Sul fatto che la finalista dell’ultimo Slam giocato in Australia perda contro una giocatrice senza classifica ferma da tre anni e nel frattempo diventata genitrice potrebbe, o forse dovrebbe, aprire riflessioni sullo stato di salute del movimento femminile, ma visti gli annessi e connessi della vicenda conviene gioire per la straordinaria vittoria di Tsvetana Pironkova, la quale, buttando fuori Garbine Muguruza dallo US Open, ha realizzato una delle imprese meno attese dell’anno di scarsa grazia 2020.
“Non sapevo se sarei mai tornata in campo, per lungo tempo il rientro non è stato nei piani,” aveva dichiarato la trentaduenne bulgara dopo il successo ottenuto al primo round su Liudmila Samsonova. “Mi ha motivata, oltre alla nostalgia della competizione, la nuova regola della WTA, che permette alle tenniste diventate madri di poter giocare dodici tornei con lo stesso ranking pre-maternità per un periodo di tre anni anziché di due dal momento del parto. Era un’ottima opportunità, e ho deciso di coglierla.“
L’ha colta appieno, per la disperazione della testa di serie numero dieci, uscita dal campo contrariata e avvilita non prima di aver letteralmente spaccato in due l’attrezzo del mestiere, al termine del primo set inopinatamente perso. Di avvisaglie che annunciassero il tremendo upset non sembravano essercene, considerato l’avvio di partita dominato in lungo e in largo dall’ex numero uno del mondo. Partita fortissimo e con un break nel primo gioco dell’incontro, Garbine è crollata progressivamente dopo aver perso il settimo in risposta dal quaranta a zero in suo favore, da quel momento irrigidendosi tremendamente. Autrice di due orrendi turni in battuta, la tennista nata a Caracas ha perso quattro dei successivi cinque giochi e con essi il primo set, prima di polverizzare la racchetta in un moto d’ira funesta.
Nella seconda frazione il vento ha tirato in favore di Pironkova sin dai primi scambi: Muguruza ha salvato cinque palle break nel quarto gioco, ma nell’ottavo ha capitolato e la rediviva da Plovdiv ha potuto chiudere in quello successivo, suggellando la vittoria con un sintomatico ace. “Sono molto contenta; contenta di averci provato. Il piano era di tornare in marzo, ma la pandemia ha scombinato tutto e dal mio punto di vista è stato meglio così, ho potuto prepararmi meglio. Continuerò a giocare quando mi sentirò davvero pronta, ho ufficialmente smesso di saltare da un torneo all’altro. L’ho fatto per quindici anni, ma alla mia età, dopo una sosta così lunga, non è più tempo.”
I campi di New York, così veloci rispetto al solito, potrebbero renderla un’avversaria ostica per chiunque nel prosieguo del torneo: la prossima avversaria ha le sembianze di Donna Vekic, e a questo punto è difficile affibbiarle una quota in doppia cifra. “Appena arrivata a Flushing Meadows mi sono allenata su uno dei campi laterali, che sono ancora più veloci. Ero entusiasta, sapevo che si sarebbero adattati alla perfezione al mio gioco,” aveva dichiarato Tsvetana dopo il successo al primo turno. Anche se i court centrali, dove d’ora in avanti presumibilmente giocherà, sono leggermente più lenti, la vicenda per lei inizia a farsi interessante.
LE ALTRE PARTITE – Secondo ostacolo superato anche da Maria Sakkari, obbligata a recuperare un orrendo primo set a Bernarda Pera: la greca al terzo round avrà Amandina Anisimova, la quale ha dovuto passare uno spavento bello grosso per colpa della sedicenne Katrina Scott, che aveva vinto il primo set e aveva retto bene fino al quattro-tre nel secondo, prima di pagare dazio a un po’ di timore e al livello un po’ troppo alto quando la temperatura, di pari passo, sale. Nessun problema invece per Sofia Kenin. La vincitrice dell’ultimo Australian Open, rimasta la testa di serie più alta in gara dopo l’eliminazione di Karolina Pliskova, ha battuto in due l’altra teenager terribile Leyla Fernandez e al terzo turno avrà Ons Jabeur, brava ad annullare due set point nel primo e successivamente a schivare le botte di Kaia Kanepi.