5. Elina Svitolina
Probabilmente Elina Svitolina sul primo passo non ha la rapidità da sprinter di altre giocatrici (Zheng o Stephens, per esempio), ma rimane un modello di mobilità quasi impeccabile. Nei confronti ad alti livelli, Svitolina propone un tipo di tennis reattivo, nel senso che è più spesso l’avversaria a fare la prima mossa, prendendo l’iniziativa. Con una impostazione di questo genere è indispensabile saper coprire il campo al meglio, adattandosi alla costruzione di gioco altrui, in attesa di un errore dell’avversaria o di trovare il momento giusto per reagire, e colpire a propria volta.
Compatta, precisa, non solo nella corsa in orizzontale ma anche in quella verticale, di Svitolina sottolineo una caratteristica ulteriore: a dimostrazione di particolare applicazione professionale, negli anni ha provato a lavorare sino al minimo dettaglio sul fisico. E infatti nel corso delle diverse stagioni ha addirittura fatto esperimenti sul proprio peso forma, aumentando o diminuendo di peso alla ricerca del compromesso ideale tra pesantezza di palla e velocità di spostamento. Oggi, a 25 anni compiuti, è una delle giocatrici atleticamente più preparate del circuito.
https://www.youtube.com/watch?v=38SzkAoys_A
4. Bianca Andreescu
Se penso al ruolo delle gambe nella costruzione del tennis di Bianca Andreescu mi vengono in mente innanzitutto tre caratteristiche: reattività, coordinazione, elasticità. Nel caso di Andreescu duttilità tecnica e duttilità atletica viaggiano di pari passo: la grande varietà tecnica è cioè strettamente collegata ai movimenti di piedi e gambe. Cito un solo esempio: la capacità di colpire di dritto con la stance classica (laterale) ma anche in open stance (cioè più frontale), a seconda delle esigenze dello scambio, senza mai perdere di controllo e di equilibrio.
Ma va anche sottolineata l’attenzione e la precisione con cui utilizza i baby step (i piccoli passi di aggiustamento verso la palla); i piedi molto reattivi ed elastici le permettono di sviluppare il suo tipico gioco frizzante, e molto equilibrato tra fasi di attacco e fasi di contenimento. Bianca è infatti capace di notevoli colpi difensivi, anche scivolando sul cemento. Sul piatto della bilancia dobbiamo mettere anche aspetti negativi? Purtroppo sì: alle tre caratteristiche citate prima ne va aggiunta una quarta: la fragilità. Sembra che a volte la struttura fisica di Andreescu vada in crisi per le sollecitazioni che il suo tennis le procura, come dimostra la sua storia clinica passata e recente.
Scusate se mi ripeto, ma ricordo che nei video di riferimento di questa settimana il tema centrale è la qualità dei movimenti di gambe; e nel caso di Biamca è forse ancora più impressionante quella dei piedi. Davvero un footwork eccezionale:
3. Ashleigh Barty
Impeccabile. Credo non si possa definire altrimenti il modo di muoversi in campo di Ashleigh Barty. Forse non ha la resistenza di Simona Halep, né lo scatto di Sloane Stephens, o l’elasticità di Bianca Andreescu, ma pur senza eguagliarle racchiude in sé tutte queste doti a livelli comunque ragguardevoli. Se in più aggiungiamo la capacità di leggere bene il gioco avversario ci si rende conto di essere di fronte a una giocatrice che ha davvero tutto ciò che occorre per poter sviluppare un tennis di alta qualità.
In sostanza Ashleigh non è mai a disagio in qualsiasi situazione di gioco, e gli spostamenti sono perfettamente funzionali allo sviluppo delle sue idee tattiche, sia quando ha il controllo dello scambio, sia quando è costretta in situazioni difensive. Barty è l’esemplare conferma che consistenza e varietà tecnica hanno nella qualità delle gambe le fondamenta su cui costruire tutto il resto.
2. Sloane Stephens
Per parlare di Sloane Stephens comincio con un po’ di genealogia. La madre di Sloane, Sybil Smith, da giovane era una nuotatrice di alto livello, arrivata sino ai trials olimpici USA. Il padre, John Stephens, era una stella del football americano, dei New England Patriots; stando alle parole del suo coach, Raymond Berry, John è stato addirittura il miglior atleta che avesse mai allenato: “Aveva tutto”. Con un DNA del genere, non meraviglia che Sloane abbia qualità fisiche straordinarie, che le permettono di impostare partite con sviluppi tattici differenti, legati a una duttilità fisico-tecnica superiore.
Tutto in lei è così naturale, che a volte nemmeno ci si rende conto di quanto sia dotata, perché fa sembrare semplici situazioni che per la maggior parte delle giocatrici risulterebbero improbe. Occorre studiare i replay per capirlo: quasi non si fa in tempo a pensare allo spostamento che ci si rende conto che lei, nel frattempo, in totale souplesse, ha già compiuto un paio di passi.
A mio avviso, sul piano della mobilità, per qualità atletiche Stephens è probabilmente la numero uno in assoluto: eccezionalmente scattante, rapidissima, reattiva, molto coordinata; forse l’unica cosa che non possiede da dieci è la resistenza. Significa che in partite molto tirate al terzo set può andare incontro a qualche calo; ma per il resto è davvero ai massimi livelli. Il rendimento opaco degli ultimi tempi le è costato il primo posto in questa classifica, ma malgrado tutto non me la sento di declassarla più di tanto, perché rimane una giocatrice con qualità motorie davvero eccezionali.
https://www.youtube.com/watch?v=UdcXAGuuxxA
1. Simona Halep
Seguendo un qualsiasi match di Simona Halep probabilmente la prima dote che emerge è la straordinaria facilità esecutiva nei colpi base: dritto o rovescio non fa particolare differenza, quando Halep è in forma dà l’impressione di poter sviluppare scambi estremamente articolati senza mai andare in difficoltà. E le avversarie che la fronteggiano devono valutare bene quali armi provare a utilizzare, visto molto spesso nemmeno metterla sul piano della potenza funziona. Perché se è vero che Simona non ha la struttura fisica da “gigantessa”, è capace di appoggiarsi alle palle pesanti altrui per rilanciare la velocità in modo efficacissimo.
Ho divagato? No, perché alla base di tutto c’è un lavoro di gambe straordinario: Halep è capace di spostarsi con grande precisione. Il suo gioco trova negli arti inferiori due “stantuffi” efficientissimi che le permettono di essere praticamente sempre in perfetto equilibrio, in modo da poter eseguire lo swing vero e proprio nella condizione migliore. In più Simona ha lavorato nel tempo sul proprio fisico, tanto che oggi, dopo il ritiro di Caroline Wozniacki, è probabilmente la più forte se il match si allunga e la resistenza diventa un fattore determinante.
Rapida, precisa, resistente, sempre in controllo. Forse per trovarle un minimo difetto occorre attendere le giornate di scarsa vena, e allora può emergere una minore sicurezza negli spostamenti in avanti; ma si tratta davvero di andare a cercare il pelo nell’uovo. Anche perché con la vittoria a Wimbledon ha dimostrato di essere diventata straordinaria negli spostamenti sull’erba come già accadeva su terra e cemento.