The Battle of the Brits, ovvero la battaglia dei britannici, sta per cominciare. Si parte oggi, 23 giugno, e si finisce domenica 28. Il concetto alla base del torneo è stato fin da subito tanto semplice quanto intrigante. In questo momento di pausa del circuito ATP a causa della pandemia di COVID-19, mettere uno contro l’altro gli otto migliori giocatori britannici, in un ambiente isolato e senza spettatori, ovvero il National Tennis Centre di Roehampton, vicino a Londra. A beneficio degli stessi tennisti che non giocano un incontro da mesi e che fino a qualche settimana fa non sapevano nemmeno quando il tour sarebbe ripartito. A beneficio degli appassionati di tennis del Regno Unito, pure loro in astinenza e potenzialmente intrigati dal poter vedere tutti i migliori giocatori di casa uno contro l’altro. E infine a beneficio del sistema sanitario nazionale inglese, NHS, per il quale l’evento raccoglierà almeno 100mila sterline.
Ad avere l’idea è stato Jamie Murray, fratello maggiore di Jamie ed ex n.1 al mondo in doppio. Non che di tornei “locali” non se ne siano visti e non se vedranno in questo periodo. La Repubblica Ceca ha già avuto il suo a Praga. La federazione spagnola ha promesso una serie di eventi estivi con le sue stelle. La FIT ha rispolverato i Campionati Assoluti. Jamie è però riuscito dove la Federazione Italiana ha fallito: riuscire a convincere tutti i più forti a partecipare. A partire da suo fratello Andy, il miglior tennista britannico degli ultimi decenni, forse di sempre. Che però non gioca una partita ufficiale dalle Finals di Coppa Davis del 2019. La ragione della sua assenza dai campi nel primo scorcio di 2020 è stata sempre quell’anca che sembrava addirittura aver posto fine prematuramente alla sua carriera finché non ha deciso di cambiarla del tutto, e farsene mettere una artificiale.
“Per lui sarà un evento importante per capire il livello al quale si trova il suo gioco”, racconta Jamie. “Non gioca un incontro competitivo da sette o otto mesi. Un periodo molto lungo. Per quel che ho potuto notare dalle ultime due settimane si è allenato duramente insieme agli altri ragazzi. So che è carico all’idea di sfidarli”. E di sconfiggerli ovviamente, per rimarcare il fatto che, nonostante gli acciacchi, gli anni che passano e la 124esima posizione nel ranking ATP, il vero n.1 del Regno Unito è ancora lui. “Tutti metteranno in ballo la propria reputazione. E lui è quella che ha la reputazione di gran lunga più grande. Ci sarà più pressione per Andy che dovrà dimostrare a questi ragazzi di essere ancora il più forte”.
Nel frattempo però, in allenamento però Murray ha già rimediato una sconfitta contro il 18enne Jack Draper, campione di Wimbledon Junior nel 2018 e da molti considerato la grande speranza del tennis britannico per il futuro. “L’ho battuto per 7 a 6 al tiebreak. Nessuno di noi ha giocato troppo bene. Mi sa che l’ha presa male”, sottolinea Draper vantandosi un po’. Il ragazzino ha carattere da vendere oltreché un gioco potente e offensivo. Tanto che poi, con fare alquanto irriverente, aggiunge: “Sarebbe stato brutto perdere da un tizio con un’anca di metallo. Ma si muove bene nonostante tutto”. Come se stesse parlando di un tizio a caso, e non di un due volte vincitore di Wimbledon.
Per Draper, figlio dell’ex chairman della federazione britannica (LTA) Roger, questa esibizione potrebbe essere una grande vetrina. Oltreché l’occasione di rifarsi sul campo delle piccole forme di bullismo subite dai suoi più vecchi compatrioti nelle ultime settimane. “Abbiamo questa chat di gruppo da sei settimane. Mi prendono sempre in giro. Ho provato a silenziare le notifiche ma loro continuavano. Quando siamo andati a bere insieme sabato mi sono un po’ rifatto. Ad Andy piace scherzare ma sa anche incassare le battute”, dice Draper, che si trova già a ridosso dei primi 300 nonostante la giovanissima età. “Altri magari l’avrebbero presa male. Ma a me questa situazione diverte. Sarà bello giocare contro di loro. C’è l’orgoglio in ballo”.
Draper ha poi raccontato la sua esperienza durante questo stop forzato. Che addirittura non gli ha nemmeno permesso di concludere un incontro. “Ero in Sudafrica (al Challenger di Potchesftroom ndr) quando tutto è cominciato. Ero avanti 5 a 4 nel terzo set del mio match di secondo turno e ha iniziato a piovere. Poi ho ricevuto una mail dall’ATP che diceva che non si poteva più andare avanti. Così sono tornato in Regno Unito”, spiega il 18enne di Sutton. “Avevo giocato molto ad inizio anno quindi avevo voglia di una pausa. Ma dopo due o tre settimane mi stavo già annoiando. Ho ricominciato a giocare da un mese. Mi sto concentrando su attacchi e gioco di volo. Sento di essere migliorato molto in questo aspetto”.
Chi non ha bisogno certo di lezioni in fatto di volée è Daniel Evans, l’attuale n.1 di Regno Unito e probabilmente il principale favorito per la vittoria in questa competizione. Fatta eccezione per la sconfitta con Nishioka a Melbourne, Evans aveva cominciato in maniera ottimale il 2020. La semifinale a Dubai sembrava presagire delle ottime performance nel sunshine double. Poi è arrivata la sospensione a rovinare tutto. “Stavo andando bene e non vedevo l’ora di giocare tutti i tornei più importanti. Soprattutto il Queen’s e Wimbledon. Ma è andata così. Ora dobbiamo ripartire”, afferma Evans, che di recente ha sostenuto senza troppi giri di parole la necessità che il circuito ricominciasse il prima possibile.
Per lui la “ragione sociale” di questo torneo ha un significato ancora più particolare. Sua mamma Bernardette, una infermiera in pensione, ha infatti contratto il Coronavirus dopo aver deciso di tornare in prima linea come volontaria. “Sì lo ha avuto per qualche giorno. Ora sta bene. È tornata a lavorare. Speriamo che una volta che la pandemia sarà finita tornerà in pensione. È stata una sua scelta. Ma è stato grandioso che l’abbia fatta. E meno male ora è in salute”, racconta il n.28 del mondo. Evans è stato particolarmente motivato a partecipare a questo evento. “Tutte le persone che hanno lavorato negli ospedali sono state fantastiche. Sono orgoglioso di loro. Speriamo di poter raccogliere un po’ di fondi in loro aiuto. Gli ospedali sono stati in difficoltà. Sono stati momenti difficili”.
In campo però, Evans dovrà scordarsi di tutto questo se vuole essere incoronato come re di Gran Bretagna. Insieme a Draper, Cameron Norrie e Jay Clarke, è stato sorteggiato nel gruppo intitolato a Tim Henman. Nell’altro gruppo invece si sfideranno per l’appunto Murray, Kyle Edmund, Liam Broady e James Ward. Le coppie nel doppio sono invece sei. Niente Murray bros, Jamie farà coppia con Neal Skupski, il suo partner già da tempo sul tour. Sulla carta, dall’alto della loro esperienza nella specialità dovrebbero essere loro i favoriti. Ma quando due singolaristi riescono a trovare la chimica giusta possono imporsi anche sui più navigati doppisti. “So che i giocatori sono entusiasti. Nessuno vuole perdere da nessuno”, dice Jamie. Che la battaglia dei britannici abbia inizio.