3. Camila Giorgi: prestazioni e qualità di gioco
Come valutare una prestazione nel tennis? Innanzitutto abbiamo una serie di parametri oggettivi: il punteggio (non è la stessa cosa battere una avversaria 6-0 6-0 oppure 7-6 al terzo), il ranking delle giocatrici coinvolte, ma anche il rapporto vincenti/errori non forzati (che può avere saldo positivo o negativo). Però, per quanto possiamo considerare con la massima attenzione tutti questi numeri, rimarrà sempre sfuggente un aspetto decisivo che nessun dato è in grado di restituirci: la qualità di gioco.
Evidentemente la qualità di gioco è fondamentale, anche se non esiste un sistema per definirla in modo oggettivo e incontrovertibile. Faccio un esempio pratico per spiegare meglio. Nelle semifinali di Palermo da una parte si sono affrontate la numero 15 del ranking Martic e la numero 22 Kontaveit. Nell’altra semifinale si sono affrontate la numero 53 Ferro contro la numero 89 Giorgi.
Sulla carta il ranking non lasciava dubbi: il primo match avrebbe dovuto offrire una qualità di gioco superiore. Ma a cose fatte la realtà ci ha detto tutt’altro: il match tra Ferro e Giorgi è stato di qualità superiore. E, anche se non è una riprova affidabile per mille motivi, abbiamo poi avuto la conferma di questa sensazione il giorno della finale, nella quale Ferro ha sconfitto in due set Kontaveit (6-2, 7-5).
In fondo la qualità di gioco è il vero motivo per cui non si può giudicare il tennis utilizzando solo le statistiche e il curriculum delle protagoniste, ma occorre seguire le partite, punto dopo punto. Solo osservando attentamente i match, infatti, è possibile valutare davvero il rendimento delle giocatrici, e capire che cosa sono in grado di offrire, non solo in termini di risultati ma anche di prospettive e di spettacolo.
Come detto, non esiste un parametro per “oggettivare” le sensazioni di ciascuno di noi a proposito della qualità di gioco, ma voglio ugualmente esprimere le mie sensazioni. A Palermo, secondo me, due match hanno spiccato: su tutti Giorgi b. Yastremska 4-6, 7-6(5), 6-3, e poi Ferro b. Giorgi 2-6, 6-2, 7-5.
Giorgi e Yastremska si erano già affrontate due volte in passato. La prima volta sulla terra di Strasburgo 2017: Giorgi aveva vinto in rimonta (6-7(1), 6-2, 7-5). Match che purtroppo non ho visto, disputato a livello di qualificazioni. La seconda volta, nel 2019 a Wimbledon (primo turno), Yastremska si era presa la rivincita, battendo Giorgi per 6-3, 6-3. Partita che avevo seguito dal vivo, e sviluppata senza storia: Camila era al rientro dopo diversi mesi di stop causati da problemi al polso, e aveva chiaramente dimostrato di non essere pronta a misurarsi contro una giocatrice impegnativa come Dayana.
Infine c’è stato il match di venerdì scorso, quarto di finale a Palermo: una partita di alta qualità che per essere apprezzata a pieno secondo me andava seguita dal vivo, visto che dalla televisione non si può comprendere con precisione la velocità di palla messa in campo dalle protagoniste. Purtroppo non ero presente sul posto, e quindi non me la sento di sbilanciarmi sino in fondo, ma ho il sospetto che nelle ultime stagioni di tennis femminile raramente si siano visti scambi di tale intensità e con una palla tanto rapida e tesa come quelli del match fra Camila e Dayana.
Yastremska è forse la giocatrice che più assomiglia a Giorgi per come interpreta il tennis; ma per una volta il fatto che si siano affrontate due avversarie quasi speculari non ha abbassato il livello di gioco offerto. Al contrario: la loro affinità ha finito per esaltarle reciprocamente.
Fra l’altro devo sottolineare un elemento per me inatteso: nel corso del match Yastremska è stata di una correttezza esemplare. In passato era stata spesso accusata di ricorrere a Medical Time Out “furbetti” o a qualche atteggiamento poco sportivo nei confronti della avversaria. Invece a Palermo Giorgi e Yastremska si sono praticamente arbitrate da sole: concedendosi i punti, o correggendo le chiamate dubbie, senza attendere che il giudice di sedia scendesse a controllare di persona il segno.
Alla fine l’unico aspetto negativo di questo match è stato l’orario in cui si è disputato. La partita, infatti, è terminata così tardi da condizionare il recupero di Camila, e a mio avviso la stanchezza (fisica e mentale) si è percepita nella seconda parte dell’incontro del giorno successivo contro Fiona Ferro: meno brillantezza negli spostamenti e un serivizio non all’altezza, che si è rivelato determinante per l’esito del confronto (2-6, 6-2, 7-5).
A proposito di Fiona Ferro: la ricordavo come una giocatrice con un ottimo dritto, ma con un rovescio non del tutto affidabile. Invece a Palermo l’abbiamo vista non solo molto solida difensivamente dalla parte del rovescio, ma capace addirittura di sfoderare lungolinea vincenti di rovescio in serie. Tanto che mi è tornata in mente Dominika Cibulkova nel 2014 agli Australian Open. Allora Cibulkova aveva trovato due settimane di forma eccezionali, e al suo solito, ottimo, dritto, aveva aggiunto un rovescio così pungente da permetterle di sconfiggere Maria Sharapova e Simona Halep proprio a colpi di rovesci lungolinea. Sino a raggiungere la finale (sconfitta poi da Li Na).
Ferro è un paio d’anni più giovane rispetto alla Cibulkova dell’Australian Open 2014, e quindi non possiamo escludere che i miglioramenti del rovescio siano più strutturali e duraturi. In questo caso avrebbe compiuto un salto di qualità che potrebbe proiettarla fra le prime 30 del mondo. Staremo a vedere.
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