Stanno facendo tanto discutere le dichiarazioni di Marion Bartoli alla vigilia del doppio appuntamento Cincinnati-US Open in scena a Flushing Meadows a partire da questo weekend. Le numerose assenze (Nadal e Federer su tutti nel maschile, ma anche Halep, Andreescu e Barty nel femminile) e l’assenza totale di pubblico sugli spalti rende lo Slam newyorchese sì più anomalo rispetto ai precedenti, ma non di minor valore. Non la pensa così però la campionessa di Wimbledon 2013: “I giocatori che vinceranno lo US Open in queste circostanze sapranno che non hanno davvero vinto lo US Open” ha spiegato in un articolo pubblicato sul sito ‘Tennis Majors’.
“Tu non puoi veramente dire di aver vinto un Grande Slam quando mancano 20 dei migliori 32 giocatori, per esempio. Sai che è un torneo come un altro e sei felice di averlo vinto. Sei comunque contento di aver superato tutti gli ostacoli, ma non puoi neanche chiamarlo Grande Slam se così tanti giocatori nemmeno si presentano“. È doveroso in questo caso correggere Marion, che ha espresso in maniera più che lecita la sua opinione, ma prima di parlare di numeri simili (sparati e gonfiati con tanta approssimazione) dovrebbe magari controllare le ultime notizie per avere un’idea di quanti saranno assenti a Flushing Meadows, magari leggendo questo articolo che illustra la situazione aggiornata a un paio di giorni fa.
A dieci giorni dall’inizio del torneo né al femminile, né al maschile si registrano venti assenti tra i primi 32, nonostante (come detto poco sopra) i nomi dei rinunciatari siano pesanti da ambo i lati. Fanno bene dunque Felix Auger-Aliassime e Benoit Paire a storcere il naso in questo caso. Nei prossimi giorni non sono comunque da escludere ulteriore rinunce, ma in ogni caso la partecipazione non sarà mai così ridotta all’osso (soprattutto tra gli uomini) come pensa Bartoli, la quale dovrebbe anche sapere che si possono vincere tornei Major senza affrontare top 10 per dinamiche simili o per premature uscite dei top player. Come si è ripetuto negli ultimi mesi saranno altri i fattori a rendere questo US Open uno Slam atipico e inedito, su tutti l’assenza dalle competizioni ufficiali degli atleti per oltre cinque mesi e gli spalti completamente vuoti.