2- le vittorie conseguite da Marco Cecchinato nei ventitré tornei da lui giocati dal Roland Garros 2019 -dove, chiamato a difendere i punti della semifinale della precedente edizione, perse malamente da un Nicolas Mahut fuori dalla top 250 ATP- sino allo stop per pandemia dello scorso marzo, quando si fermò con la sconfitta subita a Santiago del Cile contro Dellien. Una crisi costatagli in appena otto mesi il calo in classifica di ben 94 posizioni (da 19 a 113 ATP, la più bassa da lui occupata da maggio 2017) e che sembrava non promettere nulla di buono nemmeno per il prosieguo della sua carriera, visti anche alcuni particolari di quelle sconfitte: il siciliano aveva perso per ben tredici volte contro tennisti non presenti nella top 50 ed era stato sconfitto in tutti gli otto incontri giocati sulla sua superficie preferita, la terra. La pausa del circuito dovuta all’emergenza Covid 19 -coincisa con la nascita del primo figlio e il ritorno alla guida tecnica di quel Max Sartori, già coach di Seppi, che una decina di anni prima lo aveva già allenato introducendolo nel mondo del grande tennis- lo ha aiutato a ritrovare la concentrazione adatta per dare il meglio di se in campo. Lo si è visto in questo breve scorcio di stagione sulla terra rossa europea nel quale a 28 anni ormai compiuti Marco ha vinto ben sette partite nel circuito maggiore, tre delle quali contro top 50 (Edmund a Roma, De Minaur a Parigi e Ramos a Santa Margherita di Pula), risultati che gli hanno restituito la top 100 (adesso è 77 ATP), grazie al bottino di 335 punti raccolto in questi tre tornei. Cecchinato la scorsa settimana in Sardegna ha intanto raggiunto la sua quarta finale nel circuito maggiore, venti mesi dopo l’ultima risalente al febbraio dell’anno scorso, quando vinse nettamente contro l’attuale top ten Diego Schwartzman. A differenza delle precedenti tre già giocate (le altre due erano datate entrambe 2018, rispettivamente agli ATP 250 di Budapest e Umago) Cecchinato si è però dovuto arrendere in due set lottati nell’ultimo atto del torneo al numero cinque di Serbia (e attuale 53 ATP), Laslo Djere. Marco può comunque dirsi soddisfatto della sua settimana sarda, anche perchè è stato vicino a vivere una precoce svolta negativa nel torneo: oltre alla già citata vittoria su Ramos ai quarti, a quelle facili sul lucky loser Petrovic (in semi) e sullo statunitense top 60 Tommy Paul in ottavi, nel primo turno ha dovuto salvare un match point contro Gianluca Mager, prima di avere la meglio sul ligure dopo oltre due ore e mezza di battaglia.
10- le sconfitte rimediate da Benoit Paire negli ultimi tredici incontri da lui disputati. Eppure il trentunenne di Avignone aveva iniziato bene il 2020, vincendo due delle tre partite giocate nella Atp Cup e arrivando in finale all’ATP 250 di Auckland, dove aveva perso solo al tie-break del terzo set contro il connazionale Humbert. Proprio grazie a quei risultati il francese trovava i punti necessari allo sprint finale per l’accesso nella top 20, dalla quale mancava da inizio 2016. Da quel momento iniziava per lui la crisi, apertasi agli Australian Open, dove perdeva per la quarta volta consecutiva la partita nel gioco decisivo del parziale finale, cedendo 7-6 al quinto a Marin Cilic (questa particolare serie nera era iniziata agli US Open 2019, con la sconfitta al secondo turno patita con questo stesso epilogo, dopo essere stato due set avanti contro Aljaz Bedene). Dopo la sconfitta di misura nel primo Slam stagionale, Paire è sceso molto di rendimento: prima del lockdown a febbraio ha perso quattro partite contro tennisti oltre la cinquantesima posizione del ranking (tra cui il nostro Roberto Marcora, allora 174 ATP). Ancora peggio ha fatto da quando ad agosto il circuito è ripartito, anche per colpa della positività al Covid che lo ha escluso a tabellone compilato dagli US Open. Al ritorno in campo a Roma rimediava una brutta figura per l’atteggiamento in alcuni momenti irritante avuto nella sua partita persa contro Sinner, a cui hanno fatto da corredo due ritiri: precedentemente al Foro italico, contro Coric nel Masters 1000 di Cincinnati- New York e dopo gli Internazionali d’Italia contro Ruud ad Amburgo (dove ha giocato con il permesso degli organizzatori pur essendo risultato nei giorni precedenti nuovamente positivo). Nello Slam di casa è arrivata l’unica vittoria di questi ultimi mesi, quella ottenuta contro l’esordiente assoluto in match del circuito maggiore giocati sulla terra battuta, il sud coreano Soon Woo Kwon, rivelatasi però illusoria dopo le due successive sconfitte subite contro tennisti ai margini della top 100 (Federico Coria a Parigi, Dennis Novak la settimana scorsa a Colonia).
