Dopo la mini-sbornia per la vittoria dei due italiani, Berrettini e Caruso, che hanno conquistato il terzo turno dello US Open, il direttore si prende una pausa del torneo per commentare la decisione del CTS (il Comitato Tecnico Scientifico) e della Regione Lazio di non concedere un’eccezione alla Federtennis per la disputa del torneo di Roma a porte aperte. Gli Internazionali d’Italia 2020, dunque, si giocheranno a porte chiuse. Neanche 1000 spettatori.
Più che sull’opportunità di questa decisione, che sembrava abbastanza obbligata, il direttore si sofferma sul silenzio della FIT e dei canali ufficiali del torneo a proposito del rimborso dei tagliandi venduti. La federazione aveva incassato circa 7 milioni dalla vendita dei biglietti per le date di maggio, poi il torneo è stato spostato a settembre e la situazione è rimasta in stand-by fino all’ultima pronuncia della regione Lazio che ha disposto la disputa del torneo a porte chiuse. Che si stia facendo di tutto per trovare un modo legale di trattenere parte di quanto è stato già incassato? La questione riguarda migliaia di acquirenti dei biglietti, giornalieri come abbonamenti.
Ecco cosa ne pensa il direttore Ubaldo Scanagatta, dopo aver ricordato che lo scorso anno gli incassi registrarono entrate superiori ai 13 milioni. Gli spettatori dichiarati erano stati 224.360. Da 224.360 a zero la differenza è enorme. Il direttore spiega anche come si è comportato nelle medesime circostanze il torneo di Madrid che è stato cancellato nel 2020. Senza pubblico per quanto riguarda la biglietteria il torneo è come se fosse stato cancellato. Quindi la situazione è analoga a quella di Madrid. Con la chiusura delle porte viene cancellata anche la possibilità che si possano ospitare gli stand commerciali. Non avrebbe senso tenerli aperti se il pubblico non c’è. Si tratta di un’altra perdita pesante per le casse federali. Al Foro Italico non ci saranno nemmeno gli studi di Sky e Supertennis. Ma il 12 settembre ci saranno le elezioni federali. Candidato unico alla presidenza, per il sesto mandato consecutivo Angelo Binaghi.
Al video registrato nel pomeriggio il direttore aggiunge: “Quel che mi fa ancora più effetto è l’assordante silenzio di tutti i giornali (della Capitale e non) su una questione che riguarda migliaia di persone. Capisco che tutti i media, soprattutto quelli che hanno relazioni commerciali (scambi di contenuti, stand, al di là rapporti amicali fra dirigenti) preferiscano mantenere buoni rapporti piuttosto che esprimere dissenso e senso critico, quantomeno a supporto di coloro che hanno acquistato abbonamenti e biglietti giornalieri mesi e mesi fa senza avere il beneficio di una comunicazione che li riguardasse, ma mi viene quasi da dubitare che in questo Paese esista ancora la libertà di stampa, il coraggio di esprimere le proprie idee. Una situazione penosa per una professione, il giornalismo, che a suo tempo ho scelto ispirandomi fortemente a certi ideali”.