Per immergersi nei big data messi a disposizione dalla ATP non c’è compagno di viaggio migliore di Craig O’Shannessy, data analyst che dopo aver lavorato per Djokovic ha offerto i suoi servigi anche a Berrettini e Struff. Qualche settimana fa lo stratega del tennis si era espresso a proposito del rovesci di Sinner, mentre oggi vi proponiamo un’analisi pubblicata sul sito della FIT – O’Shannessy collabora anche con la federazione italiana – sul valore di un giocatore in rapporto alla sua capacità di tenere la battuta quando si trova sotto 0-30.
Questa situazione di punteggio può essere relativamente comune sia per un top player che per un tennista di fascia media, ma i dati relativi al 2018 forniti dall’ATP indicano che solamente 18 giocatori in quell’anno sono riusciti a tenere il servizio più del 50% delle volte. Ben otto di questi erano dei top 10, a testimonianza del fatto che le classifiche non mentono. I cinque tennisti che invece hanno avuto la media migliore sono John Isner che se l’è cavata nel 69.5% delle occasioni (41 volte su 59), Milos Raonic con il 64% (32 su 50), Marius Copil con il 63.3% (31 su 49), Kyle Edmund con il 63.1% (53 su 84) e Juan Martin Del Potro con il 62.8% (49 su 78).
Tra i Fab 3 è Novak Djokovic a vantare i numeri migliori. Il numero uno del mondo ci è riuscito 48 volte su 89 (53.9%), ed è anche quello che si è trovato più spesso in quella situazione di svantaggio. Leggermente più staccato Roger Federer con 52.5% (32 su 61), più indietro Rafael Nadal con il 48.7% (37 su 76). Dati che in qualche modo si accordano con il fatto che il servizio dello spagnolo è il meno ‘adatto’ a togliere le castagne dal fuoco tra i tre fenomeni. Anche Fabio Fognini, che non ha certo nel servizio il suo punto di forza, ha dovuto fronteggiare spesso lo 0-30 nel campione di partite analizzate. Al primo posto c’è il bosniaco Damir Dzumhur – 116 volte – seguito proprio dall’italiano Fabio Fognini con 108. Seguono Adrian Mannarino con 107, e Alexander Zverev, Denis Shapovalov e Diego Schwartzman appaiati a 104. Se la posizione dell’argentino è perfettamente spiegata dal suo stile di gioco – servizio buono ma non eccelso, e tanta combattività – è più strano trovare i nomi di Zverev e Shapovalov, che in teoria col servizio dovrebbero saperci fare abbastanza.
DALLA PARITÀ – Altra situazione spinosa è quella del 30-30, dove un punto perso può avvicinare il baratro del break. O’Shannessy, in un articolo pubblicato un paio di mesi fa, aveva messo a disposizione qualche consiglio utile tanto per i tennisti professionisti quanto per quelli amatoriali, perché i numeri possono essere cruciali a tutti i livelli ma bisogna sapere come interpretarli. Craig invita il giocatore a riflettere su alcuni aspetti chiave: “C’è una particolare direzione del servizio nella quale ti senti più sicuro? Il tuo avversario ha un evidente punto debole quando è alla risposta? Può essere un momento buono per una direzione del servizio che lo colga di sorpresa? Il tuo avversario tende a fare un passo avanti e ad attaccare il tuo servizio? Dove pensi di dover servire perché l’avversario ti rimandi la palla nella zona di campo che vuoi tu?”. In base alle risposte a queste domande, si dovrebbe adattare la direzione del servizio.
Tuttavia, durante una partita non sempre si riesce ad avere la lucidità mentale per portare a termine correttamente tutte queste riflessioni, quindi considerando la delicatezza del punteggio è bene avere un piano prestabilito da seguire. O’Shannessy lo riassume in questi due punti: “Prima cosa, mettere in campo la prima palla di servizio. Seconda cosa, piazzarla in modo da riuscire a spostarti per giocare un diritto sulla risposta avversaria. E possibilmente indirizzarlo profondo sul rovescio del tuo avversario.” Tanto per citare l’esempio di un maestro in situazioni critiche, proprio la direzione del servizio di Nadal era stata oggetto di un suo recente studio sul tema.
I dati statistici relativi al punteggio di 30-30 dicono che i top 10, nell’80% dei casi, sono riusciti a mantenere il servizio, e questa percentuale sale al 93% quando sono stati loro a portarsi 40-30. Le cose ovviamente si complicano se l’avversario va a palla break sul 30-40: in quel caso le chance di vincere il game si riducono al 49%. La differenza in punti percentuali dunque è notevole, ben 44, ma come sottolinea lo stesso Craig, è bene prestare maggiore attenzione a quel 93% affinché tutti gli sforzi vengano incanalati in quel fatidico punto che si gioca sul 30-30. Un punto che, se realizzato, aumenta le chance di vittoria del game di quasi il 50% è un punto sul quale va applicata un’attenzione maniacale.
Nelle tre situazioni di punteggio appena prese in considerazione, all’interno di un campione di partite che in questo caso si riferisce al solo 2019, Roger Federer è stato il più bravo a tenere il servizio, con una percentuale di successo nell’86% dei casi quando era 30-30, nel 97% dei casi quando era 40-30 e nel 59% dei casi quando era sotto 30-40.
Tra i migliori 10 giocatori di questa speciale classifica – lo ripetiamo, riferita alla sola stagione 2019 – che mette in ordine coloro che hanno saputo cavarsela meglio dal 30-30, troviamo anche il nostro Berrettini. Ecco la ‘top 10 dei 30-30’:
1)Roger Federer 86,1%
2)Rafael Nadal 83,2%
3)Matteo Berrettini 82,8%
4)Stefanos Tsitsipas 81,8%
5)Roberto Bautista Agut 80,9%
6)Novak Djokovic 80,6%
7)Dominic Thiem 78,8%
8)Daniil Medvedev 78,0%
9)Gael Monfils 75,3%
10)Alexander Zverev 73,0%
Tutti i campioni elencati hanno dalla loro la capacità di servire sulle righe e trovare gli angoli con grande precisione e costanza. Volendo comunque applicare nel nostro piccolo le strategie suggerite da questi numeri, Craig O’Shannessy dà un consiglio utile a chi non ha l’abilità di Federer di accarezzare la riga con un servizio: mettere una prima solida mirando al corpo dell’avversario. La priorità deve essere quella di crearsi la possibilità di spingere col dritto, piuttosto che cercare la velocità o gli angoli, perché giocare una seconda di servizio – un colpo per definizione più attaccabile – sarebbe troppo rischioso. E nella maggior parte dei casi sono i grandi numeri ad aver ragione.