“L’operazione è riuscita perfettamente“, ha fatto sapere Fabio Fognini che ieri aveva annunciato la sua imminente operazione di artroscopia a entrambe le caviglie. Fabio è stato operato in anestesia generale ed è uscito dalla sala operatoria poco prima di pranzo, come apprendiamo dal Corriere dello Sport, risvegliandosi nel pomeriggio. Una storia Instagram pubblicata questa mattina, nella quale vediamo le caviglia sormontate da un bel po’ di ghiaccio, testimonia che Fognini si è già potuto sedere.
L’operazione si è svolta presso la clinica Domus Nova di Ravenna per mano del dottor Francesco Lijoi, il primo chirurgo ortopedico italiano ad essersi cimentato nella chirurgia artroscopica della parte posteriore della caviglia. Nel 2017, Lijoi è stato scelto per un’operazione di ricostruzione da Gian Marco Tamberi, campione italiano di salto in alto infortunatosi a poche settimane dall’inizio dei giochi di Rio 2016. Prima di scegliere il chirurgo italiano, Fognini si era comunque rivolto anche ad altri specialisti, a Barcellona e a Zurigo (dove Djokovic si è operato al gomito nel 2018).
L’operazione è servita a eliminare le calcificazioni dall’articolazione destra e a ripulire la sinistra. “È stato impressionante vedere i frammenti ossei che mi hanno tolto dai piedi“, ha detto Fabio. “Ho fatto la cosa giusta e sono contento, anche se sono un po’ provato dall’operazione“. Il tennista tornerà ad Arma di Taggia già oggi, dove assieme al fisioterapista Giovanni Meoli dovrà affrontare sei settimane di riabilitazione per poi spostarsi a luglio con tutta la famiglia in Puglia – terra natale di Flavia Pennetta – e riprendere gradualmente ad allenarsi per il rientro del circuito, che a quel punto dovrebbe avere una data ufficiale di ripartenza.
Secondo Pier Francesco Parra, responsabile medico della Federtennis a cui è stato affibbiato il soprannome ‘Dottor Laser’ per la terapia con la quale ha curato decine di atleti colpiti da problemi muscolo-tendinei, ‘il pericolo principale è l’immobilità. Per questo bisognerà mobilizzare il più presto possibile l’articolazione‘. Il rischio post-operatorio principale in situazioni di questo genere riguarda la possibile formazioni di fibrosi o l’eventualità di una recidiva, che dovrebbe essere scongiurato da una attenta riabilitazione.
“Fabio si porta dietro questo dolore dal 2017“, spiega sempre Parra al Corriere, “da quando fu costretto a saltare il match di Coppa Davis con il Belgio. La colpa è della degenerazione cronica di alcune microcalcificazioni. Non è un problema costante, ha degli alti e bassi, in passato Fabio era riuscito a conviverci alternando ottimi risultati a momenti più difficili. Sperava con il riposo di averlo risolto, ma non è stato così. Ne ha parlato anche con Corrado Barazzutti (allenatore di Fognini, ndr) e poi ha scelto per l’operazione“.