Siamo con Marcello Marchesini, fondatore e Presidente del MEF Tennis Events che quest’anno, subito dopo il lockdown, ha organizzato ben quattro Challenger (Todi, Forlì e i due di Parma), nonché il ritorno degli Assoluti Italiani e la fase finale del Campionato Italiano a squadre di Serie A. Uno sforzo straordinario in quest’anno così particolare, che si concluderà con il secondo challenger organizzato a Parma, questa volta su cemento indoor (da oggi 2 novembre fino a domenica 9) e purtroppo senza spettatori a causa della recrudescenza dell’epidemia di COVID-19 in Italia.
L’intervista è stata realizzata il 14 ottobre, dopo la conclusione del primo challenger di Parma disputato su terra battuta e vinto da Frances Tiafoe.
Buongiorno Marcello, parlaci del neonato Challenger 80 indoor di Parma che avrà luogo nella prima settimana di novembre al PalaRaschi.
È successo che sono stati cancellati alcuni Challenger in Europa e così l’ATP, con cui da mesi ci sentiamo quasi quotidianamente, mi ha chiesto di verificare la possibilità di organizzare velocemente un torneo indoor. E velocemente in questo caso significa non più di cinque giorni, un vero miracolo. Abbiamo subito coinvolto le istituzioni, il Comune, l’Azienda Turistica che nel suo Presidente Davide Cassani si è dimostrata entusiasta. Allora abbiamo chiuso gli occhi e ci siamo buttati.
Hai un’idea dell’entry list o è prematuro?
Purtroppo non abbiamo dato molto tempo ai giocatori per organizzarsi. Come al solito puntiamo molto sulle wild card soprattutto rivolgendoci a quei giocatori che stanno cercando gli ultimi punti per entrare nel main draw dei prossimi Australian Open. Quindi sarà sicuramente un torneo di buon livello, se poi avremo qualche ciliegina sulla torta lo si saprà probabilmente solo all’ultimo momento.
Nel pomeriggio di sabato è stato sorteggiato il tabellone principale del secondo challenger di Parma, che vedrà il ritorno in campo di Lorenzo Musetti dopo l’infortunio che lo ha costretto al ritiro nella semifinale dell’ATP di Pula. Ci sarà anche Luca Nardi, in totale sono undici gli italiani nel main draw, con tre derby al primo turno (Nardi-Zeppieri, Marcora-Napolitano e Baldi-Musetti). Nessun top 100, dopo la cancellazione di Sugita.
Facciamo un passo indietro, torniamo a Todi da dove tutto è iniziato. Precisamente a quando con sette amici rilevaste un circolo comunale praticamente dismesso chiedendo alla banca un mutuo importante. Ti chiedo: quegli amici sono rimasti tali o hanno maledetto quel giorno?
No no, sono rimasti amici. Anzi il rapporto si è consolidato anche perché ci conosciamo da bambini e sanno com’è il mio carattere. Un vulcano sempre in eruzione, una persona che butta il cuore oltre l’ostacolo. Gli presentai questo progetto nel novembre 2005.
E la famiglia come reagì?
Ho una famiglia straordinaria, le ragazze (Elena e Federica, ndr) avevano appena 15 anni e quindi non erano così coinvolte. Mia moglie mi conosce e sa che alla fine non sono uno così pazzo. Il fattore rischio c’è sempre ma cerco di calcolarlo al meglio.
La cosa però non è andata subito benissimo e ti sei ritrovato con un Circolo sovradimensionato per la realtà territoriale cui si rivolgeva.
La nostra intenzione era di creare un’Accademia. E fu sicuramente un errore. Pensavo che ci avrebbe garantito continuità e respiro economico. Non andò così e quindi nell’aprile 2007 parlai del mio nuovo progetto, cioè di organizzare un Challenger, a Franco Pecci, proprietario della Blu Panorama Airlines. Un mio grande amico nonché un vero appassionato di sport. Infatti era già sponsor della squadra di pallavolo femminile di Todi che militava in B2. Un progetto che sembrava follia: un torneo Challenger nella città più piccola del mondo.
Cosa ti rispose?
Mi disse immediatamente di sì, incoraggiandomi. Chiamai subito l’ATP e mi dissero che si era liberata una data nella seconda metà di settembre, subito dopo lo US Open. Di questo torneo abbiamo avuto undici edizioni consecutive e quest’anno, dopo aver saltato il 2019, abbiamo festeggiato la dodicesima.
Siamo al 2014, quando nasce la MEF Tennis Events (dalle iniziali di Marcello, Elena e Federica, ndr).
Sai, le cose andavano sempre bene, i tornei piacevano e allora tutti mi dicevano di provare a fare di questa attività un vero lavoro. Non solo il mio amico Franco Pecci ma anche, tra gli altri, Cino Marchese e Corrado Barazzutti. Il tutto si concretizzò nel dicembre 2014 quando fondammo questa società e chiesi subito all’ATP un’altra data che sarebbe poi diventata il Challenger di Perugia 2015.
Ricordiamo che all’inizio del 2020 avevi in programma l’organizzazione di ben sei tornei. Poi la pandemia ha rimescolato tutto.
