Le puntate precedenti:
1. I migliori colpi in WTA: il servizio
2. I migliori colpi in WTA: la risposta
3. I migliori colpi in WTA: il dritto
4. I migliori colpi in WTA: il rovescio a due mani
5. I migliori colpi in WTA: i rovesci a una mano
6. I migliori colpi in WTA: la smorzata
7. I migliori colpi in WTA: il pallonetto
8. I migliori colpi in WTA: volée e schiaffo di dritto
9. I migliori colpi in WTA: volée e schiaffo di rovescio
10. I migliori colpi in WTA: le demivolée
Per la serie dedicata ai migliori colpi in WTA, ecco l’articolo che affronta il quarto e ultimo tema relativo al gioco di rete: gli overhead. Ricordo che la classifica è riservata alle tenniste in attività, comprese fra le prime 100 del ranking.
Trovate la spiegazione completa sui criteri utilizzati per definire le graduatorie nella prima parte dell’articolo dedicato al dritto. Mentre per quanto riguarda le logiche che mi hanno portato alla suddivisione del gioco di rete in quattro temi, rimando all’articolo uscito martedì 5 maggio. In sintesi, le categorie previste sono queste:
– Volée e schiaffo al volo di dritto
– Volée e schiaffo al volo di rovescio
– Demivolée
– Overhead
Gli overhead
Come ho spiegato nell’articolo del 5 maggio, ho deciso di riunire nella classifica di questa settimana i colpi di volo eseguiti al di sopra della testa (appunto, over head in inglese). Mi riferisco agli smash, alle veroniche (volée alte dorsali di rovescio), ai ganci, e a tutto questo genere di soluzioni affini.
La decisione di riunire tali colpi in una sola classifica è basata su diversi motivi. Il primo è che, pur essendo esecuzioni anche molto lontane tra loro, possono presentarsi come alternative differenti su parabole simili. Il secondo motivo è che tutti questi colpi richiedono alcune doti comuni che di solito non sono richieste dalle altre esecuzioni, a partire dalla capacità di muoversi per il campo guardando verso l’alto. Potrebbe sembrare una cosa banale, ma in realtà significa riuscire a spostarsi senza perdere l’equilibrio atletico e il senso della posizione.
Ci sono giocatrici capaci di discrete volée che faticano sugli smash perché tendono a perdere il senso dello spazio una volta che sono obbligate a guardare verso l’alto, senza avere più sott’occhio gli abituali riferimenti del campo. Per esempio Peng Shuai (che in doppio è stata anche numero 1 del mondo) in singolare ha dato prova di cavarsela sulle volée classiche, ma di combinare disastri sui lob da colpire in movimento, proprio per la sua difficoltà nel mantenere la corretta percezione dello spazio mentre si sposta guardando verso l’alto.
Ma questa è appena una parte del problema. Giocare bene uno smash non significa solo eseguire il gesto nel modo corretto; è qualcosa di più complesso, perché richiede innanzitutto una valutazione tattica, e solamente in seguito la sua realizzazione tecnica. Per prima cosa significa infatti stabilire se colpire quella specifica palla a parabola alta con uno smash al volo oppure in altri modi. Perché ci sono strade alternative per rimandare oltre la rete un pallonetto. Una opzione è lo smash, un’altra lo smash al rimbalzo, un’altra ancora lasciare scendere un po’ di più la parabola per colpirla con una volée o con uno schiaffo al volo. Ma si può perfino decidere di lasciar perdere, e attendere il rimbalzo e la successiva ricaduta della palla per gestirla con un “normale” dritto o rovescio al rimbalzo.
Le variabili da considerare sono molte: la profondità del lob, il tipo di curva che propone, la sua velocità, la posizione di chi deve colpire e quella di chi deve difendere. Sono decisioni tecnico-tattiche complesse da prendere però in una frazione di secondo. E tantissimo dipende anche dalla sicurezza che un tennista sente di avere nei confronti del colpo.
Di recente per esempio si è discusso sulla solidità esecutiva di Novak Djokovic negli smash. Ecco cosa ha detto Boris Becker durante la telecronaca della semifinale di Wimbledon 2018, poi vinta da Nole contro Nadal: “Ogni giocatore ha una debolezza. Posso dirti che la debolezza di Djokovic è il suo smash. Se prendi i primi 100 del mondo, lui è il peggiore. E lo dico io (che l’ho allenato)”. “Niente ha funzionato (per migliorarlo). Abbiamo provato di tutto”.
