Si chiama Adria Tour, eppure non proprio sulle coste adriatiche è ripartito il 2020 di Novak Djokovic. Il teatro delle sue prime sgambate è stata la sua Belgrado, che dal mare dista mezza Serbia, una Bosnia intera in larghezza e la linguetta di terra croata.
Il numero uno del mondo ha tagliato il nastro della tournée balcanica in un doppio misto assieme a Jelena Jankovic (e contro l’inedita coppia Danilovic/Zimonjić), dove più che altro la star è stata JJ. Un po’ perché ha sfoggiato una capigliatura assai appariscente – gli esperti di redazione assicurano si tratti di provvide extension: il modesto cronista dice che son belli uguale – e un po’ perché non si capisce come la si debba definire: tennista, ex tennista o tennista in pausa di riflessione? Lei ha fatto capire che ci sta ancora pensando, a tre anni dall’ultimo match ufficiale, confermando un certo gusto per la teatralità che tutto sommato le dona. Indicazioni dal campo? Il rovescio lungolinea non ha perso smalto e fila ancora che è un piacere.
Oggi si sono disputati i primi singolari. Prima del facile esordio di Djokovic, che a suon di palle corte ha spazzato via dal campo un Troicki il cui dritto non è sembrato tanto più efficace di quello del ragazzino che ha preso il suo posto per un paio di scambi (rubandogli la racchetta, in chiara violazione di certi protocolli di cui in Serbia ci si preoccupa poco), sono scesi in campo prima Dimitrov e Lajovic, poi Thiem e Dzumhur.
Il primo match è stato anche il più godibile, del resto Grigor e Dusan a tennis giocano assai bene. Ha vinto il bulgaro al terzo mini-set (ricordiamo che si gioca sulla corta distanza dei quattro game col punto secco sul 40-40) mentre Lajovic, a tratti, ci ha ricordato – per modo di portare i colpi, specie il dritto – uno Tsitsipas in difetto di cavalli e, tocca dirlo, anche un po’ d’eleganza e presenza scenica in meno. Thiem e Dzumhur hanno giocato invece la miseria di dodici punti e due game, prima del fastidio alla gamba che ha fermato il bosniaco; è sembrato però quasi più dispiaciuto Dominic, ansioso di giocare il più possibile prima della ripresa.
Si diceva della non-partita tra Djokovic e Troicki, conclusasi con un abbraccio assai fraterno – comportamento che il nuovo mindset gentilmente consegnatoci dalla pandemia ci impone di guardare accigliati, pensosi, della serie ‘ma quindi si può fare?’. In teoria nì, fuor di contesa sportiva il distanziamento sociale dovrebbe essere rispettato – così come dovrebbero restare a un metro di distanza i tifosi, a cui pure è concesso di frequentare gli eventi all’aperto (e infatti gli spalti erano zeppi di gente ad acclamare Nole). In pratica, pochi giorni fa si è giocato il derby calcistico di Belgrado di fronte a ventimila tifosi piuttosto accalcati e accalorati: non si capisce esattamente come dovrebbe essere possibile rispettare il distanziamento sociale quando vengono venduti tutti i biglietti, ma non stiamo a sottilizzare. Diciamo che in Serbia il virus non fa troppa paura, ragione o torto che abbiano.
Un po’ di paura l’ha invece procurata il servizio di Sascha Zverev, ultimo a scendere in campo in sessione diurna contro Filip Krajinovic. Il ragazzino tedesco ha infilato un paio di game dei suoi, quelli in cui è capace di commettere tre doppi falli con l’agio con cui si beve un caffè, e per una ventina di minuti è sembrato un terza categoria in cattiva giornata. Poi, a furia di incartarsi, ha trascinato nella mediocrità il suo avversario e dell’equilibrio degli errori è nato un abbozzo di partita, comunque non entusiasmante, che Zverev ha finito per vincere in due (mini)tie-break.
In sessione serale torneranno in campo sette degli otto tennisti – divisi in due gironi – che hanno già esordito: tutti tranne Dzumhur, acciaccato, che verrà sostituito da Nikola Milojevic. Per quel che vale, nel girone A sono inseriti Djokovic, Zverev, Krajinovic e Troicki mentre nel girone B figurano Thiem, Dimitrov, Lajovic e Milojevic (che sostituirà quindi Dzumhur nei due match restanti). I vincitori dei due gironi si sfideranno in finale domenica, alle ore 20.
La novità organizzativa riguarda la cancellazione della terza tappa dell’Adria Tour, quella prevista in Montenegro, perché nella lista dei paesi di provenienza da cui è concesso l’attraversamento del confine non figura la Serbia.