Panico totale, ricordo che l’8 marzo ero a Padova (in quel periodo facevo più di 8000 km al mese in macchina per incontrare gli sponsor) e avevo chiuso un contratto importante. Ero veramente felice e mentre tornavo a Todi cantavo. Il 10 dichiararono il lockdown e ci trovammo tutti chiusi in casa. Lì ho passato due settimane d’inferno: vedevo finire il mio lavoro, il mio e quello delle mie figlie.
Ma non ti sei rassegnato.
Certamente no, cominciai a ragionare sul da farsi perché credo che si debbano cogliere le opportunità anche nei momenti più difficili. Mi venne in mente di fare questo MEF Tennis Tour. Chiamai tutti i giocatori, i loro coach e tutti erano entusiasti. Cominciai a far trapelare la cosa anche approfittando del fatto che i giornali in quei giorni avevano ben poche notizie ed erano affamati di novità.
Come in tutti i momenti difficili i migliori sopravvivono. A parte il fatto che con le nuove regole che l’ATP aveva introdotto c’era già stata una forte selezione naturale. Le spese di organizzazione erano aumentate molto.
Proprio così. Questa pandemia, per colpa della quale dobbiamo garantire misure incredibili, ha solo reso più difficile una situazione che si era già notevolmente complicata. Pensa che all’inizio andavo in banca la mattina a cambiare gli assegni degli sponsor per poter pagare il pomeriggio i prize money. Adesso, tanto per dire, devi pagare tutto due mesi prima. Se non sei un professionista è durissima.
Quando hai la data dall’ATP come ti muovi?
Per prima cosa chiedo un incontro con le istituzioni per valutare assieme la ricaduta economica immediata e il ritorno d’immagine. Se le istituzioni ci credono e quindi investono si parte alla ricerca degli sponsor che, nella maggior parte dei casi, sono del territorio.
Tutti i giocatori sono concordi nel dire che i tuoi Challenger, per entry list e organizzazione, sono praticamente degli ATP 250 “sotto mentite spoglie”. Hai mai pensato di fare il grande salto?
Proprio quest’anno ci siamo andati molto vicini ma poi non ce la siamo sentita. Sono sì un po’ pazzo, ma non fino a questo punto. L’investimento sarebbe stato troppo importante. Preferisco fare le cose con gradualità e poi eravamo già molto impegnati. Pensa che anche il torneo di Forlì lo abbiamo organizzato in soli venti giorni.
Prospettive per l’anno prossimo?
Si vive alla giornata perché non sappiamo come si evolverà la pandemia e l’attrattività di un torneo dipende molto dal montepremi. La buona organizzazione non basta. E dopo un anno di Covid quale sarà lo stato di salute della nostra economia?
Girando per il circolo l’impressione è che i giocatori vivano in un’atmosfera molto serena.
Qui mi prendo qualche merito. Tutti i giocatori sono molto tranquilli perché sanno dove vanno e come saranno trattati. Trovano gli stessi fisioterapisti, gli stessi stringer, lo stesso desk-office.
In oltre vent’anni avrai sviluppato un rapporto personale con i giocatori.
Con molti di loro siamo diventati amici. Per fare un solo esempio Simone Bolelli era un ragazzo quando cominciò a frequentare i nostri tornei, senza dimenticare Paolo Lorenzi, Federico Gaio e Marco Cecchinato.
Chissà quanti aneddoti.
Già, te ne racconto solo uno. Una volta Albert Ramos-Vinolas (tennista spagnolo che ha vinto in Italia 3 dei suoi 6 Challenger, ndr) mi chiamò nel cuore della notte lamentando un fortissimo mal di testa vicino all’orecchio. Lo passai a prendere e corremmo al pronto soccorso di Perugia mentre Albert quasi piangeva dal dolore. Eravamo tutti molto preoccupati, un ictus?
Invece?
Un tappo di cerume (ride, ndr).
Nei tuoi tornei ci sono molti giocatori italiani giovani.
Siamo molto felici di poter dare una mano ai giovani emergenti. Ad esempio abbiamo sempre dato una wild card a Lorenzo Musetti, come succederà anche per il prossimo torneo indoor di Parma. E vederlo a questi livelli ci riempie di orgoglio. Nessuno dimenticherà mai che la sua prima vittoria importante è stata a Forlì. Qui a Parma poi abbiamo invitato anche Giulio Zeppieri e altre occasioni non mancheranno.
Questo introduce una considerazione del Direttore Ubaldo Scanagatta. Dice che tu sei un benemerito del tennis italiano perché tanti giovani atleti hanno, grazie a te, l’opportunità di giocare con continuità e ad alto livello senza sobbarcarsi viaggi dispendiosi.
Sono felice per i complimenti di Ubaldo e soprattutto di aver potuto dare una mano anche quest’anno e non era per niente semplice.
Organizzi anche il campionato a squadre di Serie A. Un rapporto che continuerà?
Il contratto era triennale e scadeva quest’anno quando, eccezionalmente, si è giocata la fase finale outdoor. Il contratto è stato rinnovato per altri tre anni e se le cose andranno normalmente si tornerà alla formula indoor.
Intervista realizzata da Massimo Gaiba