[2] D. Thiem b. [15] F. Auger-Aliassime 7-6(4) 6-1 6-1
Inizia contratto, Dominic Thiem, ma si scioglie nel corso del corso del match che fa suo in tre set contro Felix Auger-Aliassime, fallosissimo con un dritto (30 non forzati, 2 vincenti) che non ha saputo reggere la spinta di quello avversario. Dopo un primo parziale equilibrato almeno nel punteggio, il primo favorito del torneo (a seguito dell’auto-eliminazione di Djokovic) in base al seeding ha preso il sopravvento ed è diventato inarrestabile per un Aliassime sempre più arrendevole. Dominic aveva bisogno di una buona prestazione per dimostrare che la sua maggiore esperienza può essere determinante per gestire la pressione di questo Open improvvisamente aperto. Una pressione che certo vale, pur in misura differente, per tutti i contendenti ancora in gioco, ma per il tre volte finalista Slam arrivare ad alzare il piatto potrebbe essere considerata la sconfitta più dura. La strada è però ancora lunga, visto che la parte bassa del tabellone è senza dubbio la più insidiosa.
C’era qualche dubbio sul livello del gioco di Thiem, dopo la stecca di “Cincinnati” e un paio di turni poco indicativi. Sprazzi del Dominator che mancava all’appello ormai dal terzo set della finale di Melbourne si sono visti contro un Marin Cilic peraltro troppo falloso all’inizio, ma non è mancato neanche uno dei suoi classici, per quanto non portato a compimento in quella circostanza: il “colpo facile-facile” fallito a cui, se già non gli è costato il break, fa seguire disastri sotto forma di errori e scelte che lasciano attoniti. Anche Auger-Aliassime non è stato sufficientemente misurato: superato a fatica Thiago Monteiro a cui ha annullato set point nel terzo e nel quarto parziale, ha poi passeggiato su Murray e Moutet, demoliti dalla rispettive sfide.
IL PRIMO SET – I due iniziano subito con la prevedibile grossa spinta da fondo a base di palle molto cariche alla ricerca del dominio dello scambio, Felix sfruttando una posizione più avanzata, Domi iniziando da lontano con l’abituale violenza. Auger-Aliassime, a cui l’altro ha lasciato il servizio una volta vinto il sorteggio, va fuori giri e deve ricorrere proprio alla battuta per salvarsi da quello che sarebbe il secondo break subito nel torneo, dopo quello ininfluente contro Moutet. Dopo i primi tentativi in risposta, invero nemmeno infelici, con i piedi vicino al campo, Thiem torna nella sua zona di comfort nei pressi del telone, soprattutto sulla seconda. Continua a sbagliare molto, Aliassime, e allora Thiem lascia da parte le imperfezioni che per due turni avevano contribuito a salvare l’avversario e allunga al quinto gioco facendo valere anche le sue maggiori capacità difensive.
“Ero molto nervoso”, dirà alla fine il più vecchio rimasto in gara; appare infatti un po’ timido quando ha la possibilità di entrare con il rovescio e non si vedono accelerazione né ricerca di traccianti lungolinea. La ferocia espressa dal lato destro compensa però abbondantemente, almeno fino al momento di servire per chiudere, quando è il doppio fallo iniziale a preludere ai citati disastri che rimettono in partita Felix, anche se poi deve risalire da 15-40 per assicurarsi il tie-break, in cui l’invocata catenata monomane lungo la riga laterale permette a Thiem di cambiare campo in vantaggio. Ma è il coraggio (notevole, visto che poco prima aveva lasciato una palla steccata caduta dentro) di fermare lo scambio sul set point chiedendo l’intervento di Hawk-eye a rappresentare il “colpo” decisivo. Un set non certo bellissimo, caratterizzato da saldi negativi di winners/unforced, con solo gli ace a mitigare quello nettamente peggiore di Auger-Aliassime.
DIVENTA TROPPO FACILE – Nel tentativo di tenere il ritmo austriaco, anzi, di salirgli sopra, il dritto targato Montreal continua a essere una miniera – anche nel senso che spesso bisogna sudare per estrarre dei gratuiti. Ora più cinico, Dominic sale 3-0 dopo aver estinto una scintilla di rientro e inizia a rendersi conto che sta spaccando la palla, sudando in difese incredibili e ricevendo pure regali. Insomma, è un paradiso che contribuisce a sciogliergli il braccio e fa scendere agli inferi l’avversario. Il 6-1 arriva veloce, quasi quanto il drittone vincente che Felix si vede ritornare da una zona di campo apparentemente sguarnita. La strada per il break in apertura di terzo che porta dritta al traguardo è spalancata, mentre il già difficile sentiero del classe 2000 viene completamente smarrito. Un altro 6-1 arriva dopo ventisei minuti, sigillato da un vincente di rovescio. Dai teloni. Coach Massú sorride felice e il fisio Alex Stober mostra il bicipite, mentre Auger-Aliassime esce visibilmente (nonostante la mascherina) deluso.
Doveva dare una prova di forza di forza, Thiem, e c’è riuscito, ma resta il problema del calo (vuoto?) mentale quando ha servito per far suo un primo set che stava vincendo ai punti. Questa volta gli è andata bene, ma sono rischi che altri avversari potrebbero non perdonargli. Ai quarti, raggiunti per la seconda dopo quelli del 2018 con l’entusiasmante battaglia opposto a Rafa Nadal, troverà Alex de Minaur, battuto nei due precedenti confronti, l’ultimo sulla terra di Coppa Davis due anni fa. Il ventunennne australiano ha avuto ragione in tre set di un altro canadese, Vasek Pospisil (7-6 6-3 6-2) al termine di un match non troppo dissimile nell’andamento.