Si sapeva che c’era grande malumore nell’aria, ma non ci si aspettava di certo una mossa così clamorosa nel bel mezzo della più grande emergenza che il tennis professionistico ha dovuto affrontare nella sua storia. Secondo quanto riportato da Ben Rothenberg e Christopher Clarey del New York Times, Vasek Pospisil, Novak Djokovic e John Isner si sarebbero dimessi dal loro ruolo di membri del Players’ Council per formare una associazione dei giocatori professionisti e contrapporsi all’ATP al fine di ottenere condizioni di lavoro migliori per tutta la categoria.
Già all’Australian Open 2019 Novak Djokovic aveva presentato ai suoi colleghi una bozza per un’associazione dei giocatori, creata dallo studio legale americano Norton Rose Fullbright, ma in base a quanto riferito dallo stesso Djokovic un anno più tardi sempre in Australia non si era stati in grado di procedere oltre la fase di studio in quanto la complessità del circuito, con giocatori residenti in dozzine di Paesi diversi con giurisdizioni differenti, e tornei che si disputano in tutto il mondo, rendeva impossibile la creazione di un’entità legale definita.
Forse è stata trovata la quadratura del cerchio, dato che una lettera ottenuta dal New York Times sembra solleciti i giocatori a unirsi a questa nuova associazione, il cui nome dovrebbe essere Professional Tennis Players Association, e riunirsi a Flushing Meadows sabato sera per una foto di gruppo di tutti i partecipanti a questo vero e proprio scisma.
La modalità ricorda molto la creazione dell’ATP Tour nel 1988, quando anche in quella occasione nel parcheggio di Flushing Meadows si erano riuniti i giocatori dell’epoca per prendere il controllo del circuito fino a quel momento gestito dal Pro Council.
Lo scopo dell’associazione “non sarebbe quello di sostituire l’ATP, ma di fornire un organismo autogovernato indipendente dall’ATP per occuparsi dei problemi dei giocatori” secondo la lettera venuta in possesso del Times. La possibilità di diventare membri dell’associazione dovrebbe essere offerta ai primi 500 singolaristi del ranking e ai primi 200 doppisti.
Bocche cucite a livello ufficiale per il momento, sia da parte dei giocatori sia da parte dei vertici dell’ATP, la cui assenza dalla bolla di Flushing Meadows ha causato più di un malumore nei giorni scorsi.
Il Chairman dell’ATP Andrea Gaudenzi avrebbe risposto alla lettera mandata ai giocatori avvertendo che uno “scisma” di questo tipo non è da prendere alla leggera, dato che potrebbe costituire una minaccia all’esistenza stessa dell’ATP e del circuito professionistico. Gaudenzi avrebbe continuato dicendo che l’associazione non otterrebbe il riconoscimento ufficiale da parte dei tornei e rischierebbe di buttare al vento ciò che i giocatori già hanno, ovvero la rappresentazione nel consiglio di amministrazione.
In ogni modo solo Pospisil ha comunicato la sua intenzione di dimettersi dal suo ruolo all’interno del Players’ Council. “È ormai chiaro che come membro del Players’ Council all’interno della struttura attual dell’ATP, è molto difficile, se non impossibile avere una qualche significativa influenza su qualunque decisione importante presa dal nostro tour” ha detto il giocatore canadese per giustificare la sua decisione. Le dimissioni di Djokovic e Isner non sono ancora ufficiali, anche se sono caldeggiate da Gaudenzi, che non ritiene compatibile la formazione di una struttura parallela di rappresentazione dei giocatori da chi già occupa cariche istituzionali all’interno dell’ATP. Milos Raonic ha confermato al New York Times che si assocerà al nuovo organismo dei giocatori, non essendo stato soddisfatto della leadership di Gaudenzi durante la pausa causata dalla pandemia di COVID-19.
Ancora una volta si tratta di una mossa che non tiene nella minima considerazione l’esistenza del circuito femminile, che si vociferava potesse fondersi con quello maschile per creare un’unica entità che potesse gestire il tennis in maniera organica creando delle sinergie virtuose. E secondo quando suggeriscono i soliti bene informati, come il corrispondente del Daily Telegraph Simon Briggs, potrebbe essere stata proprio l’apertura del nuovo esecutivo italiano dell’ATP verso la WTA ad aver accelerato la “sindacalizzazione” dei giocatori, che sentivano questa possibilità come una minaccia ai loro guadagni.
Sembra chiaro infatti che la WTA avrebbe puntato ad avere una divisione a metà della torta dei profitti, mentre per come stanno le cose l’ATP ha una dimensione 8-10 volte superiore a quella della WTA a livello societario e genera molti più profitti. Basti guardare per esempio i diritti televisivi dei pacchetti più pregiati, quello dei Masters 1000 per l’ATP e quello dei Premier 5 e Mandatory per la WTA: stando a dati ufficiosi sembra che dalla vendita dei diritti dei Masters 1000 i tornei ricavino circa sei volte quello che viene ricavato dalla vendita dei Premier WTA.