Il portale Behind The Racquet (con annesso account Instagram), ideato da Noah Rubin come canale per permettere a tennisti e tenniste di dar voce alla propria storia ha ospitato Andreas Seppi, che ha raccontato i momenti più difficili della propria carriera.
“Il mio periodo più difficile è stato l’anno dopo che sono entrato nella Top 100. Nel 2005, avevo 21 anni e sono esploso sul tour. Ho iniziato l’anno come numero 140 e quattro mesi dopo ero nella Top 75. Inizi ad avere aspettative più alte e metti più pressione su te stesso. L’anno successivo ho avuto difficoltà a difendere i punti dell’anno precedente e sono uscito fuori dalla Top 100 per diverse settimane. Questa è stata l’unica volta che ho lasciato la Top 100 per altri 12 anni.
Nel 2010 mi sono ritirato da una partita senza nessun motivo (l’incontro dal quale Seppi si ritira, ufficialmente per un problema al ginocchio, è l’ottavo di finale del Challenger di Torino giocato contro Bolelli nel giugno 2010, ndr). Avevo vinto il primo set e perso il secondo al tiebreak. Stavo perdendo nel terzo set e mi sono semplicemente ritirato. Sono sempre stato un giocatore a cui piace lottare fino alla fine di una partita quindi ritirarmi dal nulla è stato davvero strano per me. Durante un cambio di campo, ho detto al mio allenatore: ‘Se perdo il prossimo game, ho finito’. E così è andata. Mi sono ritirato e basta. Ho detto all’arbitro che la gamba mi faceva male, quindi non potevo più giocare. Dopo la partita sono entrato negli spogliatoi ed è entrato il mio allenatore. Pensavo si sarebbe arrabbiato ma era calmo e ha detto che capiva la situazione. Non ho incolpato quella partita. Ero sul tour da otto anni, gareggiando ai massimi livelli con costante adrenalina. Ero arrivato a un momento in cui non ne potevo più e avevo bisogno di una pausa. Il mio allenatore ha detto che avrei potuto prendere tutto il tempo di cui avevo bisogno. Ero sorpreso di sentirlo parlare così dopo un match in cui avevo deliberatamente mollato.
Stavo perdendo molte partite durante quel periodo. Quando perdi molte partite, vuoi giocare ancora più tornei perché devi guadagnare punti. Quindi voli ovunque per giocare, giocare e giocare, ma giocare molti tornei durante quel periodo non è stata la decisione giusta per me. A volte è meglio fermarsi per un paio di settimane e allenarsi prima di tornare sul tour. È stato un errore giocare così tanti tornei senza prendersi una pausa ma dagli errori si impara. Dopo quella partita, non ho giocato per quattro settimane e ho ricominciato. Ho subito ottenuto buoni risultati e sono arrivato in semifinale in due tornei ATP (al rientro a metà luglio raggiunge i quarti di finale a Bastad, la semi ad Amburgo e Umago, e vince il Challenger di Kitzbuhel in settimane consecutive, ndr).
Quando avevo 14 anni, ho dovuto prendere decisioni. Sciavo, giocavo a calcio e giocavo a tennis. I miei genitori non avevano i soldi per permettersi tutti questi sport, quindi ho smesso di sciare e di giocare a calcio. I miei amici andavano in vacanza mentre io giocavo a tennis. I miei genitori dicevano: ‘Se vuoi andare in vacanza, non puoi più giocare a tennis’. Dai 14 ai 16 anni è stata davvero dura perché non ho avuto buoni risultati. Sono sempre stato uno dei migliori in Italia ma perdevo nei primi turni a livello internazionale. Non ero sicuro di continuare a giocare a tennis, ma ho tenuto duro per due anni e quegli anni si sono rivelati importanti. A 16 anni ho iniziato a vincere e tutto è diventato più facile. Ho guadagnato i primi punti ATP che mi hanno aiutato a rimanere nel mondo del tennis. Mi piace molto questo sport perché mi piace la competizione e ho la possibilità di viaggiare e vedere posti diversi. Bisogna dare tutto per rimanere ad alto livello per molto tempo“.