Il 24 agosto 1998, alla vigilia degli US Open, Pete Sampras torna in vetta al ranking per la sesta volta. La sua estate di preparazione al major di casa non è stata memorabile: tre tornei e nessun titolo con lo scivolone finale a New Haven dove, forse poco motivato, si è arreso al terzo turno all’indiano Leander Paes, uno che farà fortuna nei doppi, specialità nella quale collezionerà ben 18 slam in carriera. Tuttavia, a New York il favorito è Pete che infatti arriva in semifinale lasciando per strada un solo set. Qui però deve vedersela con un australiano che ha l’attacco nel sangue e che l’ha sconfitto di recente nella finale di Cincinnati recuperandogli un set: Patrick Rafter. Degno erede della scuola dei canguri, Rafter a Flushing Meadows è il campione in carica avendo vinto il titolo non senza sorpresa nel 1997 battendo in finale l’anglo-canadese Greg Rusedski. Sampras e Rafter non si amano molto e sono alla sfida diretta numero 11. Delle dieci precedenti, l’australiano ha vinto la prima (tre tie-break nei quarti a Indianapolis nel 1993) e appunto l’ultima, a Cincinnati; in mezzo otto successi del numero 1, di cui un paio sofferti.
Sulla lunga distanza parrebbe che Pete dovesse essere favorito e invece, pur in vantaggio due set a uno, alla fine è Rafter a prevalere 6-7 6-4 2-6 6-4 6-3 e continuare il suo cammino verso il secondo titolo degli US Open consecutivo (in finale regolerà il connazionale Mark Philippoussis). Ben saldo in testa alla classifica ATP, Sampras chiuderà la stagione al n°1 per la sesta volta consecutiva (un record tuttora ineguagliato) ma fino al termine della stagione dovrà accontentarsi di un solo titolo (Vienna) e rimedierà ben cinque sconfitte. Di queste, la più cocente e imprevedibile sarà proprio l’ultima, patita per mano dello spagnolo Alex Corretja nella semifinale dell’ATP World Tour Championship ad Hannover. Considerato a giusta ragione un terraiolo (anche in virtù della vittoria a Roma nel 1997 e della finale persa con Moya al Roland Garros nel giugno scorso), Corretja ha saputo adattare il suo tennis al duro tanto che, nella stagione in corso, ha vinto più tornei sul veloce (Dubai, Indianapolis e Lione) che sulla terra (Gstaad). Nessuno però lo ritiene in grado di fare il colpaccio nel torneo dei Maestri; invece, recuperando da 0-2, Alex mette a segno la vittoria più prestigiosa vendicandosi di Moya e succedendo nell’albo d’oro proprio a Sampras.
Bisognoso di riposo dopo l’intensa attività di fine 1998, il n°1 salta gli Australian Open e inizia la stagione direttamente a San Josè, dove supera tre turni prima di dare forfait in semifinale. A Scottsdale, Sampras perde al secondo turno contro il connazionale Gambill mentre al debutto nel Super 9 di Indian Wells sono due spagnoli a rendergli amara la trasferta californiana: Felix Mantilla, che lo batte al debutto, e Carlos Moya, che conquista la finale e con essa la prima posizione mondiale. Il regno dell’iberico durerà appena due settimane e si chiuderà in Florida il 28 marzo. A Key Biscayne Carlos cede al terzo turno a Grosjean mentre a Sampras basta spingersi fino ai quarti (dove a batterlo, tanto per cambiare, è Richard Krajicek) per ridiventare re del mondo. I carnefici dei due che lottano per la vetta del ranking si giocheranno il titolo in finale e a prevalere sarà l’olandese.
