Lo sport, che altro non è che una metafora della vita, sa essere profondamente ingiusto. Ed è questa crudele morale che si potrebbe evincere da un nuovo documentario disponibile sulla popolarissima piattaforma di streaming Netflix dal 20 settembre sulla leggenda del tennis argentino Guillermo Vilas. Il titolo in italiano è “Vilas: tutto o niente”. E si tratta dell’ennesimo pessimo esempio di traduzione dall’inglese. Perché l’espressione “settling the score” che nel titolo originale segue al nome dell’ex giocatore di Buenos Aires rende molto più l’idea dei contenuti del documentario. In senso letterale la potremmo tradurre come “fissare il punteggio” ma in senso più lato come “mettere le cose a posto”, porre rimedio a qualcosa, a un errore della storia.
Perché, in effetti, senza fare troppi spoiler, la trama del documentario segue due filoni. Da una parte, quello più convenzionale, ripercorre la carriera di Vilas e la sua evoluzione, dagli esordi fino al culmine. Ci si sofferma in particolare sulla mitica stagione 1977 in cui, sotto la guida di Ion Tiriac, Vilas vince 145 match, 16 tornei di cui due Slam. La sua striscia di 46 vittorie consecutive è ancora un record imbattuto. Nonostante questo, non riesce a diventare numero uno della classifica, con i meccanismi del ranking che premiano Jimmy Connors. E poi c’è il secondo filone, molto meno noto, quello dell’uomo che per l’appunto ha cercato di mettere le cose apposto, di rettificare il torto subito da Vilas e togliergli l’etichetta di eterno n.2. Si tratta del giornalista argentino Eduardo Puppo, che ne farà una missione di vita. “Ha messo la questione della classifica di Vilas in cima alle due priorità”, dice ad un certo punto sconsolata la moglie di Puppo, che ha un ruolo importante nel documentario.
Una (doppia) storia sicuramente interessante, quella narrata da regista messicano Matias Guilbert che ha attirato il plauso della critica. Anche le valutazioni degli spettatori sono positive. Nel cast sono presenti anche altri grandi nomi del tennis passato e presente come Bjorn Borg, Boris Becker e Roger Federer. Ed è proprio Federer a dare a Vilas il posto che merita nella storia. “Ha avuto una grande influenza sui tennisti che sono venuti dopo di lui”, afferma il campione svizzero. A voler dire che la memoria e il tempo alla fine hanno comunque sanato ogni possibile maltorto.