Che nel circuito femminile le sorprese siano all’ordine del giorno è opinione comune non necessariamente surrogata dai fatti, sebbene la maggiore alternanza nell’albo d’oro degli Slam stia a testimoniare gerarchie di vertice molto meno consolidate. Resta comunque poco comune vedere la prima favorita per la vittoria di un Major strapazzata come è accaduto oggi a Simona Halep, numero uno del seeding, per mano di una favolosa Iga Swiatek.
La giocatrice rumena sembrava avviata a una vittoria tanto comoda quanto pronosticabile, invece per il secondo anno di fila viene eliminata in modo brutale. Nel 2019 fu Amanda Anisimova a buttarla giù dallo scranno di campionessa in carica, dopo che Halep aveva fatto un sol boccone di Swiatek, proprio agli ottavi; quest’anno è accaduto il contrario: Simona ha dominato Amanda al terzo turno ed è stata dominata da Iga agli ottavi. In lungo, in largo, in tutte le dimensioni rilevabili su un campo da tennis. Un vero e proprio KO tecnico.
LA CHIAVE TATTICA – Trenta vincenti a dodici, zero palle break concesse contro quattordici, sessantasei punti a quarantatré, un dominio – con margine neanche piccolo – esteso a tutte la tipologie di scambio, dall’uno-due ai rally che hanno superato i nove colpi (dove Swiatek ha prevalso 9-5). Vedendo Simona sballottata di qua e di là dalle traiettorie della 19enne polacca, ci è tornata in mente la dichiarazione di Halep dopo la facile vittoria contro Anisimova – ‘il match contro Swiatek sarà simile a quello di oggi come temi tecnici’ – e abbiamo rifatto la stessa riflessione partorita sul momento: siamo sicuri che Halep conoscesse il tennis di Swiatek fino in fondo?
Perché l’ipotesi – ancorché assurda per una giocatrice che si allena in modo così meticoloso – è che Halep sia scesa in campo poco consapevole della sfida tecnico-tattica che avrebbe dovuto affrontare. Da una parte Swiatek sapeva esattamente cosa attendersi e come controbattere, dall’altra Halep è sembrata completamente spaesata e sorpresa dal tennis della sua avversaria. In realtà Anisimova e Swiatek sono tenniste profondamente diverse, perché la polacca pur non avendo il talento ‘puro’ nel colpire della statunitense, sa fare sostanzialmente tutto sul campo da tennis. Gioca colpi molto più lavorati e adatti alla superficie, sa condurre il ritmo dello scambio in modi diversi, alzando o abbassando la traiettoria, è molto più capace a rete ed è parecchio abile con la palla corta. In soldoni: sicuramente non va affrontata come si affronta Anisimova.
IL MATCH – Sin dalle prime battute Iga Swiatek ha preso il tempo ad Halep sulla diagonale di rovescio, costringendola a colpire praticamente sempre in fase difensiva, ma soprattutto ha fatto la differenza in risposta; togliendo ad Halep il tempo di pensare, e impedendole di trasformare lo scambio in una lunga ragnatela sulle direttrici incrociate, Swiatek ha compiuto l’unica scelta tattica possibile. La polacca ha preso il comando delle operazioni seguendo una traccia assai coraggiosa: se sono io la prima ad affondare, la prima a uscire in lungolinea, la partita si giocherà alle mie condizioni. Vincerò o perderò, ma sarò io a decidere come. Halep ha accusato l’aggressione, ma nei fatti ha commesso pochissimi errori non forzati, appena un paio nel primo set; il resto sono stati vincenti di Swiatek o errori provocati dalle sue accelerazioni.
Era lecito attendersi una reazione di Halep nel secondo set, ma i due rovesci con cui Swiatek ha convertito la prima palla break del secondo set – uno strettissimo per buttare l’avversaria fuori dal campo, poi un comodo vincente lungolinea – hanno contribuito a scavare un solco troppo profondo tra le due giocatrici. Con le spalle al muro, Halep ha trovato qualche soluzione d’orgoglio che però si è persa in una confusione tattica generale, al cospetto invece di un’avversaria che nel quarto game completava con successo la settima discesa a rete su sette tentativi. Nel game fiume che di fatto ha chiuso la partita – si era sul 3-1 e Halep ha annullato cinque palle break prima di cedere ancora il servizio – abbiamo percepito il secondo, fondamentale, motivo per cui oggi Swiatek ha vinto la partita; è scesa in campo senza il minimo timore dell’avversaria, e dopo un dritto incrociato vincente sul 15-15 ha liberato nell’aria un come on sfrontato almeno quanto il suo tennis. Sapeva esattamente cosa fare e lo ha fatto benissimo, Halep non aveva molta idea di cosa fare – e in più lo ha fatto parecchio male.
Vista così, non poteva davvero finire diversamente: Simona ha annullato il primo match point con un dritto vincente, ma sul secondo una prima corposa di Swiatek ha chiuso la contesa. 6-1 6-2, vendetta eseguita con successo. “Sono quasi sorpresa per quello che ho fatto” ha detto Iga a fine partita. “Lo scorso anno era la mia prima esperienza su un grande campo, adesso ho la sensazione di poter reggere la pressione. Un sogno che si avvera, e spero possa durare ancora“. Poi si è simpaticamente messa in guardia: “Simona mi batté e poi al turno successivo perse contro Amanda, quindi spero che quest’anno non si siano invertiti i ruoli!“.
Chapeau Iga, che adesso ai quarti (i primi Slam della sua carriera) affronterà la nostra Martina Trevisan, autrice di un’altra splendida vittoria contro Bertens. Il nostro tifo sarà ovviamente per la ragazza toscana, ma la sensazione è che Iga Swiatek stia spiccando il volo verso qualcosa di importante. E se continua a giocare così, non è detto che non possa toccare a lei già quest’anno.