Questo però è un Sampras a scartamento ridotto, desideroso solo di approdare la sua isola sicura, fatta di erba sotto i piedi. Nelle cinque settimane in cui siede di nuovo sul trono, Pete non gioca nemmeno un incontro e così il russo Yevgeny Kafelnikov – che nello stesso periodo colleziona ben quattro sconfitte consecutive a Estoril (Pavel), Barcellona (Squillari), Monte Carlo (Ljubicic) e Praga (Fromberg) – diventa numero uno del mondo. Ancora una volta il meccanismo di attribuzione dei punti mostra il suo lato debole e non mancano le giuste perplessità sull’investitura del “Principe di Sochi”, uomo da due Slam in bacheca (Roland Garros 1996 e Australian Open nella stagione in corso) che inquina le sue sei settimane da re con numeri assai poco lusinghieri: il terzo turno a Roma, battuto da Kuerten, e la semifinale a St.Polten (sconfitto da Zabaleta) sono l’antipasto della rovinosa caduta al secondo turno di Parigi, dove lo slovacco Dominik Hrbaty gli lascia appena nove giochi (6-4 6-1 6-4) e inaugura il suo positivo bilancio contro i numeri 1 in carriera, che si chiuderà con 4 vittorie e 3 sconfitte. Eliminato al primo turno anche al Queen’s (da Sargsian), il 16° numero 1 della storia chiude mestamente la sua esperienza e cede di nuovo lo scettro a Sampras.
Sui prati, Sampras ritrova vigore e motivazioni e la doppietta londinese Queen’s-Wimbledon ne legittima il ruolo di sovrano ma ancora una volta il computer ha un punto di vista diverso e il giorno dopo la finale dei Championships, nonostante Pete abbia battuto Agassi in tre set al termine di una prestazione maiuscola (lui stesso definirà quello come “il miglior match della mia carriera”), sarà proprio Andre a scalzarlo dal trono. Nei tre anni e mezzo trascorsi dall’ultima volta che si era seduto lì (era l’11 febbraio 1996), Agassi è stato sulle montagne russe: ha vinto l’oro olimpico ad Atlanta, è stato 141 al mondo alla fine del 1997, è ripartito dai challenger per ritrovare punti e fiducia, è rientrato in Top-10 nel 1998 e infine ha concluso il Career Grand Slam vincendo il Roland Garros nel 1999. Il cervellone elettronico però, non ancora pago, scombussola di nuovo le idee agli appassionati e il 26 luglio, ovvero il giorno in cui inizia il torneo di Los Angeles, retrocede Agassi al n°3 alle spalle di Sampras e del 17° numero 1 della storia, l’australiano Patrick Rafter.
Campione degli US Open nel biennio 97-98, Rafter si insedia a palazzo reale senza aver giocato e sarà l’unico leader ATP a non disputare nemmeno un incontro come tale; il suo regno durerà infatti una sola settimana, durante la quale Pat non scenderà in campo. Il 2 agosto è Sampras a prendere il suo posto, giusto in tempo per fare suo il torneo di Cincinnati e ritirarsi a Indianapolis contro Vincent Spadea, infortunio che lo terrà lontano dalle scene per diversi mesi e gli farà saltare gli US Open. In assenza del numero 1, a New York il favorito è Agassi che infatti vince il torneo battendo in finale Todd Martin e inaugura la sua quarta vita da re, la più duratura. Dal 13 settembre 1999 al 10 settembre 2000, Andre terrà il bastone del comando per un anno esatto. Il suo finale di stagione è contrassegnato da un solo titolo (Bercy, dove diventa il primo e unico tennista campione dei due eventi parigini nello stesso anno) e ben quattro sconfitte, l’ultima delle quali nella finale dell’ATP World Tour Championship contro Sampras.
