M. Kukushkin b. [14] F. Fognini 7-5 3-6 7-6(1) 6-0
Si sapeva che Fabio Fognini non arrivava a questo Roland Garros nella migliore condizione fisica o di forma, ma forse si sperava che fosse in grado di superare il primo turno contro un avversario come Mikhail Kukushkin che, seppur certamente esperto e rognoso, non è molto a suo agio sulla terra battuta. E invece purtroppo abbiamo dovuto assistere a una prestazione nella quale il n.2 italiano ha potuto esprimere il suo tennis solamente in minima parte, limitato dal freddo e dal campo pesante, ma soprattutto da un’ancora precaria situazione relativa alla caviglia operata qualche mese fa.
L’inizio è stato da incubo: dopo oltre un’ora di ritardo a causa della pioggia, i due protagonisti sono scesi sul bellissimo ma molto periferico campo Simonne Mathieu bardati come se si trattasse di uno slalom speciale. Il campo scivolosissimo ha dato parecchi problemi in avvio a Fognini, che ha chiesto e ottenuto di iniziare il match indossando i pantaloni della tuta e che più volte non ha trovato la sufficiente aderenza con le suole partendo sugli scatti. Precipitato in un attimo 0-2 con palle per lo 0-3 pesante, ha poi iniziato a trovare progressivamente la misura dei colpi e una certa mobilità per rimontare sul 3-3 e poi passare in vantaggio tenendo la battuta nel game seguente.
Sul 5-4 Fognini si è trovato a due punti dal set sullo 0-30, ma non è riuscito a concretizzare, perdendo poi il servizio nel game successivo con tre errori non forzati e un doppio fallo che hanno dato via libera al 7-5 in favore di Kukushkin.
Già particolarmente innervosito dalla piega presa dal primo parziale, Fabio ha iniziato con i suoi soliti monologhi, davanti al sempre passibile Barazzutti, intirizzito in tribuna, riuscendo comunque a scuotersi a sufficienza (al prezzo di una racchetta rotta e di un warning) per poter andare avanti per primo di un break e poi chiudere definitivamente sul 6-3.
I microfoni del Simonne Mathieu, molto vicini ai giocatori sia in fondo al campo sia nei pressi della rete, diffondono buona parte dei monologhi di Fognini che vanno dall’incredibilmente divertente (“riesce a resuscitare anche i topi”) al meno pubblicabile (improperi vari fino a considerazioni molto pericolose sui giudici di linea).
Nel terzo purtroppo Fabio non è riuscito a mantenere il vantaggio conquistato all’inizio del set (3-1) cedendo la battuta proprio mentre stava servendo per il set sul 5-4 per poi perdere il tie-break successivo per 7 punti a 1. A quel punto il match è finito, perché chiamato il fisioterapista per farsi vedere la caviglia evidentemente dolorante, nel set successivo ha vinto solamente una manciata di punti, incassando un 6-0 in 19 minuti e terminando il match con un parziale di 7 punti a 31.
Cosa c’è che non va nella caviglia? “Non lo so” ha risposto Fognini in conferenza stampa, senza aggiungere altri dettagli, dal momento che con Ubitennis ha deciso da tempo di non parlare, e non c’era nessun altro giornalista di nessuna testata che fosse interessato a parlargli. Un vero peccato, perché sarebbe interessante sapere se si tratta solamente di un problema passeggero oppure di una malaugurata ricaduta.
Fatto sta che anche quando abbiamo visto Fabio allenarsi sabato pomeriggio con Stefano Travaglia, si muoveva in maniera molto cauta sulla terra battuta asciutta del campo 7 e non spingeva mai sulle caviglie per i recuperi. Rivedremo Fognini in campo questa stagione? Non lo sappiamo. Andrà in Australia? Non lo sappiamo. Sarebbe stato bello poterglielo chiedere ed avere una risposta, ma purtroppo è andata diversamente. In ogni modo, a contrario di altri, saremo sempre qui a seguire le sorti del tennis italiano e internazionale, che fino a quando Fognini continuerà ad essere un giocatore professionista, e per il momento ben dentro ai primi 20 del mondo, comprenderanno anche lui.