Dev’essere uno strano compleanno per Novak Djokovic. Per la prima volta da oltre tre lustri, i festeggiamenti non coincidono con la preparazione per il Roland Garros, quello Slam inseguito per lungo tempo e finalmente vinto nel 2016. Perciò, visto i quasi tre mesi senza vederlo, si è deciso di commemorare la circostanza con 33 istantanee del suo tennis, mischiando ricordi, immagini e frasi. Abbiamo scelto undici partite che hanno segnato la sua carriera, abbinando a ognuna una dichiarazione e un punto significativo: undici più undici più undici, uguale trentatré.
NB: le frasi non sono necessariamente state pronunciate in merito al match con cui sono state accoppiate (anche perché alcune non le ha pronunciate lui!), semplicemente funzionano nel loro contesto.
1 – Madrid 2009, semifinale: Nadal b. Djokovic 3-6 7-6 (5) 7-6 (9)
Stranamente, si apre con una sconfitta, ma è il match che ha battezzato il serbo come autentico rivale per Rafa, e sulla terra nondimeno. Quelle quattro ore e due minuti hanno probabilmente segnato il decennio successivo e oltre: sul breve termine, Nadal uscì martoriato dal match (perdendo per la prima volta a Parigi e mettendoci quasi un anno a riprendersi completamente) e Djokovic rimase alla porta come in precedenza, soffrendo anzi l’arrivo di Murray e Del Potro ai vertici; alla lunga, però, quell’ordalia scavò un piccolo solco nell’altrimenti inscalfibile corazza del maiorchino, non più così certo del proprio magistero psico-fisico su un avversario che non solo poteva tenerlo sulla lunga distanza, ma che con quell’anticipo bimane aveva trovato l’amuleto perfetto contro il suo gancio a uscire.
Il colpo scelto per questa partita è l’incredibile rovescio incrociato con il quale rinvia il tie-break del terzo set (che sarĂ costretto a giocare comunque).
“Bisogna crederci in campo. Alla fine è tutta una questione mentale. Anche in questi momenti, contro un grande avversario come Rafa, bisogna crederci sempre. La chiave è mettersi in gioco e prendersi dei rischi. Ci ho sempre creduto, ma è un processo d’apprendimento”.
2 – US Open 2010, Djokovic b. Federer 5-7 6-1 5-7 6-2 7-5
Vedi sopra: al termine di una stagione per certi versi deludente, senza finali né negli Slam né nei 1000, Djokovic dimostra di aver fatto il salto di qualità mentale (e anche di aver smesso di mangiare pastasciutta, ma questo si saprà solo successivamente) e batte Federer salvando due match point. Questa prova di classe, unita alla gioia del successo in Davis, avrebbe posto le fondamenta per la ascesa nel corso del decennio. Per Roger, invece, la chance non sfruttata sarebbe diventata un tema ricorrente, marcando un ulteriore spazio eroso dal rivale nella mente dei suoi avversari.
Il colpo scelto per questa partita è il primo dei due match point annullati, sul 15-40 4-5 del quinto set: Nole tiene in mano tutto lo scambio e lo chiude con uno schiaffo al volo di dritto dal coefficiente di difficoltà notevole.
“Anche in passato mi concentravo soprattutto sugli Slam, per due o tre anni sono stato il N.3, ma quando arrivavo ai turni decisivi non riuscivo mai a dare il meglio, a giocare il mio tennis migliore. Specialmente contro Federer e Nadal: perché non avevo la loro forza mentale. Ora credo più in me, so cosa devo fare nei grandi match. Ho imparato da Rafa e Roger a mantenere la calma e tirare i colpi migliori al momento giusto. Sono stati loro a insegnarmi come batterli, come vincere gli Slam”.
3 – Miami 2011, Djokovic b. Nadal 4-6 6-3 7-6 (4)
La più bella fra le partite che hanno spostato l’asse terrestre della rivalità fra i due, una sequenza di quattro finali 1000 consecutive che faranno da prodromi al sorpasso avvenuto dopo il trionfo di Wimbledon – in realtà Nole sarebbe diventato N.1 anche perdendo quella finale. Non guasta che questa sia stata l’occasione in cui Nadal è andato più vicino a vincere Miami, ancora oggi una chimera, mentre Djokovic è da ormai due anni l’unico vincitore di tutti i 1000.
Il punto scelto è il secondo del secondo set, con Djokovic sotto 6-4 e costretto a uno scatto da centometrista per impattare la palla corta di Nadal e rimandarla di là . Imprendibile.
“Se devo essere onesto, le motivazioni non mi mancano mai. Ne trovo nelle piccole cose, e la principale è la crescita individuale, sia personale che professionale. E poi trovo stimoli negli obiettivi che mi sono dato, come ho detto“.
4 – US Open 2011, Djokovic b. Federer 6-7 (7) 4-6 6-3 6-2 7-5
Altro giro, altri match point salvati allo svizzero, stavolta in risposta e dopo aver rimontato due set. Rispetto all’anno precedente, però, il significato della partita era decisamente superiore, da un lato il dittatore della stagione, dall’altro l’unico uomo capace di batterlo nel tre su cinque durante l’anno, nella semifinale di Parigi. Ancora più dell’anno precedente, quindi, la vittoria del serbo seppe di consacrazione, non più per l’avvenuto aggancio ma bensì per l’avvenuto sorpasso.
Qui non c’è troppo da scegliere: il primo match point annullato, una fulminea risposta vincente di dritto tirata praticamente a occhi chiusi. O la va o la spacca. E va, fino alla vittoria finale.
“Nel mio caso, posso sinceramente dire che niente è impossibile. Quando a sette-otto anni dicevo di voler diventare N.1 al mondo, quasi tutti ridevano di me perché sembrava che avessi meno dell’1% di probabilità farcela, eppure ci sono riuscito”.
A pagina 2, le quattro partite dal 2012 al 2014