Era l’11 maggio 1987 quando il Comitato Olimpico Internazionale, riunitosi a Istanbul, dichiarava che i tennisti professionisti sarebbero stati ammessi a partecipare ai Giochi Olimpici a partire dall’edizione di Seoul del 1988, dopo l’ultima presenza ufficiale del tennis alle Olimpiadi ad Amsterdam nel 1928. Diciamo ‘ufficiale’ perché, in realtà, lo sport della racchetta era tornato in programma già a partire dal 1968 (Città del Messico), ma solamente come torneo d’esibizione.
Con queste parole fu ufficializzato il ritorno del tennis alle Olimpiadi: “Gli arbitri e i giocatori con cui ho parlato sono d’accordo sul fatto che il torneo olimpico di tennis sarà il numero uno del mondo, lo considereranno più di Wimbledon e della Coppa Davis“, dichiarò Willi Daume, il quale all’epoca era il capo della commissione idoneità del CIO. Non è andata esattamente così, e nell’albo d’oro delle Olimpiadi coesistono grandi campioni e giocatori che hanno vissuto la classica settimana della vita.
Dal rientro del tennis ai Giochi si sono disputati otto kermesse olimpiche – quella di quest’anno è stata rinviata al 2021 – con le medaglie d’oro in singolare vinte da Mecir (1988), Rosset (1992), Agassi (1996), Kafelnikov (2000), Massu (2004, anno in cui il cileno vinse anche in doppio con Gonzalez), Nadal (2008) e Murray (2012 e 2016). Nel medagliere generale, che contempla anche i doppi, sono in testa gli Stati Uniti con 21 ori, 6 argenti e 12 bronzi.