Dietro Djokovic, Nadal e Federer c’è un fronte – destinato probabilmente ad ampliarsi – che si sta un po’ scocciando di sentirsi un ripiego. A pochi giorni dalla rottura di una serie lunga oltre tre anni di Slam divisi all’interno del cerchio magico – l’ultimo extra è stato Wawrinka allo US Open 2016 – Matteo Berrettini dalla sua Roma ha inteso prendere le difese dei due finalisti dello US Open. Accusati dalla critica, più o meno qualificata, di aver dato vita a una finale “brutta” rispetto a come sarebbe stata con in campo i Big Three. L’azzurro, numero otto del mondo, lo ha fatto sentendosi pienamente parte di una generazione a suo modo sfortunata. Senza i fenomeni assoluti ancora con pieno merito in circolazione, un Thiem già tre volte sconfitto in finale ci avrebbe messo meno tempo a diventare il primo nato dopo il 1990 a vincere uno Slam.
Pur essendo tra gli ultimi arrivati in ordine di tempo tra i banchi dell’opposizione, Matteo è già pienamente nella parte. Con onestà intellettuale non si è preso i gradi di leader degli italiani (qui ne parla il direttore nell’ultimo editoriale), ma ha spostato il mirino più in alto. “Su social e mezzi di informazione ho letto cattiverie nei confronti miei e di altri giocatori come se avessimo fatto qualcosa di male alle famiglie di chi scriveva. Mi mette tristezza leggere queste cose su ragazzi giovani che affrontano le prime grandi tensioni, con la pressione dell’esistenza di quei tre che, tutti insieme, sono qualcosa di allucinante. Non so cosa ci si aspetti: dopo sei mesi senza tornei si va allo US Open a giocare partite sulla distanza dei tre set su cinque, è impossibile non tentennare“.
Il riferimento ai tanti errori sparsi nei cinque set della finale di Flushing Meadows diventa diretto: “Non mi aspettavo due robot. Se penso alla mia partita contro Monfils nei quarti di finale di un anno fa, mi è tremata la mano e ho fatto doppio fallo. Penso che quelle siano le emozioni del tennis. Mi fa tristezza pensare che c’è gente pronta a insultare professionisti che si allenano dalla mattina alla sera, ragazzi giovani che hanno vinto già tanto. Bisognerebbe avere un po’ più di rispetto e goderci quello che stiamo vivendo, perché lo sport non è una cosa semplice come sembra”. Nel silenzio del Foro Italico, il messaggio rimbomba.