Arrivano buone nuove dallo US Open, anche se dipende dai punti vista: eliminare il problema della quarantena per i giocatori che dallo Slam newyorchese dovranno volare in Europa per i tornei su terra battuta è davvero una notizia positiva per tutti? I top player avevano apertamente manifestato il loro disappunto per le restrizioni pensate per poter disputare quello che sarebbe il secondo Major della stagione: erano infastiditi dagli spalti vuoti, dal dover soggiornare all’Hotel TWA (a cui si era comunque aggiunta la possibilità di affittare una casa), dal non poter andare in in giro per Manhattan a divertirsi e, soprattutto, dal dover ridurre drasticamente il loro entourage.
Come aveva fatto notare Danielle Collins, i fenomeni – Novak Djokovic in testa – hanno iniziato a remare contro la disputa dello US Open, incuranti del fatto che costituisce una fonte di reddito molto importante (se non vitale, dopo mesi di stop) per molti colleghi che i Big 3 dovrebbero pure rappresentare nel Consiglio dei Giocatori. Insomma, essere costretti a giocare alle condizioni di un tennista che abitualmente frequenta il circuito Challenger non li riempiva di gioia e la sensazione è appunto che temessero confronti ad armi pari. Per loro fortuna, è poi emerso il problema della quarantena, misura a cui si deve sottoporre chi, proveniente dagli Stati Uniti, voglia entrare in Europa. Finalmente una buona motivazione.
Veniamo allora alla buona notizia: stando a quanto riporta Stephanie Myles su Opencourt, l’organizzazione del torneo ha comunicato ai tennisti che qualsiasi giocatore a prescindere dalla nazionalità potrà entrare in Spagna come “impiegato altamente qualificato” e prendere così parte al Masters 1000 di Madrid. Per quanto riguarda la Francia, l’ingresso sarà “subordinato all’ottenimento di un pass emesso dall’Unità di crisi interministeriale”. La USTA si preoccuperà di far ottenere ai giocatori i certificati medici necessari per l’ingresso in Spagna o in Francia; tuttavia, pur assicurando che “continuerà a lavorare con le altre federazioni e i vertici ATP e WTA per far sì che ai partecipanti allo US Open sia garantita l’esenzione dalla quarantena per disputare i tornei di Madrid, Roma e/o Parigi”, la soluzione del problema quarantena per certi giocatori rimane al momento lontana.
Per quanto riguarda invece l’ingresso negli Stati Uniti, la federtennis americana fornirà alle autorità doganali una lista dei partecipanti allo US Open (chi non è nella lista – giocatore, familiare o membro dello staff – non entra) e si occuperà di tenere i contatti con le autorità per risolvere eventuali problemi, oltre ad aver già provveduto affinché i funzionari doganali dell’aeroporto JFK siano istruiti al riguardo. Un’ulteriore difficoltà a cui sta lavorando è l’obbligo di auto-isolamento di quattordici giorni per chi proviene da alcuni Stati dell’Unione, tra cui Florida, California e Texas, dove vivono diversi giocatori.
Per quanto riguarda l’alloggio a New York, è confermato quanto già riportato, vale a dire che l’hotel non sarà più il TWA presso il JFK, ma il Long Island Marriott. Una sistemazione di qualità inferiore, a quanto pare, e a una mezz’ora di distanza dal Billie Jean King National Tennis Center in condizioni di traffico ottimali. Una volta esaurite le stanze, il secondo hotel sarà il Garden City, ferma restando la possibilità dell’alloggio privato per i giocatori.
Ecco infine l’elenco delle altre disposizioni.
- Ogni giocatore potrà portare nel sito del torneo una sola persona, alla quale se ne aggiungerà una seconda una volta completate varie le operazioni. Conditio sine qua non per l’accesso è che gli ospiti alloggino in uno degli hotel ufficiali.
- È consigliato ma non obbligatorio per i giocatori il test degli anticorpi.
- I tennisti potranno farsi consegnare il cibo da Uber Eats.
- Le credenziali saranno consegnate dopo l’esito negativo del tampone nasale. Un nuovo test sarà eseguito circa 48 ore dopo.
- Se un tennista che condivide una stanza risulta positivo, sarà spostato in un altro alloggio. Se arriva tra il 15 e il 18 agosto e risulta positivo, potrà stare in isolamento nella stanza per i quattordici giorni per poi prendere parte al torneo dopo il via libera del medico competente.
- Il tracciamento dei contatti è rimesso alle autorità locali, ma l’identificazione a radiofrequenza è stata aggiunta al sistema di scansione delle credenziali.
Non si può non prendere atto dell’enorme impegno che la USTA sta profondendo per riuscire a far disputare lo Slam creando l’ormai famosa “bolla”, della quale dovrebbe approfittare anche il Western & Southern Open, e far finalmente ripartire il circuito. Le cose fuori dal controllo degli organizzatori che possono andare storte sono evidentemente tantissime, ma sarebbe francamente inaccettabile che lo US Open saltasse perché a mettersi di traverso sono stati i top player che, a questo punto, dovrebbero inventarsi una nuova scusa. Tra queste, non possono essere credibili né il timore del contagio né l’aumento dei casi negli Stati Uniti. La prima perché stanno più o meno tutti giocando anche in condizioni meno sicure di quelle che troveranno a New York. La seconda perché lo US Open non si disputerà negli Usa in una sorta di tour nelle zone più a rischio, ma nella bolla del BJKNTC.