Dopo l’Adria Tour di Zara e la successiva quarantena post contagio, a Belgrado si è rivisto in campo Borna Coric. Il tennista croato ha partecipato all’Eastern Europe Championship, l’esibizione organizzata da Janko Tipsarevic sui campi della sua Accademia, dove è stato battuto in finale da Filip Krajinovic dopo due set molto combattuti. In realtà Borna, dopo aver sconfitto al primo turno il turco Kirkin, era stato superato in semifinale da Damir Dzumhur che però ha dovuto dare forfait, permettendo così al n. 33 ATP di sfidare il giocatore serbo, che lo sopravanza di una posizione nella classifica mondiale. “Ovviamente ero lontano dal mio miglior tennis e anche Filip non è al top della forma, ma abbiamo giocato un bel match” ha dichiarato Borna Coric al quotidiano croato Jutarnji List.
Inevitabile riavvolgere il nastro e tornare a quanto accaduto a Zara, ormai più di un mese fa. Domenica pomeriggio la notizia della positività di Dimitrov, i test a seguire in serata e poi il giorno dopo la scoperta che anche lui aveva contratto il virus. “Quel lunedì c’è stato veramente il caos. Tantissime informazioni, chiamate, persone… È stato pesante leggere quegli articoli e quei commenti negativi ma non posso prestare troppa attenzione a quello che gli altri dicono e pensano. Ho accettato da tempo che è un qualcosa che fa parte della mia vita e della mia carriera”.
Borna ha ammesso di essere rimasto scioccato quando ha saputo di essere risultato positivo al test. “Sì, letteralmente. Anche perché non avevo nessun sintomo e non ne ho avuti neanche dopo. Né febbre, né altro”. Fortunatamente per lui e per Djokovic (“Ci siamo scambiati dei messaggi un paio di volte, per sapere come andava e se avevamo dei sintomi. A quanto so, anche lui non ne ha avuti”) possiamo dire, considerato anche quanto recentemente dichiarato Dimitrov, che invece ha avuto una convalescenza per niente facile.
La quarantena per il n. 1 croato è stata perciò tranquilla, dopo un po’ anche troppo. “I primi dieci giorni in isolamento li ho vissuti senza problemi, sinceramente. Avevo bisogno di un po’ di tranquillità e di stare un po’ da solo per staccare da tutto. Dopo però è diventato noioso e monotono, non sapevo cosa fare. Ok, mi sono allenato, avevo il tapis roulant ed i pesi e ho mantenuto la forma, tanto che dopo tre giorni di allenamento in campo ero già fisicamente ad un buon livello. Di solito dopo due settimane di stop ho bisogno di sei settimane circa per tornare in forma, invece stavolta è stato più semplice e mi sono da subito allenato bene, sia i primi giorni a Zagabria che poi per una decina di giorni a Spalato. Ed è stato un bene anche che siamo riusciti a metterci d’accordo per questa esibizione, così ho potuto provare un po’ la sensazione della partita vera”.
Parlando di Zara e dell’Adria Tour non si poteva non affrontare la questione delle critiche al torneo e all’organizzazione per quanto accaduto. “Non mi piace ‘fare il generale dopo la battaglia’ (modo di dire croato, equivalente al nostro “parlare con il senno di poi”, ndr) non è nel mio stile, ed è una cosa che non andrebbe fatta. Sono decisamente dispiaciuto che il torneo sia finito in questo modo, perché era una storia positiva, a carattere umanitario, abbiamo giocato a tennis dopo tanto tempo ed eravamo tutti felici di questo. Il fatto è che ci eravamo tutti un po’ rilassati perché fino a pochi giorni prima dell’inizio del torneo, eravamo a zero contagi o a un contagio al giorno. Ci siamo dati un motivo per “mollare” mentalmente. Per quanto riguarda le colpe, non entrerei nei dettagli né punterei il dito contro qualcuno, perché non sappiamo chi è stato il primo a portare il virus e se qualcuno avrebbe dovuto fare il test…”.
