7. Petra Kvitova
Di primo acchito viene spontaneo associare il concetto di alta qualità nella costruzione di gioco a un genere di tennis basato su scambi articolati, caratterizzati da molti colpi. In realtà la strategia di una partita non si sviluppa solo all’interno del singolo quindici, ma ancora di più nell’accumularsi dei punti, e nella logica di continuità o variazione rispetto alle tattiche adottate nei punti precedenti.
Un esempio concreto per chiarire: si può essere, come Kvitova, una giocatrice che ricava tanto dal servizio mancino slice a uscire. Ma se Petra impostasse il 100% dei punti sempre e solo con quel tipo di servizio, l’avversaria finirebbe per prenderle le misure, disinnescando l’efficacia di quel colpo. Di conseguenza è indispensabile mixare con altre scelte quella soluzione, in modo da mantenere alta la sua efficienza. Dunque praticare un tennis basato su scambi brevi non significa affatto poter trascurare la parte tattica di un match.
Quando Petra Kvitova si è affacciata ad alti livelli in WTA (circa dieci anni fa), spesso la sua potenza era sufficiente a vincere i match: molte giocatrici non riuscivano nemmeno a gestire quella pesantezza di palla. Ma nel tempo il circuito WTA è cresciuto di valore, e Kvitova si è dovuta misurare con una concorrenza sempre più abituata a fronteggiare la sua potenza. In più sono arrivate giocatrici in grado di servire ben più velocemente di lei.
Dato che sul piano della potenza Petra non è migliorata (anzi, è un po’ calata nella velocità al servizio) per rimanere quasi costantemente in Top 10, a mio avviso si è rivelata fondamentale la componente tattica. Perché nel corso delle stagioni Kvitova ha imparato ad alternare con notevole capacità le sue diverse opzioni, arrivando a gestirle in modo anche molto diverso a seconda del tipo di avversaria da fronteggiare; e questo in tutti gli ambiti di gioco, a partire dalle direzioni di servizio sino ai colpi di chiusura del quindici.
Stessa cosa anche nelle fasi interlocutorie: Kvitova è diventata sempre più attenta ai punti deboli delle avversarie arrivando perfino a impostare qualche scambio sull’attesa degli errori altrui. In sostanza, grazie alla crescita nella intelligenza di gioco, Petra ha saputo fronteggiare con efficacia l’aumento del valore medio delle avversarie.
6. Serena Williams
Il discorso fatto per Petra Kvitova vale forse a maggior ragione per Serena Williams. Per molti anni Serena ha quasi teorizzato l’idea che per vincere i match le bastasse semplicemente mettere in campo i propri colpi, senza curarsi di chi aveva di fronte. Ma le cose sono cambiate drasticamente in un preciso momento della sua carriera, rendendo Williams una giocatrice tatticamente molto attenta e capace.
Identificherei due match come momenti chiave di questa trasformazione. Il primo è la finale dello US Open 2011, persa da strafavorita contro Samantha Stosur. Stosur è una giocatrice profondamente asimmetrica; vale a dire con un gran dritto ma anche con un rovescio piuttosto debole. Serena aveva affrontato quel match senza curarsi troppo di questi aspetti, convinta di poter avere comunque la meglio. E invece aveva finito per perdere 6-3, 6-2.
Il secondo momento, che ha definitivamente dato il via alla svolta, è l’eliminazione al primo turno del Roland Garros 2012 contro Virginie Razzano. A tutt’oggi quella contro Razzano rimane l’unica sconfitta al primo turno di uno Slam di Williams, e lo choc l’ha convinta a cercare un allenatore che la affiancasse, e le evitasse di “regalare” ancora partite del genere alle avversarie. La scelta è caduta su Patrick Mouratoglou e da quando collabora con Mouratoglou Serena è diventata molto attenta all’aspetto strategico dei match.
Proprio come Kvitova, a partire dalla direzione dei servizi sino a quella dei colpi interlocutori e di chiusura, Williams ha cominciato a mettere in campo tutta una serie di contromisure plasmate sulle caratteristiche della avversaria. Anche per questo dalla seconda metà del 2012 Williams ha ripreso a conquistare Slam in serie, compreso il Roland Garros 2013, torneo che non vinceva da ben 11 anni. E quel successo sulla terra rossa ha definitivamente dimostrato quanto fosse cresciuta sul piano tattico rispetto al periodo precedente.
5. Bianca Andreescu
Bianca Andreescu è l’unica teenager presente in questa classifica, a conferma del fatto che sono rari i casi di giocatrici in grado di esordire in WTA essendo già del tutto mature sul piano tattico. Parlo di lei come teenager perché lo era nel momento in cui ha raccolto i risultati presi in considerazione, in realtà Bianca ha compiuto 20 anni proprio in queste ore (è nata il 16 giugno del 2000: auguri!).
Dettagli anagrafici a parte, resta la sostanza: con la sua fenomenale stagione 2019 Andreescu è stata la maggiore sorpresa dello scorso anno in WTA. Non solo per i successi in sé (Indian Wells, Toronto e US Open), ma anche per come sono arrivati: attraverso una offerta di colpi così ricca che non è eccessivo, in alcuni casi, parlare di virtuosismo tecnico-tattico. Tanto che dopo la vittoria a Indian Wells avevo confessato di non riuscire a capire del tutto le sue intenzioni sul piano strategico (QUI l’articolo su quel torneo).
Ma al di là dei miei problemi interpretativi, rimane la sostanza di una giocatrice capace di rendere subito vincente un repertorio di colpi molto vario. E questo malgrado nel tennis, per i giovani, di solito valga la regola: quanti più colpi si possiedono, tanto più tempo occorre per trovare il giusto equilibrio nella loro selezione; un processo di maturazione che può richiedere anche molti anni. Ma evidentemente Andreescu è la classica eccezione che conferma la regola. Del resto solo una giocatrice speciale è in grado di vincere uno Slam all’esordio nel tabellone principale, come è capitato a lei allo US Open 2019.
4. Elise Mertens
Penso che per capire a fondo le qualità di Elise Mertens occorra valutarla in un modo particolare: non è tanto dalla parte dei “più” che emerge il suo valore, quanto dal fatto che non ha “meno”. Mi spiego: il suo non è un gioco particolarmente appariscente, ma se la si segue in attesa di coglierla in castagna su una scelta tattica sbagliata, può capitare di arrivare a fine match senza che lei abbia mai commesso un errore. Mertens rappresenta, in sostanza, una delle migliori interpretazioni possibili di tennis logico.
Come ho scritto in un altro articolo di questa serie: “Elise di rado propone giocate che ti fanno sobbalzare dal divano (o dalla tribuna). Però non significa che non lasci ammirati per come sta in campo. Perché quando si seguono i suoi match, molto difficilmente la si può cogliere in fallo: non solo in termini di pura esecuzione, ma ancora di più nella scelta dei colpi da effettuare. Dritto o rovescio non fa differenza, avanti o indietro nemmeno: Elise è una giocatrice che sembra sempre in controllo; sia nella espressione atletica che in quella mentale. In sostanza per batterla si deve giocare davvero bene”.
Ecco perché definirei “esemplare” il suo modo di stare in campo. Esemplare nel senso letterale del termine, cioè “da prendere a esempio”. Perché forse Mertens non ha l’estro e il genio da fuoriclasse, ma proprio per questo può diventare un modello di riferimento per chi non nasce con un talento inarrivabile, e vuole provare a giocare bene a tennis adottando le scelte di gioco più sensate ed efficaci.
a pagina 4: Le posizioni dalla 3 alla 1