Giornata di quarti di finale anche nel femminile, con un parco giocatrici di altissimo livello; vediamo com’è andata.
[9] G. Muguruza b. [SE] V. Azarenka 3-6 6-3 6-4
Garbiñe Muguruza si è imposta nel match di cartello della giornata, per la verità non bellissimo, in due ore e 19 minuti, interrompendo la corsa di un’altra bi-campionessa Slam ed ex numero uno WTA, Vika Azarenka, che è rimasta in partita pur perdendo il servizio sei volte di fila. Per Muguruza prosegue la strage di nomi altisonanti, dopo Stephens, Gauff e Konta.
2-1 Azarenka nei confronti diretti prima di questa sfida, con l’ultimo match proprio a Roma lo scorso anno, quando si ritirò la spagnola agli ottavi, mentre qualche mese prima era stata Vika ad abbandonare in corso d’opera durante la finale di Monterrey.
Entrambe piuttosto centrate all’inizio, soprattutto con il rovescio. L’iberica si è procurata le prime due chance, non consecutive, nel terzo gioco: ha risposto con colpi centrali ma potenti alle frequenti seconde dell’avversaria, approfittando di qualche iniziale esitazione in uscita dal servizio per salire a palla break, ma un errore di dritto e un rimbalzo infido l’hanno respinta. Nel gioco successivo, di contro, Vika non è stata così generosa, e rispondendo colpo su colpo ad ogni attacco di Muguruza l’ha portata a commettere tre non forzati per il 3-1, dimostrando di soffrire poco la prima potente di Garbine. Replica immediata, però, con la spagnola a disegnare entrambi i lungolinea per lo 0-40 prima di commettere altri errori esiziali, peccando di concretezza.
Azarenka, che questa settimana si è distinta sia per quanto fatto in campo (la bicicletta a Kenin al secondo turno) che per l’empatia mostrata nei confronti di Kasatkina, infortunatasi alla caviglia durante il tie-break del primo set di ieri, si è più volte lamentata dell’eccessiva altezza della sua panchina, e ha risolto il problema meditando come Siddartha sotto al fico:
Da lì ha gestito il punteggio con più punti diretti dal servizio (20/24 con la prima) e con le sue classiche variazioni di spin e direzione, sempre destabilizzanti per il tennis travolgente ma non troppo sfumato di Muguruza. La bielorussa ha chiuso il set con relativa tranquillità in 47 minuti, trovando punti soprattutto da sinistra e chiudendo su una risposta lunga dell’avversaria.
Bruttino il secondo set, con ben quattro break consecutivi: Azarenka è passata subito senza fare sforzi particolari, sfruttando altri tre dritti sbagliati e un doppio fallo, ma stavolta anche lei ha staccato la spina, sbagliando anche lei con servizio e dritto e riaprendo la contesa. Muguruza però non è stata da meno, e ha perso la battuta a zero continuando a soffrire la posizione avanzata dell’avversaria.
L’ultimo break, però, ha segnato un innalzamento del livello dell’iberica, che ha ritrovato il dritto per salire 2-2 grazie a un altro doppio fallo della bielorussa, il quinto. La chiave in questa fase è stata una maggior accortezza di Muguruza, che ha smesso di spingere già dal terzo colpo per aprirsi gli angoli a poco a poco e ha poi strappato la battuta ad Azarenka per la terza volta procurandosi due chance su una volée non chiusa dalla bielorussa e passando alla seconda occasione su un dritto lungo.
L’incanto è durato poco, sfortunatamente per lei, e un rovescio sbagliato dal centro ha regalato lo 0-40 ad Azarenka, tornata in gioco grazie a… un doppio fallo, ça va sans dire. Vika era in un momento di astenia anche peggiore del suo, però, e l’ha mandata a servire per il set prima di risvegliarsi dal torpore e trovare i suoi migliori colpi di giornata (un passante in corsa, un rovescio vincente dal centro e una combo drop/lob) per andare guadagnarsi tre palle dell’ennesimo contro-break, ma Muguruza ha tenuto e ha portato la partita al terzo grazie a due rovesci appena larghi dopo un’ora e 32 minuti. Per Azarenka 5/21 al servizio nel parziale. L’impressione è che i tanti match giocati (17 in 28 giorni) abbiano iniziato a pesare sulla pur imperturbabile Vika.
Il terzo set è iniziato allo stesso modo, con tre break consecutivi e qualità intermittente. Vantaggio immediato per Muguruza grazie a un doppio fallo di Azarenka, quasi una superfetazione scriverlo, e contro-break a zero con un bel passante e un cross di dritto imprendibile. Nel gioco successivo, 0-40 in favore della spagnola, imprecisa inizialmente ma brava a chiudere lo smash per il 2-1 e servizio. Azarenka è riuscita a tenere la battuta dopo sei break subiti di fila per accorciare, e improvvisamente il livello del match è salito: Muguruza ha vinto un punto straordinario con un dritto lungolinea al termine di una strenua difesa:
Ciononostante, ha concesso tre palle break non consecutive, e, pur salvando le prime due con degli ottimi punti giocati in progressione, si è fatta raggiungere con un rovescio lungo. Proprio quando Vika sembrava essere tornata ai livelli dell’ultimo mese, Muguruza è però riuscita a rialzarsi nell’ottavo gioco, salvando una palla break con il rovescio, e ha vinto 11 degli ultimi 13 punti, breakkando a zero nel nono e chiudendo al terzo match point grazie a un rovescio in rete dell’avversaria. Domani affronterà Halep.
