La travagliatissima stagione 2020 del tennis sta per volgere al termine. Mancano solo il torneo di Sofia e le Finals nel calendario maschile. È dunque tempo di pensare all’inizio della prossima stagione, che sarà inevitabilmente ancora condizionata dal COVID-19. E inizio di stagione nel tennis è sinonimo di Australia. Gli Australian Open sono già da tempo confermati. Ora si lavora per disputare gli altri tornei nella terra dei Canguri. In preparazione del grande evento come da tradizione se possibile, ma andrebbe bene anche dopo se necessario.
“Stiamo valutando la possibilità di avere altre due settimane di tornei dopo gli Australian Open. Ne stiamo ragionando con i due circuiti”, ha affermato Craig Tiley, il numero 1 della federazione aussie, Tennis Australia, in una intervista al tabloid britannico Daily Mail. “Vogliamo massimizzare le opportunità di giocare per tutti. Ci piacerebbe giocare almeno un evento oltre agli Australian Open. Ma potrebbero essere di più”. Il problema però sono le leggi riguardo agli spostamenti. Non però verso l’Australia ma all’interno di essa. Infatti, ogni singolo stato ha grande autonomia e può decidere restrizioni più o meno severe in entrata e in uscita così come diverse leggi per chi entra.
“In questo momento i confini degli stati non sono aperti”, ha spiegato Tiley. “Abbiamo bisogno di garanzie ad esempio sul fatto che se un tennista gioca a Brisbane e i casi di COVID-19 aumentino poi non si trovi a dover fare una seconda quarantena a Melbourne. Se i piani di quarantena sono approvati in tutti gli stati allora possiamo giocare in diverse città. Altrimenti faremo tutto a Melbourne”. In effetti, il discorso non fa una piega.
Non c’è solo però una questione di fattibilità dei tornei dal punto di vista del rispetto delle norme sanitarie. C’è anche la questione della sostenibilità economica. E se l’Australian Open, con tutti gli introiti derivanti da sponsor e diritti TV, non ha problemi di sopravvivenza anche senza pubblico, altri tornei più piccoli nel 2021 potrebbero non essere disputati per questa ragione. “La realtà è che i fondi a disposizione saranno significativamente compromessi”, ha ammesso Tiley, “Penso che gli eventi più forti sopravvivranno e quelli che hanno più difficoltà a sostentarsi da soli no. È irrealistico pensare che non cambierà nulla. Anche se arrivasse il vaccino in marzo la prima metà dell’anno sarebbe ancora difficile”.
Tempi duri si prospettano insomma per il grande tennis. Almeno con la consolazione che potremo vedere il prossimo Australian Open.