L’indimenticabile semifinalista italiano del Roland Garros 2018 è stato intervistato da Paolo Rossi per La Repubblica. Il “Ceck” racconta il suo progetto di “rinascita” grazie alla nuova collaborazione con l’allenatore che lo ha seguito prima della maggiore età, Max Sartori – noi lo abbiamo intervistato, e ci ha detto diverse cose interessanti anche su Cecchinato. Non solo tennis e obiettivi sul campo per Marco, che sta per assaporare la gioia della paternità.
Con il suo exploit a Porte d’Auteuil due anni fa, Ceck “ha dato il via a un boom, a una primavera azzurra che è tuttora in corso“… “Beh, me lo hanno confermato anche gli altri, gente come Fognini e Berrettini, e questo mi ha fatto piacere. Soprattutto in un periodo poco brillante per me […] sono stati mesi bellissimi e un momento particolare della mia vita“.
Poi è arrivata la crisi, il digiuno di risultati e l’inevitabile discesa in classifica. “Già. So cosa dicevano, che il mio era un exploit casuale. Solo che non lo dicevano a voce alta perché ero intoccabile allora. Però, sotto voce… ma non è stato casuale, perché avevo vinto un torneo ATP prima di Parigi, e altri due sono seguiti”.
Cos’è successo allora? “Forse mi è mancato il coraggio in certi momenti. E delle critiche di questi due anni non mi importa. So cosa voglio ora, so che non voglio galleggiare. Non voglio accontentarmi di una posizione intermedia […] nel tennis giri sempre senza una casa, può darsi che all’inizio ti possa piacere fare il giramondo, poi quella sensazione evapora e diventa faticoso. Io oggi ho fatto una scelta, ed è una decisione che mi rende più forte”. La scelta è appunto quella di ritornare a lavorare con Massimo Sartori.
“Sono tornato alle origini. Mi sono reso conto di aver fatto qualche errore pazzesco di programmazione, cose che poi ti fanno smarrire la fiducia, e allora eccomi ritornato da Massimo Sartori”. Lo storico allenatore di Seppi aveva cominciato a forgiare Cecchinato quando il tennista siciliano era ancora adolescente.
“Sì, da Palermo mi accolse a Caldaro, quando avevo 17 anni. Fu un test di sopravvivenza. Lui sa come si sta ad alto livello. È l’uomo giusto per me”. Ma cosa è successo a Marco dopo il successo parigino? “Boh, forse sono cresciuto come uomo e sono sceso come tennista. Forse era venuta meno la cattiveria”. Ora Marco è pronto per ripartire con nuove motivazioni, nuovi obiettivi e, soprattutto, forte della vittoria più bella, l’imminente paternità (il bimbo dovrebbe nascere questo mese): “A Natale ho avuto un regalo inaspettato, il più bello che avrei potuto ricevere da Gaia, la mia compagna: diventerò papà. Abbiamo atteso marzo per dare la notizia”.
Quali sono adesso i prossimi obiettivi per Marco? “Ricomincio da 113 del mondo, e con una ritrovata cattiveria agonistica. […] Voglio i campi centrali, sì: desidero quei palcoscenici. Perché è lì che mi esalto, che mi sento a mio agio”.
Ora Cecchinato si allena a Vicenza. “Sì, questa ora è la mia, la nostra casa. Max è tornato dalle sue parti, un progetto che sta bene anche a me. E io ho accanto a me Gaia. In fondo mi alleno con Sartori che continua a ripetermi: lo sai che Andreas ha vinto il suo primo torneo ATP a 27 anni? […] Max mi ha dato grande fiducia, ha rimesso insieme i pezzi del puzzle. Sartori ha visto cosa non andava in me prima ancora dei problemi tecnico-fisici. L’allenamento dà buone sensazioni, ora sto bene. Ripeto, sono tornato alle origini: ma, come dice il mio coach, non ho più tanto da imparare quanto da ripulire”.