Le voci risalenti a qualche settimana fa parlavano di uno US Open giocato in totale isolamento dal mondo e con scarsissime possibilità di prepararsi adeguatamente per uno Slam. Dal protocollo rilasciato ieri dalla USTA emergono invece molti dettagli sui comfort messi a disposizione per i tennisti, tanto che per i più “viziati”, sarà davvero difficile trovare motivazioni valide per non essere presenti. Era comunque inevitabile che, nonostante tutti gli sforzi fatti dalla federazione americana, arrivassero delle critiche per le limitazioni imposte, e le prime sono a firma di Gaby Dabrowski, doppista canadese, che in un lungo post su Twitter ha espresso le sue lamentele senza mandarle a dire.
La numero 7 del mondo in doppio, finalista a Wimbledon lo scorso anno in coppia con Xu Yifan e vincitrice del Roland Garros 2017 e degli Australian Open 2018 in doppio misto, ha attaccato duramente la scelta di rinunciare alle qualificazioni e con grandi tagli al doppio. È chiaro come ognuno porti avanti la propria battaglia e se i tennisti di seconda fascia sono disposti a giocare – tanto da far sbottare Rubin contro Djokovic – è inevitabile che per i doppisti queste condizioni non siano accettabili. La sensazione è che la coperta sia troppo corta per avvolgere tutti e alla fine qualcuno ne resterà sprovvisto.
“Con rispetto, apprezzando il fatto che lo US Open sta facendo grandi sforzi per andare in scena, io ho molte preoccupazioni. Questo è il mio punto di vista:
1. Quando lo US Open ci ha presentato il suo piano, è sembrato che stessero cercando di venderci una loro idea. Dirci che i test sono accurati oltre il 90% quando noi sappiamo che lo sono al 70%, dà l’impressione che la salute e la sicurezza dei giocatori non sia la priorità. Nella realtà, molte decisioni era già state prese quindi il feedback dei giocatori non è stato davvero preso in considerazione.
2. È impossibile controllare e imporre una zona circoscritta all’interno della quale i giocatori possano muoversi solamente per andare dall’hotel alla sede e viceversa. Noi non sappiamo con chi verranno in contatto questi giocatori e quelli che non obbediranno metteranno tutti gli altri a rischio.
3. Ad almeno la metà dei giocatori non sta bene viaggiare negli Stati Uniti, sono delusi per l’assenza delle qualificazioni, del doppio misto e per il tabellone di doppio ridotto a metà.
4. Togliendo le qualificazioni e riducendo il tabellone del doppio si aumenta la disparità nel tennis. Noi non vogliamo spostare l’ago ancora di più verso questa sproporzione, creando un gap ancora maggiore tra quelli che sono in cima e quelli che hanno bisogno di un reddito e un’opportunità di crescita.
5. La bellezza di uno Slam sta nella storia di un qualificato che ha lottato per tre duri incontri guadagnandosi un posto nel tabellone principale, e mette a segno una vittoria inaspettata. Questa storia non avrà posto quest’anno agli US Open.
6. La bellezza di uno Slam è avere la forza d’animo e l’abilità per vincere sei match di doppio contro i migliori giocatori del mondo, questo non accadrà quest’anno.
7. La bellezza di uno Slam è avere l’opportunità di giocare il doppio misto, un aspetto unico del tennis, dove i giocatori possono guadagnare più soldi e assaporare un titolo Slam. Questo non accadrà quest’anno.
8. C’è preoccupazione per i ripetuti test nasali, che non saranno occasionali ma avverranno molte volte durante la settimana. Si tratta di un test che crea disagio e per il quale non è stata provata l’accuratezza, e sottoporci a questo test così spesso può essere fonte di ansia per i giocatori.
9. La conseguenza di risultare positivi comporta l’immediata eliminazione dal torneo (indipendentemente dal round raggiunto) e l’obbligo di rimanere nella tua stanza d’hotel finché non sarai negativo al test. Anche senza sintomi, questo significa che tu sarai isolato per settimane, impossibilitato a giocare altri eventi o tornare a casa.
Per me, uno Slam non è uno Slam senza qualificazioni, doppio e doppio misto. Lascia un sapore amaro in bocca sapere che tanti giocatori sono contrari allo svolgersi di questo evento, e nonostante ciò si va avanti. Io posso simpatizzare completamente con le situazioni economiche nelle quali si trovano tutti, ma qui c’è qualcosa di sbagliato. Lo so che bisogna concedere qualcosa in questi tempi strani. Desidererei che si usasse questa pausa per esplorare nuovi modi su come e dove giocare a tennis, pensando fuori dagli schemi. Ma forse non siamo ancora completamente pronti per questo. Spero si possa imparare a fare i giusti accorgimenti affinché si possa portare questo nostro sport meraviglioso alle persone, tenendo tutto in sicurezza”.
Nel finale Gabriela Dabrowski sembra proprio strizzare l’occhio alla formula proposta da Mouratoglu con il suo UTS, che prevede una modalità di gioco a tempo che finora si sta rivelando appassionante e interessante. Forse i puristi del tennis non l’accetteranno mai per il singolare, ma un tentativo per dare una rinfrescata al doppio lo si potrebbe fare.