In un talk show dedicato al tennis presentato dal coach Josh Cohen e proposto sul sito Tennis Majors, a Marion Bartoli è stato chiesto quale potrebbe essere un modo per aiutare i tennisti che al momento stanno avendo problemi economici a causa del coronavirus. La campionessa di Wimbledon del 2013 ha colto l’occasione per togliersi un sassolino della scarpa, e si è lasciata andare a dei commenti tutt’altro che amichevoli nei confronti di una categoria di suoi ex colleghi: i doppisti.
“Lo so che non mi farò delle amicizie, ma penso che dobbiamo dirlo: non capisco tutte queste competizioni in doppio durante tutto l’anno. Capisco durante gli Slam e le Olimpiadi perché il doppio fan parte della storia del tennis (ma) sono stata ad alcuni tornei con la mia giocatrice (Lucie Wargnier ndr) e vedo questi giocatori di doppio che hanno un team, fino anche a sei persone con loro. Quando ero una tennista di singolare non potevamo permetterci di pagare sei persone per viaggiare con noi a tempo pieno. Loro possono permettersi di pagare sei persone e giocano solo in doppio!“
La cosa che la 35enne francese trova più incomprensibile è il fatto che questi ricevano più compensi di quanto si meritino. Ed è su questa base che Bartoli ha poi esposto un suo piano per aiutare chi è in difficoltà, che non prevede finanziamenti esterni o raccolta fondi, ma anzi suggerisce di togliere i soldi ai doppisti per darli ai singolaristi.“Perché non dare un po’ di quei soldi ai qualificati, o a qualcuno che gioca solo Challenger? Io la cosa non la capisco, perché in doppio non fai lo stesso sforzo di un singolarista. Non ti alleni altrettanto… continuano, settimana dopo settimana, a ottenere quei soldi”.
“Non so se si dovrebbe fermare completamente il doppio, ma una soluzione sarebbe dargli meno soldi e dare quei soldi ai qualificati e ad altri“. Il motto di Robin Hood, personaggio di fantasia, era ‘togliere ai ricchi per dare ai poveri’, mentre per Bartoli sembra esser diventato ‘togliere ai poveri per dare ai meno poveri’. Ci si augura solo che, come nel caso di Robin Hood, l’idea resti solo nel mondo della fantasia.