Evidentemente da telecronista Becker ama le iperboli, ma forse avere delle incertezze nei confronti degli smash è un tratto dei grandissimi campioni, visto che un grosso rimpianto legato a questo colpo deve averlo avuto Venus Williams. Lo dico perché probabilmente l’ultimo treno in carriera per vincere uno Slam, Venus se l’è visto sfuggire in occasione della semifinale dello US Open 2017, persa in volata contro Sloane Stephens (6-1, 0-6, 7-5). Ricordo che in finale Stephens avrebbe facilmente vinto il titolo contro Madison Keys, una Keys bloccata dalle paure e forse anche da problemi fisici a una gamba.
Ebbene, nella semifinale Williams – Stephens, uno dei punti fondamentali era stato determinato anche da un mancato smash di Venus, che decidendo di colpire un lob con un più prudente dritto al volo aveva contribuito a mantenere in gioco la sua avversaria; a fine scambio Sloane l’avrebbe addirittura scavalcata con un secondo lob. Ecco lo scambio in questione:
https://youtu.be/HXV2zeCWYeI?t=59
Un pallonetto interpretato male, costato carissimo a Venus. Perché perdere scambi del genere pur trovandosi in chiara situazione di vantaggio può pesare molto sull’equilibrio di un match, visto che si possono innescare dinamiche psicologiche che incidono anche sui punti successivi. Dal 5-5 terzo set, Venus perse quel punto e poi anche il game (di battuta) e infine il match, con un parziale di 8 punti a 1. E lo Slam lo vinse Sloane Stephens.
Forse non c’è nessun altro colpo che pesa tanto sul piano mentale quanto lo smash, perché nasconde una insidia profonda. Mi spiego. Visto che quasi sempre è un colpo che si esegue in condizioni di vantaggio, chiuderlo a proprio favore sembra quasi obbligatorio. Ecco perché quando lo si sbaglia rimane nella mente del giocatore (e anche degli spettatori) come una specie di fallimento. La logica dovrebbe suggerirci che si tratta solo di un quindici, e invece sbagliare uno smash suona quasi come una piccola, pubblica umiliazione. Anche se non esiste tennista che non l’abbia provata almeno una volta, dal più scarso dei dilettanti al più forte dei professionisti.
Insomma, smashare non è poi così facile, e anche per questo sono stati adottati colpi alternativi, con l’obiettivo di trovare la soluzione più efficace ai diversi tipi di traiettoria. Il gancio, per esempio, è un modo di gestire le palle alte che stanno per scavalcare il giocatore, ed è una “invenzione” attribuita a Jimmy Connors, probabilmente il primo a utilizzarlo con regolarità. Quando poi si è passati a utilizzare con regolarità anche lo schiaffo al volo, logicamente si è sviluppata anche la versione alta.
Infine va considerata un’ultima variabile. Sui colpi sopra la testa influiscono più che mai le condizioni atmosferiche. Smashare contro sole, per esempio, può diventare improbo, così come tenere sotto controllo la traiettoria di un lob nelle giornate di forte vento, o peggio ancora quando il vento soffia incostante, a folate. In questi casi il coefficiente esecutivo sale in modo esponenziale, probabilmente più che per qualsiasi altro colpo.
Ecco per esempio una terribile situazione di luce (si tratta della nuova sede del torneo di Miami) che di fatto obbliga anche una giocatrice super-esperta come Serena Williams a rinunciare allo smash, finendo poi per perdere il punto:
Veniamo alla classifica di questa settimana. Per stabilirla in piccola parte mi sono basato su uno studio di Jeff Sackmann della fine 2017 pubblicato da TennisAbstract, che proponeva un interessante approccio per valutare l’efficacia delle diverse giocatrici di fronte alle opportunità di smash. Vale a dire: quando decidevano di colpire con uno smash e quando no, e con quale percentuale di riuscita. Rimando alla traduzione italiana (vedi QUI) per chi fosse interessato ad approfondire la questione.
Ma visto che la nostra classifica è stabilita sul rendimento 2019-20, ho in gran parte dovuto fare ricorso alle mie sensazioni, perché non dispongo di numeri aggiornati. Per questo suggerisco di interpretare la classifica senza dare troppa importanza alla sua graduatoria interna. Ritengo tutto sommato più attendibile la scelta dei dieci nomi, consapevole che sono comunque rimaste fuori alcune giocatrici che potrebbero a buona ragione reclamare un posto.
Questa volta però il nome che più mi spiace sia rimasto escluso è quello di Anna Lena Friedsam, non eleggibile perché attualmente è fuori dalle prime 100 (numero 106 per l’ultimo ranking). Friedsam (finalista in marzo a Lione) è stata a lungo ferma per problemi fisici, ma rimane a mio avviso una delle più efficaci nel colpire sopra la testa, grazie al superiore controllo del corpo in questi frangenti. Ecco comunque quali sono i 10 nomi scelti:
a pagina 2: La posizioni dalla 10 alla 6