[1] S. Halep b. Y. Putintseva 6-2 2-0 rit.
Di breve durata l’incontro che ha aperto la giornata sul Centrale, dove Simona Halep ha approfittato del ritiro di Yulia Putintseva dopo soli 48 minuti. La kazaka è partita bene, procurandosi due palle break nel terzo gioco, ma una volta sprecate quelle ha sofferto il pressing da fondo della prima favorita del torneo, per poi soccombere a un problema alla parte bassa della schiena – i lunghi match precedenti contro Martic e Rybakina hanno probabilmente influito.
La rumena raggiunge così la sua quinta semifinale romana (non ha mai perso ai quarti), e cercherà di conquistare il suo primo titolo. Interrogata sul vuoto a forma di Roma nel suo palmares, Halep ha risposto: “Vincere qui è il mio obiettivo più importante al momento. Voglio davvero questo trofeo. Amo giocare qui, e ho raggiunto cinque semifinali, quindi magari avrò una chance nel futuro immediato“.
[12] M. Vondrousova b. [4] E. Svitolina 6-3 6-0
La finalista del Roland Garros 2019, Marketa Vondrousova, ha battuto la campionessa di Roma del 2018 e 2019 in 80 minuti. Sei palle break non sfruttate nei primi due giochi da Svitolina, stranamente fallosa (16 unforced) e destabilizzata dai cambi di ritmo dell’avversaria, dotata di un dritto mancino molto carico che tiene le avversarie lontane dal campo per poi colpire con soventi palle corte. La ceca si è allora portata avanti nel gioco successivo, e ha addirittura sprecato due palle per il 5-1 prima di concederne un paio all’avversaria, cancellate però da un rovescio largo e da un drop – zero su otto per Svitolina con le palle break nel parziale. Set estremamente combattuto, con sei game ai vantaggi, ma chiuso a zero da Vondrousova su un dritto in corsa complicato tirato in corridoio dall’ucraina.
La ceca ha subito messo la racchetta avanti anche nel secondo, vincendo uno scambio di pittino e aggredendo una palla corta un po’ telefonata. Svitolina ha avuto una chance per rientrare grazie a un doppio fallo, ma Vondrousova si è schernita attaccando bene con il colpo bimane prima di scappare definitivamente nel gioco successivo, soffrendo solo nell’ultimo game del match prima di chiudere con l’ennesima palla corta chiosata da un pallonetto.
[2] Ka. Pliskova b. [11] E. Mertens 6-3 6-0
Non c’era solo Azarenka fra le reduci dello US Open, visto che sia Pliskova che Mertens hanno giocato a Flushing Meadows, e pure molto bene nel caso della belga (fermata solo dal ciclone-Azarenka). Il loro match odierno si è chiuso con la vittoria della campionessa uscente degli Internazionali d’Italia in due ore e otto minuti.
La ceca ha salvato due palle break nel game d’apertura, ma si è salvata e ha colpito nel game successivo per il rapido 3-0 iniziale. Pliskova avrebbe potuto allargare ulteriormente il gap, ma non è riuscita a sfruttare due occasioni non consecutive nel quarto game. Nonostante questo, ha chiuso facilmente il parziale per 6-3.
L’inizio del secondo sembrava aver indirizzato l’incontro definitivamente, visto che Pliskova era rapidamente salita 1-0 e servizio, e invece la belga ha iniziato a trovare continuità in risposta, arrivando a palla break in ogni turno di servizio dell’avversaria e vincendo cinque game di fila per mandarla al terzo dopo un’ora e 37 minuti. Pliskova ha commesso alcuni errori esiziali, come il doppio fallo sulla palla del 4-2 e il 15-40 non sfruttato sul 3-3.
All’inizio del terzo, però, la campionessa uscente ha ritrovato i suoi colpi, ed è salita 2-0 grazie a un paio di vincenti, uno in contropiede e uno di puro muscolo, beneficiando anche di un’esitazione di Mertens nello scendere a rete. La partita è finita lì, perché la belga è completamente uscita dall’incontro, subendo anche la beffa di un break a zero favorito dal nastro nel quarto gioco. Mertens ha avuto una chance per accorciare il divario subito dopo, ma una bella combinazione seconda-e-dritto di Pliskova l’ha ricacciata indietro, infornando il bagel poco dopo con tre risposte senza tema di smentita consecutive.