“Il terzo set è stato il più difficile, ma sentivo di essere molto in fiducia. Bisogna rimanere lì, concentrati, perché tutto può cambiare in ogni momento. Sono stato bravo a tenerlo sott’acqua“. Descrive così Matteo Berrettini la vittoria piuttosto agevole contro Vasek Pospisil, nel cui curriculum resterà fino al 2021 una sola gioia sulla terra nel circuito maggiore.
Rispetto ad altri, Matteo sembra essersi adattato abbastanza bene alle condizioni di gioco: “Le palle sono pesanti, piove e fa freddo. Tutto insieme non aiuta ed è molto diverso da Roma. Ho tirato le corde tre chili in meno e tutto sommato ho sensazioni positive; avevo iniziato con la tensione normale e mi sono accorto che la palla non camminava!” ha proseguito Matteo, lasciandosi sfuggire un sorriso. “Sicuramente molti altri giocatori hanno sentito lo stesso problema, ma quello che devi fare è abituarti. Oggi mi sono sentito bene in campo: mi sono accorto che devo colpire tutte le palle a tutto braccio, e non è una cosa che mi dispiace. Il servizio paga un pochino meno, ma se sei preciso sulla terra comunque ti apri il campo“.
Sul prossimo avversario, il sudafricano Lloyd Harris. “Ci ho giocato due volte contro da juniores, una volta proprio qui a Parigi nel 2014. Anche all’epoca si vedeva che avrebbe sviluppato un buon servizio. Gli piace giocare aggressivo, gioca meglio sul duro ma può essere pericoloso anche sulla terra. Non ci gioco da parecchio, dovrò un po’ adattarmi all’inizio“. Incrociando le dita, l’atteggiamento di Matteo sembra quello giusto e la serenità ne è diretta conseguenza, assieme all’ambizione di fare strada nel torneo: “Mi adatto abbastanza velocemente tra una superficie e l’altra, anche venendo da New York ci ho messo un paio di giorni – non è tantissimo. Deve sbloccarsi un po’ la testa: ho fatto molta fatica nei primi giorni, poi mi sono detto che trovare la strada per essere più pronto possibile“.
Una battuta anche sull’ottimo torneo disputato sinora dai tennisti italiani, in nove al secondo turno (sei uomini e tre donne). “Ovviamente serve avere ragazzi abbastanza pronti da giocare a questo livello, ma credo sia anche un po’ la conseguenza di quello che ha fatto Marco due anni fa e del lavoro della federazione sui giovani come me, Musetti e Sinner. Poi c’è il lavoro degli allenatori dei tennisti un po’ più grandi, come Caruso e Travaglia. Sono davvero contento per i tifosi italiani ed è molto positivo per me, perché mi motiva ancora di più. Ci aiutiamo e ci spingiamo a vicenda“.