[WC] J. Sinner b. B. Paire 6-2 6-1
Bisognava essere piuttosto distratti per attendersi un incontro normale e certo non lo è stato quello che ha visto Jannik Sinner superare un furente Benoit Paire per 6-2 6-1 in poco più di un’ora. Il barbuto di Avignone è entrato in campo vagamente risentito, come lasciava presagire il suo tweet del giorno precedente in cui aveva fatto ricorso a (quello che per lui lui non è) un francesismo per ringraziare ironicamente l’organizzazione per farlo esordire già nel Day 1 nonostante la richiesta di cominciare martedì, ventilando la possibilità che la nazionalità del suo avversario abbia influito sulla decisione. Jannik, dal canto suo, deve riscattarsi dalla brutta prova contro Djere a Kitzbuhel.
È con queste premesse che si accendono le luci sul Pietrangeli per accogliere i due contendenti. Sinner inizia alla sua maniera, spingendo con i piedi vicini al campo e fa anche vedere un bel recupero sulla prima smorzata di Benoit che, come più di qualche volta gli accade, sembra lì per farsi un pic-nic. Di quelli con formiche e temporale, in questo caso. Con una prima su tre in campo, alcune estemporanee eppur godibili giocate messe a segno non salvano Paire dal break. Si salva invece la sua racchetta, nonostante prenda il volo un paio di volte mentre Jannik si invola 4-1. Un delizioso passante stretto in corsa viene scoccato dalla racchetta altoatesina nell’ottavo gioco che si allunga ai vantaggi; dopo due set point ben annullati da un Paire che oscilla tra il voler gettare il match e il tentare disperatamente di restare in gara, Sinner si prende il 6-2.
Il n. 24 ATP rinuncia all’intervento del fisioterapista chiesto poco prima, Jannik va a cambiarsi le lenti a contatto mentre il secondo parziale promette qualche scintilla in più. Benoit commenta con tono polemico tra un punto l’altro, senza sosta, ma l’arbitro non ravvisa gli estremi del comportamento antisportivo; Jannik salva con il servizio la prima palla break che affronta. “Non ho detto niente” assicura Paire al giudice di sedia che ha invece sentito una parolaccia in francese sanzionata con il warning. Non è facile rimanere concentrati di fronte a un avversario che parla in continuazione e che pare sempre sull’orlo di gettare il match salvo poi mettercela tutta per evitare il baratro (“Non è mai facile giocare con lui, ha una mano incredibile” dribblerà la domanda a questo proposito Sinner a fine match, ricordando la sconfitta in tre partite dello scorso gennaio ad Auckland).
La risposta di Jannik sul 15-30 fulmina l’avversario che si rivolge all’arbitro dicendogli che la sua prima era fuori. Dalla sedia arriva la conferma che era buona, salvo poi negargli la verifica del segno perché non ha interrotto prontamente il gioco. Benoit ribatte che si è fermato, pure troppo, anzi, vuole il fisio, si è fermato dopo il servizio perché si è fatto male. Richiesta negata dall’uomo sul seggiolone (anche se la presenza di una maestra d’asilo sarebbe più consona alla situazione) che alterna decisioni corrette ed errate.
In ogni caso, è break al quarto gioco come nel primo parziale. Una manciata di minuti dopo, sulla terza palla a disposizione per rientrare, Paire si infuria nuovamente con il giudice di sedia, reo di aver fermato il cronometro a pochi secondi dallo scadere del tempo per servire; il motivo, gli viene spiegato, è che si era messo a parlottare recando disturbo al battitore – e anche a chi vorrebbe vedere un match, vorremmo aggiungere. Non passa molto perché si lamenti ancora, Paire, stavolta giustamente, per il mancato warning a Sinner che non era pronto a rispondere nel tempo ragionevole. Ogni tanto si gioca anche a tennis, quel che basta a muovere il punteggio. Paire, premuroso di anticipare la conferenza stampa per dichiararsi contento di com’è andata perché ha fatto più game che a Cincinnati (nessuno contro Coric: 6-0 1-0 e ritiro), getta gli ultimi punti nell’indifferenziata e Sinner, sicuramente attento e concentrato in un match di difficile valutazione tecnica, guadagna il secondo turno contro Stefanos Tsitsipas, colui che lo ha fermato proprio a Roma un anno fa (beh, un po’ di più…) dopo la vittoria su Johnson.