CONTRO KYRGIOS… E A FAVORE DELLO US OPEN
A Coric è stato chiesto di commentare le critiche di Kyrgios all’Adria Tour. Come suo solito, Borna è stato molto diretto. “Lui è così, non ci sono altre spiegazioni. Ho letto quello che ha scritto, ma non mi interessa assolutamente perché anche a lui piace essere ‘generale dopo una battaglia’. Se fosse qualcun altro a tenere lezioni e a fare prediche potrei capirlo, ma che lo faccia proprio Kyrgios… non è realistico. Ma va bene, è il suo stile. Lui “funziona” così, non ho nessun problema al riguardo, né mi dà fastidio a livello personale”. Kyrgios aveva anche attaccato duramente Zverev, un altro partecipante dell’Adria Tour, quando ha violato l’autoisolamento che si era imposto dopo essere risultato negativo ai test – “Sono d’accordo che non andava bene e che Zverev ha agito male, ma non vedo la necessità di apostrofare dei colleghi in quel modo. Io non lo farei, ma di nuovo: è Kyrgios”.
Sulla questione dei test non effettuati a inizio torneo dagli organizzatori, in quanto le regole croate non prevedevano l’obbligo dei test all’ingresso, Coric ha aggiunto: “Certo, l’ho detto anch’io, ma dall’altro lato capisco le persone che hanno sentito una minaccia per la propria sicurezza, specialmente se appartenenti a categorie a rischio. Rispetto l’atteggiamento di tutti”.
Chiusa la pagina di Zara, si è parlato del futuro e della ripartenza del circuito ATP dal 24 agosto, con la disputa nelle sette settimane successive di due Slam e tre Masters 1000, senza soluzione di continuità, ma non del classico swing cinese ad ottobre. Coric ha confermato che al momento la sua intenzione è quella di partecipare a tutti e cinque gli eventi in programma. “Sì, il piano è giocare tutti i tornei, anche Madrid che inizia subito dopo lo US Open. Anche se dovesse sorgere qualche complicazione, meglio iscriversi al torneo e poi eventualmente cancellarsi piuttosto che dover chiedere successivamente una wild card. C’era da aspettarselo che l’ATP annullasse la tournée in Cina e che da Madrid alla fine della stagione si giocasse solo in Europa”.
Sulle strettissime misure di sicurezza sanitaria che molto probabilmente dovrà seguire a New York, Coric si è dichiarato del tutto tranquillo. “Non ho assolutamente nulla in contrario ad alcuna misura di sicurezza, sono “easy going” da questo punto di vista. Sarà come dovrà essere, se le regole saranno uguali per tutti allora dovrò seguirle anch’io. E se hai deciso di andare negli USA allora è logico che tu debba rispettare le regole che troverai lì ad attenderti”.
Alla domanda se fosse a conoscenza se qualcuno dei suoi colleghi oltre a esprimere le proprie perplessità abbia già deciso di non andare negli USA, Borna non ha saputo dire molto (”Che io sappia nessuno, ma non ho seguito con attenzione, quindi non posso dirlo con sicurezza”, dato che ha ammesso di aver voluto evitare di seguire la questione. “Ho voluto semplicemente “staccare”, decidendo di non pensarci, perché sennò mi preoccupavo troppo e sapevo che la cosa non è minimamente nelle mie mani. Sono felice di potermi allenare, ma se giocheremo oggi, domani o tra un mese, non dipende da me.”
In chiusura, Borna ha commentato la decisione di Wimbledon di pagare il montepremi ai giocatori che in virtù del loro ranking sarebbero entrati in tabellone. ”È un bellissimo gesto, specialmente di questi tempi in cui un aiuto serve a tutti, ad alcuni di più, ad alcuni di meno. I giocatori migliori probabilmente non dipendono da questo, ma ad alcuni questi soldi salveranno la carriera. Sono rimasto sorpreso, non sapevo che stessero pensando a questo. In generale in questi mesi nel tennis c’è stata solidarietà, ed è una cosa necessaria per noi, se consideriamo che ci sono delle grandi differenze tra i premi, ad esempio, tra il n. 10 ed il n. 80 o tra il n. 30 ed il n. 100. È un bene che i giocatori si siano presi cura l’uno dell’altro“.