Inizia maluccio lo US Open tricolore nell’anno della pandemia. Subito KO Travaglia e Paolini nell’assolato primo pomeriggio newyorchese, poco più tardi si aggiungono anche Lorenzo Sonego e Paolo Lorenzi. Delle dodici unità presenti tra tabellone maschile e femminile, ne restano in gioco soltanto otto; Gaio, Cecchinato e Giorgi giocheranno in nottata, gli altri cinque domani.
FUORI TRAVAGLIA, SONEGO E LORENZI
Brutta la partita giocata da Stetone da Ascoli contro Jordan Thompson, uno che sul cemento non gioca male ma che al primo turno di un Major non si poteva definire un brutto sorteggio. Travaglia ha iniziato subendo e ha finito imprecando un match salvato solo dal colpo di coda piazzato nel terzo set, vinto ma insufficiente a far girare una partita nata storta. Capace di realizzare appena quattordici punti in risposta nei primi due parziali, Travaglia in un’oretta e un quarto d’angosce assortite ha consentito di prendere il largo a un australiano in modalità formichina, bravo a capitalizzare i tredici non forzati con il dritto commessi dall’italiano nel titubantissimo avvio.
La fotografia della partita curiosamente la traiamo proprio dalla terza, vittoriosa frazione, sintomatica istantanea della cupa giornata di Stefano: avanti di un break e giunto al set point, l’attuale ottantasette ATP ha commesso un doppio fallo da highlights alla rovescia, tirando una violenta seconda sul paletto della rete. Nel quarto set stanchezza, sfiducia e nervosismo hanno preso purtroppo il centro della scena, e i due break in favore di Thompson nel terzo e nel settimo game hanno chiuso la parentesi e spedito un soddisfatto Jordan a un nuovo turno abbordabile, contro Egor Gerasimov.
Con Lorenzo Sonego l’urna era stata più malevola, visto l’insidioso incrocio con la testa di serie trentadue Mannarino. Anche per Lorenzo uno svantaggio di due set e un’improvvisa reazione assistita nel terzo, prima dell’irrimediabile rovescio in un quarto set iniziato addirittura con un break di vantaggio. Nell’analisi generale dell’incontro è giusto dire che Lorenzo non è riuscito a opporre molto più del solito, enorme cuore alla ragnatela fatta di cambi di ritmo, tagli, anticipi e pestiferi servizi mancini proposti dal cerebrale tennista di Soisy-Sous-Montmorency, che ha chiuso in due ore e quarantacinque nonostante qualche sbavatura in coda al match. Per Sonego niente terza qualificazione consecutiva al secondo turno dello US Open; per Mannarino prossimo round contro Sock-Cuevas.
Fuori anche Paolo Lorenzi, battuto 6-3 6-2 7-6 (2) dalla wildcard americana Brandon Nakashima in due ore e 12 minuti. Nakashima è passato al primo spiraglio, nell’ottavo gioco, agevolato da un doppio fallo del nostro seguito da un rovescio vincente, e ha chiuso il set in scioltezza con un ace – solo 3/12 con la seconda per Lorenzi. “Non è stato semplice per me giocare una partita dopo così tanto tempo fermo – ha detto l’atleta senese dopo il match – era da fine giugno che ero fermo e forse avrei dovuto giocare qualche partita prima di arrivare qui. Lo scorso anno sono arrivato a New York per giocare il mio undicesimo torneo, mentre la situazione quest’anno è stata completamente diversa. Sicuramente ha vinto il giocatore migliore quest’oggi, ho avuto qualche occasione nel terzo set ma nel complesso lui ha giocato meglio di me. Sono rimasto piuttosto sorpreso dai campi che quest’anno sono molto più veloci di quanto non siano di solito a New York. Ora ho 48 ore per lasciare la bolla e vado direttamente in Europa per ricominciare ad allenarmi sulla terra, se mi ricordo ancora com’è fatta“.
Rotto l’argine, l’allievo di Pat Cash ha esondato, breakkando subito a zero nel secondo set grazie a vincente di risposta bimane per lo 0-40 e a un errore di dritto del senese su un mortifero back lungolinea. Il campo è veramente rapido, e infatti sulle prime si sta giocando poco in tutte le partite – nel match in questione Nakashima ha vinto l’86% dei punti sulla prima e Lorenzi il 78. L’americano ha veramente una naturalezza straordinaria con i colpi, vince praticamente tutti i punti a rete (18/21, da buon epigono del pirata di Wimbledon ’87) e verticalizza a piacimento – non sono bastate né la posizione profonda in risposta del nostro né il tentativo di dilatare il passaggio fra un punto e l’altro per spezzargli il ritmo.
