[1] N. Djokovic b. [Q] R. Berankis 7-6(2) 6-4
Per la gioia di tutti gli appassionati (e, non ultimo, del suo addetto alle PR, sempre che esista), torna finalmente in campo il numero 1 del mondo Novak Djokovic e lo fa per allungare il conto delle sue vittorie nella stagione con il buco in mezzo. L’immacolato giornale di bordo serbo registra così il 19-0 dopo la vittoria scontata ma abbastanza sofferta sul qualificato Ricardas Berankis, n. 72 ATP.
A onor del vero, nella settimana in cui assistiamo commossi alla pubblicazione di una nuova classifica ATP dopo un’attesa di cinque mesi e otto giorni, qualsiasi idea di prevedibilità andrebbe presa con le molle (se non del tutto accantonata) e il trentenne lituano, che non dovrebbe possedere le armi per impensierire il 17 volte campione Slam, è autore di una prestazione di tutto rispetto, surclassando il contendente nella conta dei vincenti nello scambio, ma rivelandosi inevitabilmente meno solido soprattutto quando si è trovato avanti nel punteggio. Dall’altra parte delle rete, però, c’è un Djokovic in una forma piuttosto distante da quella di inizio anno, certamente condizionata anche dal problema al collo comparso durante l’allenamento domenicale che lo ha convinto a ritirarsi dalla gara di doppio. “Oggi mi ha dato fastidio, anche per questo ho commesso molti doppi falli. Non sono ancora al massimo, ma va meglio” ha detto Nole in conferenza. “Spero che dopo la partita di stasera (il collo, ndr) non reagisca con una infiammazione, non so cosa potrà accadere ma penso positivo. I fisioterapisti stanno facendo il possibile, domani vedremo“.
IL MATCH – Sarà che Sascha Zverev è appena uscito dallo stesso campo dopo aver commesso un buon numero di doppi falli anche mirati, ma Djokovic ne piazza subito un paio, a cui però rimedia facendo seguire altrettanti ace. Berankis, che in carriera vanta due vittorie contro top ten (entrambe con Milos Raonic), non accetta il ruolo di vittima designata e, presto abbandonata la timidezza dello scambio per vie centrali che non porta i risultati forse neanche sperati, annulla una palla break, prende fiducia, si mette a spingere con decisione e continuità, mettendo anche a segno qualche punto degno di nota.
Costringe addirittura l’avversario ad aggrapparsi al servizio per risalire da 15-40 al quinto game e, se la risposta di Nole deve ancora essere registrata, funziona bene quella di Berankis che ne raccoglie i frutti sorpassando al successivo turno di risposta. Alcune sbavature lituane, con tanto di doppio fallo sulla palla del 5-3, consentono però il rientro immediato a un Djokovic in difficoltà, tra tentativi di spezzare il ritmo con lo slice e troppi dritti “reverse”. Ricardas risente della tensione del tie-break e quelli che erano vincenti ora sono errori; dal canto suo, Djokovic ha deciso già dal gioco precedente che cinque gratuiti con il servizio sono sufficienti e tanto gli basta per prendere il largo con facilità e incamerare il parziale.
Dopo l’ingresso del fisioterapista che tratta il collo di Nole con le sue mani sapienti, Berankis riprende da dove aveva lasciato, vale a dire spingendo forte da entrambi i lati con i piedi sempre vicini alla linea di fondo – addirittura in posizione decisamente più avanzata di Djokovic, come ci mostra la grafica – a dettare lo scambio per poi bucare ripetutamente la difesa avversaria con il dritto. Nole mostra una smorfia di dolore per essersi guardato sopra la spalla destra, ma i suoi proverbiali recuperi non sembrano risentirne. Per due volte, è Berankis ad allungare ma, come nel primo set, non riesce mai a confermare il vantaggio con il servizio, segno certo di una imprescindibile reazione del fenomeno di Belgrado, ma anche di una difficoltà a gestire mentalmente la situazione favorevole. Sul 4-2, allora, tornano gli errori e subisce la rimonta di Novak, che suggella con un urlo il punto che lo manda a servire per chiudere, compito che porta a termine senza difficoltà.
“I campi sono veloci, almeno il 20 o 30% in più dello scorso anno“, racconta Djokovic a fine partita confermando un sentimento piuttosto comune e in qualche mettendosi già in guardia dal suo prossimo avversario, che sa il fatto suo quando la palla fila via rapida. Al prossimo turno, Djokovic troverà infatti Tennys Sandgren, già sconfitto nelle due precedenti sfide, che è tornato a vincere un tie-break decisivo nel circuito maggiore dopo averne persi cinque di fila.
Parte del merito va ascritto all’avversario, Felix Auger-Aliassime, il cui braccio al momento di chiudere si è accorciato come quello di Andy Murray di fronte alla scelta tra la stanza d’albergo e la casa. Felix, che aveva commesso dodici doppi falli nei primi due parziali, inciampa nel primo della partita finale quando serve sul 5-4 e ci aggiunge altri tre unforced. Subìto il sorpasso e sotto 0-30, il ventenne canadese ritrova la grinta per arrivare a un tie-break che non entrerà nella lista di quelli spettacolari. Dopo un mini-break per parte, ipotizzare che Sandgren perda apposta il nono punto per far servire di nuovo l’avversario sul 5-4 convinto che replichi il disastro precedente significherebbe attribuire al ventinovenne del Tennessee doti predittive unite a una genialità diabolica francamente eccessive. Fatto sta che Auger-Aliassime, chiamato a tenere il turno di battuta per guadagnarsi Djokovic (o Berankis, ancora non si sa), commette prima un doppio fallo, poi un errore con il dritto che avrebbe dovuto sigillare uno scambio dominato in cui Tennys, spinto sempre più indietro, rimandava palle con l’affrancatura del New Jersey. Sandgren ringrazia e, prendendo la rete al punto successivo, fa suo il match per 6-7(4) 6-2 7-5(5).