3 – le “doppiette” di tornei vinti giocati in settimane consecutive da Alexander Zverev. Il 23enne tedesco di origine russa aveva già conquistato in due occasioni tornei disputati nel corso di due settimane di fila. La prima volta era accaduto nell’estate 2017 sul cemento all’aperto di Washington e di Montreal, quando Sascha si impose nelle due finali su Anderson e Federer. La seconda si era invece verificata nella primavera del 2018, quando il tennista nato ad Amburgo si era imposto sulla terra battuta di Monaco di Baviera e di Madrid. Nelle ultime due settimane, infine, Sasha ha corroborato il suo piazzamento di settimo giocatore al mondo vincendo i due tornei ATP 250 giocatisi a Colonia, inseriti con una licenza annuale nel calendario provvisorio post pandemia dell’ATP.
Per vincere quelli che sono stati rispettivamente il dodicesimo e tredicesimo torneo – cinque dei quali si sono giocati in condizioni indoor e tra questi figurano il primo, vinto a San Pietroburgo nell’ottobre 2016, e il più importante sinora portato a casa da Sasha, le ATP Finals 2018 – il tedesco ha dovuto vincere in totale otto partite. Tre di queste otto sono state contro top 50 (tra cui quella contro Jannik Sinner, che lo ha impegnato seriamente per un set), una contro un top 30 (Auger-Aliassime, in finale a Colonia 1) e appena una contro un top 10 (la seconda finale vinta 6-2 6-1 su Schwartzmann). Tuttavia nel corso delle due settimane alla Lanxess Arena – impianto polivalente inaugurato nel 1998 con 19.500 posti a sedere, chiuso però ai tifosi per i due tornei – Sascha ha lasciato per strada tre set (quelli persi contro Harris, Millman e Mannarino, con il mancino francese unico tennista in grado di trattenerlo in campo per più di due ore).
I numeri, però, confermano che da quando a fine agosto si è ripreso a giocare il tedesco è stato tra quelli che in assoluto ha fatto meglio, grazie al suo bilancio di 17 partite vinte e 3 sole perse, uno score che gli ha consentito di guadagnare 1385 punti con il nuovo regolamento del ranking, adattato all’emergenza sanitaria internazionale (i tennisti possono mantenere in classifica il miglior risultato di ogni torneo tra il 2019 e il 2020). Solo Thiem con 2080 e Djokovic con 1540 hanno fatto meglio di Zverev, che sarebbe primo se solo avesse sfruttato le varie occasioni nel corso della finale dello US Open, ma in ogni caso Sascha precede Rublev (1195), Tsitsipas (1180), Schwartzmann (1020), Raonic (915) e Carreno (900).
A tal proposito, una curiosità: della top ten dell’ultima classifica pre-sospensione di metà marzo ben cinque giocatori non hanno guadagnato nemmeno un punto. Se era impossibile aspettarselo da Federer ai box sino al prossimo gennaio o da Nadal che ha sin qui partecipato a un solo torneo, sorprende molto di più che Medevedev (cinque tornei giocati), Monfils (tre) e Goffin (cinque) non abbiano aggiunto alcun punto a quelli che già avevano; lo stesso Berrettini. con 215 punti guadagnat, non ha fatto abbastanza (salvo miracoli) per confermare la sua presenza alle ATP Finals. Il torneo di fine anno è il grande obiettivo di Zverev nella fase finale del 2020. Il tedesco è consapevole che nella O2 Arena di Londra, teatro per l’ultima volta della competizione, è in grado di dare il suo meglio: considerato il suo stato di forma e le condizioni di gioco a lui favorevoli, è uno dei grandi favoriti di quello che un tempo era chiamato Masters.
5- i tornei che sono stati necessari a Viktoria Azarenka per guadagnare 45 posizioni e tornare alla classifica (non terminava una stagione così in alto dal 2012) e ai livelli di gioco che non aveva dalla primavera del 2016. Quattro anni e mezzo fa l’ex numero 1 WTA e bi-campionessa dell’Australian Open vinse Indian Wells e Miami rientrando dopo circa due anni nella top 10, ma si fermò dopo la partita persa al Roland Garros contro Karin Knapp. Inizialmente per la convalescenza dall’infortunio al ginocchio sofferto contro l’italiana, poi per la gravidanza e la nascita del primogenito Leo. Dopo questo lieto evento iniziò per la bielorussa il calvario legale col padre del bimbo per il suo affidamento, una lotta che tenne Vika agonisticamente lontana dal circuito in maniera quasi continuativa sino al marzo di due anni fa, un periodo in cui la bielorussa riuscì ad avere una parte importante nel modificare le regole a salvaguardia delle mamme-tenniste intenzionate a tornare in campo.