Nel quinto gioco Lorenzi ha tentato anche il serve-and-volley per uscire dall’impasse in cui era costretto dall’avversario, ma senza benefici: Nakashima si è preso altre due palle break con una risposta profonda di rovescio su cui i comandi deambulatori di Lorenzi non hanno funzionato, e la poca reattività si è vista anche sul punto successivo, quando un altro colpo fra i piedi non è stato letto per tempo e ha dato il doppio break all’avversario. Il secondo set si è chiuso subito dopo con un ace, esattamente come il primo.
Nel terzo Lorenzi è stato molto più incisivo al servizio, vincendo il 59% dei punti sulla seconda e concedendo solo una palla break a inizio parziale, annullata con una buona discesa. Verso la fine del set, in realtà, il senese ha avuto qualche mezza chance, senza mai però riuscire ad avvicinarsi concretamente al break: negli ultimi tre turni di risposta, infatti, è sempre stato a due punti dal togliere la battuta all’avversario (e in due casi a due punti dal set, nel decimo e nel dodicesimo gioco), ma Nakashima si è sempre salvato senza patemi, spesso con una prima esterna. Arrivati al tie-break, l’americano ha tirato fuori il coniglio dal cilindro con un ace di seconda con il kick al centro, prendendosi poi il 3-1 con degli ottimi cambi di ritmo e doppiando il mini-break su una volée lunga di Lorenzi. Un dritto lungo dell’azzurro ha dato quattro match point alla wildcard, che ha chiuso, stavolta non con un ace ma quasi, prima vincente esterna e secondo turno contro Zverev in arrivo, probabile materiale da Arthur Ashe.
JASMINE SENZA SERVIZIO
Poco da fare per Jasmine Paolini che si arrende 6-3 6-2 a Caroline Garcia, magari in discesa ripida nel ranking ma dotata di potenziale superiore, come dimostra quella quarta piazza mondiale raggiunta due anni fa. L’inizio con break per Jasmine è illusorio e Garcia rimette istantaneamente le cose a posto, per poi tenere agevolmente i propri turni di battuta mettendo pressione in risposta. L’allungo al sesto game è decisivo e il primo parziale approda sulle sponde francesi.
Quando è tranquilla e gioca a braccio sciolto, Caroline è davvero pericolosa. Con il dritto spinge lontano Paolini che raramente è in controllo dello scambio e talvolta permette all’avversaria di resuscitare da quei pochi punti in cui era sott’acqua; ci sono anche errori di troppo (26 alla fine, a fronte di 11 vincenti) e poche prime in campo, con la n. 50 WTA che usa le seconde azzurre come tiro al bersaglio e, anche se la mira non è sempre delle migliori, la nostra fatica a respirare. Si perde e si ritrova, Garcia, e non è una novità, così sfuma il vantaggio di 2-0, ma torna avanti al quinto gioco; qui si salva con un numero “in ginocchio da Aga” a cui fa seguire un ace di seconda sulla cui volontarietà non ci sentiamo di scommettere. Tanto basta a ridarle la fiducia che le consente di volare indisturbata al secondo turno dove l’attende la n.1 del seeding Karolina Pliskova, facile vincitrice dell’ucraina Anhelina Kalinina.
“Non ho servito bene“, ci ha raccontato Jasmine su Zoom poco dopo l’incontro. “Ho bisogno di giocare qualche partita in più, mi farà bene tornare sulla terra“. La giocatrice toscana lascerà New York con un bottino non troppo entusiasmante – sconfitta al primo turno sia al Western&Southern Open che allo US Open – ma l’esperienza della bolla non è stata così negativa. “Non sembra neanche di essere a New York, l’impressione è quella di giocare un torneo più piccolino – finché non arrivi ai campi. L’atmosfera è distesa e capita di parlare con giocatrici con cui di solito non hai a che fare“. La prossima fermata potrebbe essere Istanbul, prima di Roma: “Sono fuori di quattro posti, se entro in tabellone andrò in Turchia“.
Hanno collaborato Emmanuel Marian, Tommaso Villa e Michelangelo Sottili