2. La costruzione del proprio gioco
Questo secondo tema credo sia più semplice da descrivere e analizzare: si riferisce alla parte propositiva di ogni tennista, e alla sua capacità di mettere in campo schemi e soluzioni che valorizzino le proprie doti. Le decisioni di gioco fondamentali, gli indirizzi strategici, sono stabiliti insieme al team ancora prima di scendere in campo. Ma poi una volta che la partita è cominciata, possono essere necessari aggiustamenti, più o meno radicali.
A queste riflessioni strategiche di lungo respiro vanno affiancate le scelte compiute nel corso del singolo punto, che richiedono doti di pensiero del tutto differenti. Si tratta di decisioni che vanno prese istantaneamente, nella frazione di secondo che precede l’esecuzione del colpo stesso. In sintesi: da una parte grande ponderazione, dall’altra estrema rapidità; due modi di ragionare opposti, che però incidono entrambi sull’esito della partita.
Per il tema legato alla costruzione del gioco ho scelto dieci nomi. Come al solito qualche giocatrice è rimasta esclusa nell’ultima scrematura dalla classifica. Si tratta di giocatrici molto esperte ma recentemente in difficoltà come Venus Williams e Laura Siegemund, ma anche di tenniste più giovani, come Daria Kasatkina e Marketa Vondrousova che hanno potenzialmente davanti tanti anni di carriera per conquistarsi un posto fra le dieci di questa classifica.
(Ricordo che tutte le classifiche, inclusa questa, sono riservate alle tenniste in attività, comprese fra le prime 100 del ranking. Trovate la spiegazione completa sui criteri utilizzati per definire le graduatorie nella prima parte dell’articolo uscito il 31 marzo).
10. Belinda Bencic
Tra anni gli ’90 e gli anni 2000 una delle maestre nella costruzione del gioco è stata senza dubbio Martina Hingis. Martina si era formata sotto la guida della madre, Melanie Molitor(ova). Svizzera di origini slovacche come Hingis, anche Belinda Bencic ha potuto approfittare dell’aiuto di Molitor (diventata tecnica federale) per alcune stagioni della sua formazione. Arrivare al livello di raffinatezza strategica di Martina Hingis è quasi impossibile, ma direi che in Bencic si riconoscono tracce dell’insegnamento di Melanie Molitor.
Belinda non è un mostro di mobilità, e non è nemmeno la giocatrice più potente del circuito. Ma grazie alle capacità nella lettura del gioco avversario (vedi capitolo precedente) copre piuttosto bene il campo; e soprattutto dimostra quanto può essere determinante saper interpretare con maestria i tempi dello scambio. Cioè capire quando è il momento di mettere in piedi in campo per togliere tempo all’avversaria e dominare il successivo sviluppo del punto. Grazie all’anticipo, non occorre nemmeno esagerare con la potenza, perché a fare la differenza è la minor distanza che la palla (colpita prima) percorre.
In più Bencic ha sempre dato prova di una certa creatività anche nella scelta della direzione dei colpi: e grazie a questa efficacia geometrica ha ottenuto risultati notevoli sin da ragazzina.
Con tutte queste doti nella costruzione del gioco, Belinda sicuramente avrebbe potuto avere una posizione migliore in questa classifica, se non avesse la tendenza a perdere lucidità in occasione di alcuni match importanti. Quando le capita la giornata di forte tensione, allora anche le capacità tattiche ne risentono, e possono arrivare rovesci nei finali di match nei quali sembrava avere in pugno la situazione. Come nel 2019 a Wimbledon contro Alison Riske, o a Flushing Meadows contro Bianca Andreescu, partite nelle quali si è fatta rimontare nei finali di set dopo avere avuto break di vantaggio.
9. Kiki Bertens
Al contrario di Bencic, Kiki Bertens non è stata una ragazzina prodigio. Ci sono volute diverse stagioni nelle retrovie WTA prima di raggiungere la maturazione psicologica e tecnica necessaria per affermarsi ad alti livelli. Sul piano della costruzione strategica, però, Kiki nel frattempo si era costruita un repertorio piuttosto evoluto, come spesso capita a chi dà il meglio di sé sulla terra battuta.
La terra rossa è una superficie sulla quale spesso la componente cerebrale può fare la differenza, perché la relativa lentezza del gioco lascia più spazio a una maggiore articolazione tattica. Con un background del genere, quando Bertens ha compiuto il salto di qualità mentale e tecnico (in particolare grazie alla maggiore solidità del rovescio in topspin), ha raccolto i frutti della semina compiuta negli anni in cui dava il meglio sulla terra battuta. Ed è diventata competitiva su ogni superficie.
Oggi Bertens ha imparato non solo a dosare con sagacia le diverse soluzioni di rovescio (tra slice e topspin), ma anche quando spostarsi a sinistra per colpire con il dritto inside out per dominare lo scambio dall’angolo che in teoria dovrebbe essere quello per lei meno forte. In più ha sviluppato la capacità di verticalizzare con efficacia, ritrovandosi con una ricchezza di soluzioni che le ha permesso di occupare stabilmente la Top 10 dal 2018 in poi.
8. Simona Halep
Sulla costruzione del gioco di Simona Halep e sulle sue caratteristiche del tutto particolari ho scritto un articolo due anni fa, dopo la prima vittoria Slam (Roland Garros 2018). Qui non c’è lo spazio per entrare nel dettaglio, ma solo per sintetizzare alcuni temi. Gli aspetti sono sostanzialmente due, uno positivo e uno negativo.
Aspetto positivo: se ragioniamo sul piano della costruzione geometrica del palleggio da fondo campo, Halep è probabilmente la numero 1. Nessuna giocatrice ha la sua facilità nell’eseguire i colpi base in topspin verso qualsiasi direzione: incrociato, inside-out o lungolinea, per Simona non fa differenza, lei sa indirizzare la palla come vuole e dove vuole, senza il minimo problema. Ecco perché quando trova avversarie che non riescono a uscire da questo genere di tennis, Halep diventa imbattibile: nello scambio da fondo a ritmo costante è praticamente perfetta, nella esecuzione come nella costruzione tattica.
Ma nel tennis di Simona c’è anche un aspetto negativo: come detto, se il gioco fosse solo geometria, sarebbe numero 1 di questa classifica. Ciò che la penalizza è la ritrosia con cui affronta la manipolazione del tempo nello scambio, e tutte le soluzioni che ne determinano una variazione rispetto al ritmo costante. Per esempio avanzare con i piedi in campo per accelerare il palleggio, oppure attaccare la palla sulla verticale alla ricerca delle soluzioni di volo; o ancora utilizzare la smorzata per perturbare definitivamente il “tran tran” del confronto da fondo.
Halep non ama ricorrere a queste soluzioni, e la difficoltà con la quale affronta la variabile tempo nello sviluppo del gioco è la causa che mi impedisce di collocarla oltre il numero 8 nella classifica di questa settimana.
a pagina 3: Le posizioni dalla 7 alla 4