34- le partite vinte nel circuito maggiore da Andrei Rublev nel 2020, secondo dal punto di vista quantitativo solo a Nole Djokovic, il quale nei suoi sette tornei giocati sin qui quest’anno ne ha portate a casa tre in più (il terzo sinora è Tsitsipas con 27, seguito a sua volta da Nadal con 22 e da Thiem e Schwartzman con 20). Quando ha appena compiuto ventitré anni il moscovita -salito per la prima volta all’ottavo posto del ranking ATP grazie ai 500 punti garantiti dal titolo conquistato la settimana scorsa a San Pietroburgo- continua la crescita costante in classifica iniziata da marzo dello scorso anno. La sua è anche una storia incoraggiante: in quel periodo Andrei era infatti uscito dalla top 100, a causa di una netta involuzione, tra problemi fisici e psicologici (ha poi rivelato alla stampa di essere anche incappato in una qualche forma di depressione) costatigli una crisi sorprendente per un ragazzo che non ancora ventenne nel 2017 riusciva a vincere da lucky loser il primo titolo ATP a Umago e a raggiungere i quarti agli US Open, più giovane tennista a riuscirci dal 2001 in poi. La sua carriera è cambiata nuovamente da fine luglio dello scorso anno, quando arrivò in finale all’ATP 500 di Amburgo eliminando Garin, Ruud, Thiem (quella fu la sua seconda vittoria della carriera contro un top ten) e Carreno Busta e cedendo a Basilashvili in tre set. A partire dallo storico (e decadente) torneo nel nord della Germania, a cui era arrivato da 78 ATP, Andrei ha cambiato nettamente marcia, vincendo sessantacinque delle successive ottantatré partite giocate: tra queste anche quella su Federer a Cincinnati nell’agosto 2019, la più veloce sconfitta (62 minuti) subita dal grande campione svizzero dal 2003 in poi. Soprattutto, il russo dalla scorsa estate ha vinto ben cinque titoli, in condizioni e superfici di gioco diverse tra loro: il duro indoor a Mosca nell’ottobre di un anno fa, il cemento all’aperto nel gennaio 2020 a Doha e ad Adelaide (primo dal 2004 a vincere due tornei nelle prime due settimane dell’anno), la terra rossa ad Amburgo (il mese scorso in finale su Tsitsipas) e qualche giorno fa l’ATP 500 di San Pietroburgo, nuovamente su un tappeto in condizioni indoor. A riprova dell’elevato livello raggiunto dal suo tennis, in questi mesi si è anche qualificato per la prima volta ai quarti in un Masters 1000 e per altre due è stato tra gli ultimi otto nei Majors (nelle scorse settimane agli US Open e al Roland Garros). Nell’ex capitale russa qualche giorno fa il nuovo numero 8 ATP ha confermato di poter meritare un posto alle prossime ATP Finals di Londra, tramite un cammino verso il titolo difficoltoso solo in un paio di match: ha vinto piuttosto agevolmente su Pospisil e Norrie, ha sofferto solo nel primo set della finale contro Coric, ma ha appunto dovuto rimontare un set di svantaggio contro Humbert in ottavi e Shapovalov in semifinale. E la sua ascesa potrebbe non essere finita qui..