Sino all’estate appena trascorsa, Vika non aveva trovato più la continuità che aveva contraddistinto il suo tennis prima del 2017 (era risalita al massimo sino al 40 WTA), trovando solo degli acuti che le avevano consentito di centrare la finale a Monterrey nel marzo 2019 e di avere, dal rientro in campo, un bilancio di 6 vittorie e 12 sconfitte con le top 10 e di 8-7 contro le colleghe tra l’undicesima e la ventesima posizione. Quando ad agosto si è tornati a giocare, Vika è stata brava a farsi trovare pronta psico-fisicamente: innanzitutto ha vinto il Premier 5 di Cincinnati/New York (21° titolo nel circuito maggiore, a più di quattro anni di distanza dall’ultimo), poi allo US Open è giunta in finale (persa solo al terzo set contro Osaka) e ai quarti a Roma, dove è stata sconfitta al foto-fininish da Muguruza.
Una serie complessiva di 15 vittorie, comprendenti quelle su tre top 20, ma anche vittime ancora più illustri come Serena Williams e Sofia Kenin. Al Roland Garros è incappata al secondo turno in una giornata nera contro Schmiedlova, ma la scorsa settimana a Ostrava – con le vittorie su Krejicikova, Mertens e Sakkari – ha mostrato come quello parigino sia stato solo un incidente di percorso: in Repubblica Ceca è arrivata in finale, dove è stata fermata dalla connazionale Sabalenka. A 31 anni e mezzo e nel pieno della maturità, nel 2021 c’è da attendersi da Azarenka quantomeno il rientro in top ten che dista tre posizioni e poco più di 600 punti. A 31 anni e mezzo e nel pieno della maturità, nel 2021 c’è da attendersi da Azarenka quantomeno il rientro in top ten che dista tre posizioni e poco più di 600 punti.
8 – le vittorie di Ugo Humbert nelle undici volte che ha affrontato tennisti tra la undicesima e la ventesima posizione ATP. Un bilancio che conferma come il ventiduenne mancino – tra i mancini, in classifica lo precedono solo Nadal e Shapovalov – in costante ascesa di classifica da oltre due anni, meriti anche qualcosa in più del 32 ATP al quale questa settimana è salito. Un piazzamento conquistato grazie a un 2020 che gli ha regalato 21 vittorie a livello ATP, tre in più delle 18 che in totale aveva raccolto nei primi anni di carriera professionistica, iniziata circa tre anni fa.
Dopo un percorso da junior senza particolari lampi (in quella categoria era stato al massimo numero 18), nell’ottobre 2017 Humbert sconfigge il primo top 100 della sua carriera, Thomas Fabbiano, al primo turno delle qualificazioni di Parigi-Bercy. Il 2018 è per il giovane francese l’anno dell’ingresso in top 100, un piazzamento possibile grazie alla prima qualificazione e alla successiva vittoria di una partita del tabellone principale di uno Slam (lo US Open) e a 68 partite vinte – compresi Futures e Challenger (tre titoli di categoria). Nel 2019 si concretizza per il tennista nato a Metz l’ulteriore maturazione, vidimata dalle prime semifinali nel circuito maggiore raggiunte a Marsiglia, Newport e Anversa, a testimonianza di una maggiore predisposizione del francese per le superfici veloci. Ugo mostra la sua adattabilità sull’erba a Wimbledon, dove arriva agli ottavi battendo Monfils e Auger Auliassime, per poi chiudere la stagione alle Next Gen Finals – dove si rivela l’unico in grado di battere Sinner, nel Round Robin.
La stagione in corso è quella in cui compie uno step ulteriore: partito bene con il primo titolo della carriera, vinto a Auckland (in finale su Paire) e con la semifinale raggiunta a Delray Beach, in queste ultime settimane ha mostrato di essere migliorato anche sul rosso, dove sino al 2019 nel circuito maggiore aveva vinto solo una partita: a Roma ha sconfitto Fognini e ad Amburgo ha raggiunto i quarti superando per la prima volta un top 5, Medvedev. Due settimane fa, tornato a giocare nelle condizioni che predilige (duro indoor) Ugo si è arreso a San Pietroburgo solo 7-5 al terzo a Rublev, mentre ad Anversa ha vinto il secondo titolo della carriera, un successo raggiunto non senza difficoltà e per questo forse ancora più bello. Humbert ha sofferto soprattutto con Carreno Busta (battuto dopo oltre due ore e mezza, durante le quali ha rimontato un set di svantaggio) e con Evans, al quale ha annullato quattro match point. La crescita è lenta ma costante, e ora solo cinque giocatori più giovani gli stanno davanti in classifica – Tsitsipas, Shapovalov, Auger- Aliassime, Ruud e De Minaur: l’impressione è che sentiremo ancora parlare di Ugo Humbert.