori giocatori del pianeta dal 1909 fino al giorno della sua scomparsa, Wilding, primo non britannico nella storia, fu capace di vincere il torneo di Wimbledon in più edizioni consecutive, precisamente quattro, tra il 1910 e il 1913. Tra gli innumerevoli allori conquistati, la leggenda neozelandese vanta undici complessivi titoli del Grande Slam tra singolare e doppio, quattro Coppe Davis vinte giocando per la selezione dell’Australasia e, nel 1913, fu contemporaneamente detentore dei tre “campionati del mondo” allora riconosciuti dalla federazione internazionale: i World Hard Court Championship (Parigi, terra battuta), i World Lawn Tennis Championship (Wimbledon, erba) e i World Covered Court Championships (Stoccolma, carpet indoor). Wilding fece segnare alcuni incredibili record individuali, alcuni dei quali tuttora permangono insuperati. Insieme a Rod Laver, egli è il tennista che vanta il maggior numero di vittorie in tornei all’aperto con 114 trionfi, ed è il primatista assoluto per numero di titoli conquistati in una singola stagione (23, nel 1906). È stato indotto nella Hall Of Fame nel 1978.
Atleta polivalente, prima di scoprirsi campione di quel tennis pionieristico fu abilissimo nell’arte del cricket e instancabile viaggiatore con l’amato sidecar, che lo condusse in lunghi viaggi in tutta l’Europa, l’America e l’Oceania.