[15] F. Auger-Aliassime b. A. Murray 6-2 6-3 6-4
È durata il tempo di un sospiro la speranza che l’ultimo match in programma sull’Arthur Ashe giovedì sera fosse una bella partita. Solo chi non ama i panda e i cerbiatti non vorrebbe vedere Andy Murray arrivare alle fasi finali, se non vincere, in un altro torneo del Grande Slam con la sua anca in titanio dopo quel prematuro addio frettolosamente preparato due anni alla Melbourne Arena. Ma è bastata un’occhiata per capire che questo US Open della bolla non sarebbe stata la volta buona.
Felix Auger-Aliassime ha scavato subito un lungo solco molto profondo tra lui e l’avversario con i colpi di inizio gioco, e in particolare con il servizio che nella serata è stato assolutamente superlativo: 24 ace, 89% di punti vinti sulla prima palla e nessun break point concesso in tutte le 2 ore e 7 minuti di partita. “È stata una di quelle sere nelle quali si riesce a prendere un buon ritmo – ha spiegato il giovane canadese dopo il match – a volte ci sono una serie di circostanze che creano condizioni favorevoli affinché uno riesca a giocar bene. Per esempio, credo mi abbia favorito il fatto di aver giocato indoor, dato che le condizioni e le sensazioni erano simili ai tornei indoor in Europa ad inizio anno quando ho servito molto bene”.
E anche con la risposta Felix ha iniziato a punire fin dall’inizio le seconde di servizio di Murray che è stato spinto sempre più verso i teloni di fondo a rincorrere palle sempre più imprendibili. Impietoso il bilancio dei vincenti: 52 per Auger-Aliassime, solamente 9 per Murray.
Difficile dire quanto avrà influito sulla prestazione di Murray la maratona di oltre quattro ore e mezzo giocata due giorni prima contro Nishioka, anche se ovviamente, come spiegato dallo stesso Andy dopo la partita, non ha certo aiutato a giocare bene in questa serata: “Bisogna costruirsi una resistenza alla fatica che può venire solamente dal giocare tanti tornei, e ovviamente non è qualcosa che posso avere in questo momento. Ieri mi sentivo tutto sommato bene, ovviamente avevo alcune parti del mio corpo che erano doloranti, ma era difficile anche sapere cosa aspettarsi dopo non aver giocato tornei per tanto tempo e arrivare a giocare un match di quattro ore e mezzo”.
Si è dovuto attendere ben oltre la metà del primo set per vedere il primo colpo vincente di Andy Murray, che ha terminato la partita con un bilancio di -12 tra vincenti ed errori (9 a 21) contro il bilancio di +22 del giovane canadese (52 a 30). “Credo di essere migliorato parecchio recentemente – ha detto Auger Aliassime – dal punto di vista fisico, nella regolarità, nella concentrazione, sono più solido con il rovescio, riesco a creare più occasioni con il diritto, e non capita quasi mai che non riesca a procurarmi occasioni durante la partita.”
Per il canadese questa è stata la prima partita giocata sull’Arthur Ashe: “Di solito è lo stadio con più pubblico nel quale si gioca, ma quest’anno è diverso. Mi ricordo di quando nove anni fa venni a vedere una partita qui, ed era proprio un match tra Andy Murray e Feliciano Lopez. Oggi, nove anni dopo, sono qui a giocare”.
Al prossimo turno Auger-Aliassime affronterà il vincitore della partita tra il britannico Daniel Evans e il francese Corentin Moutet, che è stata sospesa al terzo set a causa della pioggia. “Conosco molto bene Moutet, abbiamo la stessa età, ci gioco contro da quando avevo otto anni. Non ho invece mai giocato con Evans, anche se ci siamo allenati insieme. È un giocatore di grande talento, ottimo tocco, specialmente di rovescio, quando affronto giocatori di quella esperienza mi aspetto sempre che giochino bene”.
Per quel che riguarda Andy Murray, il suo bilancio della trasferta nordamericana è sicuramente positivo, anche se avrebbe voluto vedere qualche miglioramento in più dal punto di vista tennistico. “Ho sensazioni molto più positive della mia possibilità di giocare in uno Slam rispetto a quante ne avessi prima di venire qui. Ho giocato un paio di partite dure a Cincinnati e una qui, e la mia anca sta tutto sommato bene. Mi sento meglio di quanto mi sentissi un paio di mesi fa, ma questo non vuol dire che sia nella condizione di vincere Slam. Ma proverò a fare quello che il mio corpo mi consentirà di fare e se non riuscirò a vincere andrà bene lo stesso. Quello che mi serve è cercare di giocare sempre più spesso con gente che gioca con grande potenza, perché per quanto mi possa allenare non riuscirò mai a riprodurre l’intensità di giocare contro chi spara il servizio a 130 miglia all’ora ogni volta”.
Per il campione inglese ora ci sarà un po’ di pausa con la famiglia in Inghilterra e la preparazione per la terra battuta: “Il programma è di giocare solo il Roland Garros. Non gioco sulla terra dal 2017, non posso chiedere al mio corpo di giocare tornei uno dopo l’altro su quella superficie. Sicuramente non giocherò Roma, poi vedremo se sarà il caso di provare qualche altra competizione prima di Parigi”.