La sensazione è che Pete, nonostante tutto, sia ancora il migliore di tutti ma a salvare Agassi, stranamente, è quella continuità che in carriera non ha mai avuto. Così, chiuso il 1999 in testa al ranking, Agassi inaugura il nuovo millennio conquistando gli Australian Open a spese dei due che lo seguono nel ranking (Sampras, n°3, in semifinale e Kafelnikov, n°2, in finale) e niente fa presagire ciò che avverrà nel resto dell’anno, ovvero che quello rimarrà il suo unico titolo del 2000. Fino al Roland Garros, Andre eccelle solo in Davis (quattro vittorie su quattro) mentre nei tornei ATP rimedia diverse battute d’arresto fino al Roland Garros, dove è chiamato a difendere il titolo. Qui, dopo l’agile debutto contro Dupuis, incappa al secondo turno in Karol “Gattino” Kucera, slovacco allievo di “Gattone” Mecir, del quale replica per sommi capi il gioco. Agassi è avanti di un set e serve per il secondo sul 5-4 ma dal 15 pari in poi entra in un tunnel che lo conduce ben presto negli spogliatoi; con un parziale incredibile di 15 giochi a 1 Kucera accede al turno successivo (2-6 7-5 6-1 6-0) non senza meraviglia: “Aveva il match in mano e d’un tratto ci siamo trovati un set pari; quella è stata un’iniezione di fiducia per me” dirà lo slovacco in conferenza stampa dopo la sua terza vittoria in carriera contro il n°1 del mondo. E non sarà l’ultima.
Dopo l’ostilità della terra, pure l’erba si dimostra nemica di Andre Agassi. Al Queen’s è costretto a ritirarsi al secondo turno contro Gianluca Pozzi mentre a Wimbledon, dopo essersi salvato di un soffio con Todd Martin (10-8 al quinto), arriva in semifinale e gioca una bella partita contro Patrick Rafter, che però l’australiano fa sua 6-4 al quinto qualificandosi per la finale in cui soccomberà a Pete Sampras. Nei due Super 9 americani la presenza di Agassi è quasi impalpabile (fuori al primo turno in Canada per mano di Jerome Golmard e costretto al ritiro nel secondo match a Cincinnati contro Fernando Vicente; Washington potrebbe essere la città del riscatto ma in finale Andre si fa sorprendere da Corretja e così allo US Open arriva la cambiale più grossa, quella che gli costa la poltrona. Un debutto agevole con Kevin Kim non fa testo perché al secondo turno il francese Arnaud Clement lo domina 6-3 6-2 6-4 e di fatto riconsegna la corona a Pete Sampras, che perderà in finale contro il russo Marat Safin.
Malmesso fisicamente, Pete si prende qualche settimana di riposo e sceglie di rientrare direttamente alla Masters Cup di Lisbona ma a quel tempo non sarà più lui il padrone delle ferriere. Il suo lungo regno, iniziato il 12 aprile 1993, si conclude il 19 novembre del 2000 ma del suo successore parleremo nella prossima puntata.
Questa la chiudiamo con le cifre di Sampras, che sono rilevanti: 286 settimane da n°1 (16 più di Lendl, record) con un bilancio di 335 incontri vinti e 64 persi (82,9%) in 100 tornei, di cui 36 vinti. Soprattutto, primato a cui Pete tiene particolarmente, sei stagioni consecutive chiuse in vetta al ranking. E poco importa se in tutto questo tempo altri sei colleghi hanno indossato la corona.
