Avremo una super mamma in finale allo US Open. Serena Williams e Vika Azarenka proveranno entrambe a raggiungere Margaret Court, Evonne Goolagong e Kim Clijsters nella ristretta élite di chi ha vinto uno Slam dopo una gravidanza. È la dolce cornice di quanto sta accadendo in questi giorni a New York, che non deve però distogliere dal quadro: a giocarsi un posto in finale saranno due giocatrici straordinarie. Per curriculum, doti tecniche e fisiche, per la forza di volontà e la capacità di superare ogni ostacolo. Per la voglia di essere ancora lì a lottare per vincere, non più da ragazzine, superando i limiti fisiologici. Vederle l’una contro l’altra sarà una grande festa dello sport, ancor più della “festa della mamma” che sta dando tanti titoli.
NUOVA VIKA – Diversa è la strada battuta da Vika e Serena per arrivare a questa semifinale. Azarenka, devastante contro Elise Mertens, ha raccontato di sentirsi bene come nei giorni d’oro. “Non credo di essermi mai mossa così velocemente, ho sempre visto bella grande davanti a me la palla da colpire“. Sintesi visiva già sufficiente a rendere l’idea della strapotenza che non ha lasciato scampo a una giocatrice pur solida, come la belga.
Fa impressione, per quello che ha passato e per i propositi (anche recenti) di ritiro mai negati, la serenità con cui la due volte campionessa Slam parla del suo nuovo approccio: “Quando sei giovane non riesci a separare la persona dalla giocatrice di tennis, le due dimensioni si sovrappongono completamente e da un risultato vedi dipendere tutto. Adesso non è più così, dopo la lunga strada che ho percorso. Prendo la vita come viene e di giocare e di essere qui, in ogni caso, ne sono felice. È una benedizione poter scendere in campo in una semifinale Slam“. Ai microfoni di ESPN, si è persino improvvisata filosofa.
SERENA DIESEL – Se Azarenka è arrivata a questa semifinale infilando dieci vittorie consecutive – tra cui la finale del Western&Southern Open non giocata per il forfait di Osaka -, più complesso è stato il cammino di Serena. Alla quale va però riconosciuta un’innegabile crescita sul piano fisico, tanto tangibile quanto sorprendente perché nel vederla, siamo onesti, si pensa sempre possa finire in affanno al protrarsi delle partite. E invece il terzo set – quello nel quale si era impantanata a Cincinnati contro Sakkari – è diventato tre volte suo terreno di conquista in questo US Open: prima contro Stephens, poi contro la stessa greca e quindi rimontando la grande sorpresa Pironkova, che può adesso tornare a casa ad abbracciare il suo piccolo Alexander dopo un rientro nel circuito indimenticabile.
Serena ha messo a terra ben 20 ace e in conferenza stampa ha ricordato quanto la sofferenza al servizio l’abbia penalizzata un anno fa, quando Andreescu l’ha fermata a un passo dall’agognato Slam numero 24. Guai che sembrano alle spalle, anche in questo caso insieme a una rinnovata consapevolezza. “Quando sei mamma, hai superato già tante cose per diventarlo – racconta -, l’età è solo un numero, ciò che conta è come ti senti mentalmente e se il fisico tiene il passo. Si sente spesso dire in giro che non bisogna fare qualcosa dopo una certa età, ma la tecnologia al giorno d’oggi ha spostato questo limite più avanti“.
AD ALTA QUOTA – Per dare un’idea del livello: delle 22 sfide tra queste due signore del tennis (una all’Olimpiade di Londra) ben nove sono state finali, di cui due consecutive a Flushing Meadows nel 2012 e nel 2013 vinte entrambe da Serena. Nelle sole quattro occasioni in cui la bielorussa ha avuto la meglio, ha comunque sollevato un trofeo: Miami 2009, Doha e Cincinnati 2013, Indian Wells 2016. “Amo giocare contro Serena – è il pensiero di Azarenka – la finale di Cincinnati contro di lei è stata una delle migliori partite della mia carriera. Ci siamo affrontate sempre ad alti livelli, è un’avversaria che ti spinge a tirare fuori il meglio per provare a superarla. L’ultima volta ci siamo ritrovate contro a Indian Wells nella passata stagione, ma era chiaramente un momento in cui non ci sentivamo al meglio“.
Oggi è cambiato tutto, probabilmente anche basare il pronostico sui precedenti lascia il tempo che trova. E nessuno se lo sarebbe aspettato. Si giocherà nella notte inoltrata italiana, ma ne vale la pena di puntare la sveglia.