Dopo l’articolo introduttivo sulle ‘Original 9’ e una breve carrellata sulle donne che rivoluzionarono il tennis femminile, vi proponiamo i relativi approfondimenti. La quinta protagonista è Kerry Melville Reid,
stabilmente nella top 10 negli anni 70 e uno dei due membri australiani del pionieristico Original 9. Qui l’articolo originale pubblicato sul sito WTA
Kerry Melville Reid aveva 23 anni quando giocò nel rivoluzionario Virginia Slims Invitational di Houston nel 1970. Il suo palmares a fine carriera recita 22 titoli in singolare. È nobilitato dal Grande Slam di casa, l’Australian Open del 1977, cui vanno ad aggiungersi 40 finali, incluso l’Australian Open del 1970, e nel 1972 sia gli US Open che i Virginia Slims Championships, precursori delle WTA Finals. Negli anni 70 è stata regolarmente nella Top 10 di singolare e si è spinta fino al numero 5. Ha vinto anche tre titoli major in doppio e nel 2014 è entrata nella Tennis Hall of Fame australiana.
Come ti sei approcciata al tennis?
Avevo 10 anni quando colpii la mia prima palla a Melbourne con mio padre. Lui giocò per la Sidney University con Adrian Quist e mia madre fu una delle migliori junior a Sidney e giocò spesso con Thelma Coyne Long, un’altra grande australiana. Mamma fu anche una campionessa di velocità a scuola, adesso capisci dove ho ereditato i miei geni sportivi!
In che momento hai capito di amare lo sport e di voler intraprendere una carriera nel tennis?
Ho amato giocare a tennis fin dalla prima palla colpita con papà. Giocavamo ogni fine settimana e al venerdì sera preparavo tutti i suoi vestiti da tennis e gli pulivo le scarpe di tela. Ero così entusiasta di giocare, da quel momento in poi dire che fui ossessionata dal tennis sarebbe un eufemismo. Mi allenavo spesso contro il muro prima di andare a scuola e a pranzo, poi all’età di 12 anni, mia madre mi veniva a prendere a scuola e mi portava a giocare col mio maestro, Keith Rogers. Certamente non sapevo che sarebbe diventato un lavoro, ma sicuramente lo amavo.
Come hai vissuto il passaggio alle classifiche senior?
Quando avevo 18 anni, a metà degli anni Sessanta, ero la campionessa juniores australiana e, insieme a Karen Krantzcke, fummo selezionate in un team australiano per viaggiare per il mondo con cinque ragazzi e un manager, Cliff Sproule. Abbiamo viaggiato in Europa, nel Regno Unito e infine negli Stati Uniti e praticamente tutto quello che dovevamo fare era partecipare a tornei e allenarci duramente. È stata un’esperienza straordinaria che ci ha insegnato i ritmi dei viaggi e della competizione. Il secondo anno Brian Tobin, che in seguito è diventato presidente di Tennis Australia, è stato il nostro manager ed è stato fantastico. Quei due anni mi hanno preparato davvero a quello che sarebbe arrivato.
Come descriveresti il tuo stile di gioco? Quali sono stati i tuoi punti di forza?
Ero una giocatrice da fondo campo con un gran dritto tagliato ad uscire. Dopo alcuni allenatori, sotto la guida di Neil Guiney, ho potenziato il topspin e il gioco a rete in modo molto più efficace. Direi che ero una giocatrice molto dura da battere!
Come è stata influenzata la tua vita dal tennis?
Nel 1974, il World Team Tennis iniziò e io fui scelta dai Boston Lobsters. Al primo incontro della squadra Raz Reid entrò nella mia vita e tre settimane dopo uscivamo già assieme. Ci siamo sposati prima che iniziasse la stagione dell’anno successivo e stiamo per celebrare il nostro 45° anniversario di matrimonio. Abbiamo due bellissime figlie, Kati e Kimi, e tre nipoti. Senza il tennis quasi sicuramente non ci saremmo mai incontrati!
Quale era il tuo torneo preferito?
Sicuramente l’Australian Open di Melbourne. Lo vinsi nel 1977 a Kooyong e la cosa più bella fu che la mia famiglia, i miei amici, il mio coach Neil e la sua famiglia erano tutti presenti. Fu davvero speciale per loro vedermi vincere nella mia città.
Raccontaci della tua vittoria più memorabile e quale insegnamento ne hai tratto.
A parte la vittoria di Kooyong, quella nel doppio a Wimbledon nel 1978 con un’altra australiana, Wendy Turnbull, fu davvero memorabile. Giocammo con Virginia Ruzici e Mima Jausovec e ricordo che dovevo rispondere sul match point nel tiebreak del secondo set. Dopo uno scambio veloce a rete, Wendy mise a terra una volée di rovescio e la vittoria fu davvero esaltante. Povero Raz, che doveva stare in mezzo a noi due!
Qualche aneddoto divertente durante il tuo periodo nel WTA tour?
Stavo giocando con Mary Carillo sul campo 2 a Wimbledon mentre Raz era impegnato su un campo vicino; la partita si faceva molto dura con Mary che era una “erbivora” mancina molto astuta. Arrivammo 5-5 nel terzo set e finalmente vidi Raz sulle tribune con il pollice in su, per indicarmi che aveva vinto. Questo mi caricò e mi diede la spinta per vincere otto punti consecutivi e quindi il match… solo dopo l’uscita dal campo scoprii che invece aveva perso. La sua fu un’ottima trovata!
Cosa hai fatto da quando hai smesso col tennis?
Dopo aver abbandonato la vita nel tour, Raz divenne il mio coach verso la fine della mia carriera. Poi ci stabilimmo nella Carolina del Sud per 10 anni dove diventammo i direttori del Long Cove Club sull’isola di Hilton Head. In seguito ci siamo innamorati della pesca sportiva e siamo diventati dei rappresentanti nel campo. Lo siamo tutt’ora, in questa industria. È uno sforzo di squadra. Faccio anche del volontariato con “Meals on Wheels”…fondamentalmente cerco di immergermi in tutto quello che Hilton Head può offrire, specialmente nella attività all’aperto, come il golf.
Chi ammiri e perché?
Ammiro tutte le ragazze dell’Original 9 che hanno siglato contratti affinché il tennis femminile diventasse una realtà riconosciuta. Sono orgogliosa di essere una di loro. Chi avrebbe immaginato quanto sarebbe andata lontana la WTA!
Traduzione di Luca Gori