TABELLA SCONFITTE N.1 ATP – SEDICESIMA PARTE
ANNO | NUMERO 1 | AVVERSARIO | SCORE | TORNEO | SUP. |
1998 | SAMPRAS, PETE | RAFTER, PATRICK | 76 46 62 46 36 | US OPEN | H |
1998 | SAMPRAS, PETE | FERREIRA, WAYNE | 64 67 36 | BASILEA | S |
1998 | SAMPRAS, PETE | KRAJICEK, RICHARD | 76 46 67 | STOCCARDA INDOOR | H |
1998 | SAMPRAS, PETE | RUSEDSKI, GREG | 46 67 36 | PARIGI BERCY | S |
1998 | SAMPRAS, PETE | STOLTENBERG, JASON | 67 64 46 | STOCCOLMA | H |
1998 | SAMPRAS, PETE | CORRETJA, ALEX | 64 36 67 | MASTERS | H |
1999 | SAMPRAS, PETE | GAMBILL, JAN-MICHAEL | 64 36 46 | SCOTTSDALE | H |
1999 | SAMPRAS, PETE | MANTILLA, FELIX | 67 63 36 | INDIAN WELLS | H |
1999 | MOYA, CARLOS | GROSJEAN, SEBASTIEN | 63 46 67 | MIAMI | H |
1999 | KAFELNIKOV, YEVGENY | KUERTEN, GUSTAVO | 57 16 | ROMA | C |
1999 | KAFELNIKOV, YEVGENY | ZABALETA, MARIANO | 57 36 | ST.POLTEN | C |
1999 | KAFELNIKOV, YEVGENY | HRBATY, DOMINIK | 46 16 46 | ROLAND GARROS | C |
1999 | KAFELNIKOV, YEVGENY | SARGSIAN, SARGIS | 63 36 36 | QUEEN’S | G |
1999 | SAMPRAS, PETE | SPADEA, VINCENT | 46 63 RIT. | INDIANAPOLIS | H |
1999 | AGASSI, ANDRE | HAAS, TOMMY | 06 76 46 | GRAND SLAM CUP | H |
1999 | AGASSI, ANDRE | KUCERA, KAROL | 46 57 | BASILEA | S |
1999 | AGASSI, ANDRE | ENQVIST, THOMAS | 36 64 06 | STOCCARDA INDOOR | H |
1999 | AGASSI, ANDRE | SAMPRAS, PETE | 16 57 46 | MASTERS | H |
2000 | AGASSI, ANDRE | CLAVET, FRANCISCO | 16 26 | SCOTTSDALE | H |
2000 | AGASSI, ANDRE | ARAZI, HICHAM | 36 63 36 | INDIAN WELLS | H |
2000 | AGASSI, ANDRE | KUERTEN, GUSTAVO | 16 46 | MIAMI | H |
2000 | AGASSI, ANDRE | VANEK, JIRI | 46 RIT. | ATLANTA | C |
2000 | AGASSI, ANDRE | HRBATY, DOMINIK | 46 46 | ROMA | C |
2000 | AGASSI, ANDRE | KUCERA, KAROL | 62 57 16 06 | ROLAND GARROS | C |
2000 | AGASSI, ANDRE | POZZI, GIANLUCA | 64 23 RIT. | QUEEN’S | G |
2000 | AGASSI, ANDRE | RAFTER, PATRICK | 57 64 57 64 36 | WIMBLEDON | G |
2000 | AGASSI, ANDRE | GOLMARD, JEROME | 67 67 | CANADA OPEN | H |
2000 | AGASSI, ANDRE | VICENTE, FERNANDO | 63 36 01 RIT. | CINCINNATI | H |
2000 | AGASSI, ANDRE | CORRETJA, ALEX | 26 36 | WASHINGTON | H |
2000 | AGASSI, ANDRE | CLEMENT, ARNAUD | 36 26 46 | US OPEN | H |
Uno contro tutti: Nastase e Newcombe
Uno contro tutti: Connors
Uno contro tutti: Borg e ancora Connors
Uno contro tutti: Bjorn Borg
Uno contro tutti: da Borg a McEnroe
Uno contro tutti: Lendl
Uno contro tutti: McEnroe e il duello per la vetta con Lendl
Uno contro tutti: le 157 settimane in vetta di Ivan Lendl
Uno contro tutti: Mats Wilander
Uno contro tutti: Lendl al tramonto e l’ultima semifinale a Wimbledon
Uno contro tutti: la prima volta in vetta di Edberg, Becker e Courier
Uno contro tutti: sale sul trono Jim Courier
Uno contro tutti: il biennio 1993-1994, da Jim Courier a Pete Sampras
Uno contro tutti: Agassi e Muster interrompono il dominio di Sampras
Uno contro tutti: la seconda parte del regno di Sampras, Rios re senza corona