A Minneapolis, e in molte altre città d’America, continuano le proteste e le manifestazioni di commozione e rabbia in seguito alla morte di George Floyd. L’uomo di 46 anni, di colore, è stato arrestato lunedì scorso nel centro di Minneapolis e ucciso da un poliziotto che, dopo averlo gettato a terra per ammanettarlo, lo ha tenuto bloccato per diversi minuti con il ginocchio premuto sul collo, provocandone il soffocamento, nonostante Floyd, agonizzante, tentasse di dirgli che non riusciva a respirare. La scena è stata filmata da alcuni passanti e, nel giro di poche ore, ha fatto il giro del mondo. Il poliziotto è stato arrestato, denunciato e accusato di omicidio involontario, sebbene il referto autoptico – che alla luce delle circostanze sembra piuttosto sorprendente – abbia escluso l’asfissia come causa della morte dell’uomo.
Alle migliaia di persone che protestano pacificamente a Minneapolis e nel resto del territorio statunitense contro i soprusi a sfondo razziale da parte della polizia, si sono unite anche personalità note dello sport e dello spettacolo. Nel mondo del tennis, si sono fatte sentire le voci di Coco Gauff, Naomi Osaka e del suo ex coach Sascha Bajin.
La giovanissima Coco ha espresso via Twitter tutta la sua commozione: “Sono in lacrime guardando questo video…. Ogni giorno persone innocenti muoiono a causa del colore della loro pelle. Nessuno merita di morire così. Non posso crederci. Questo deve finire”. Ricordiamo che Gauff ha soltanto 16 anni.
Sdegno e tristezza anche da parte di Sascha Bajin, l’ex coach di Naomi Osaka e Vika Azarenka, che ha dedicato un thread su Twitter alla questione puntando l’attenzione soprattutto sulla differenza tra Stati Uniti e Europa, dove a detta di Bajin questo fenomeno sarebbe molto meno presente. “I poliziotti responsabili della morte di un innocente non dovrebbero poter vivere in libertà. Punto. Non riesco a ricordare un incidente come questo in Germania o in Serbia“.
Andando oltre la semplice espressione di un’opinione sui social, Naomi Osaka si è recata a Minneapolis per partecipare in prima persona alle proteste e alle manifestazioni contro violenza e razzismo. “Solo perché non stia succedendo a te non significa che non stia accadendo” ha scritto Naomi sui social, prima di immortalarsi in una storia Instagram per le strade della città del Minnesota. Un’altra storia pubblicata poche ore fa la ritrae invece a Los Angeles, in California, dove le proteste sono piuttosto accese.