[1] N. Djokovic b. [8] D. Schwartzman 6-3 6-2
Debutto soft per Novak Djokovic alle Finals londinesi. Il numero uno del mondo, boss del gruppo A, ha avuto bisogno di un caffè per svegliarsi in un avvio sonnolento, e di non molto altro per avere la meglio in meno di ottanta minuti su Diego Schwartzman, esordiente totale al gran ballo di fine anno tra i migliori otto del mondo.
Un anno dopo aver tenuto a battesimo un altro novizio come Matteo Berrettini, il serbo ha banchettato sui comprensibili tremori di un rivale certo non abituato a tali palcoscenici, sebbene l’assenza di pubblico abbia forse reso il braccio dell’argentino meno rigido di quello che aveva bloccato il nostro portacolori dodici mesi fa. Questo dato, complice un Nole molto più falloso del lecito in avvio, ha permesso a Schwartzman di procurarsi per primo un vantaggio nell’incontro con il break del terzo gioco, anche se non sarebbe fuori luogo parlare di auto-break, considerate le scelleratezze commesse dal capoclassifica.
Non imprevedibilmente,il fuoco di paglia appena appiccato alla 02 Arena è stato presto spento. Seppure non al massimo dei giri e incline al pasticcio – l’uno su cinque totale con il dropshot il solito termometro di una giornata confusa – a Djokovic è bastato alzare di non molto i ritmi per recuperare nel gioco successivo il servizio smarrito, e, cosa più importante, per allontanare irrimediabilmente dal campo un avversario da lì in poi impossibilitato a scambiare ad armi pari: il break che ha deciso il primo set, arrivato nell’ottavo gioco con un dritto vincente che ha raccolto il seminato di un’accoppiata di risposte a profondità-Nole, ha tramortito Diego in modo definitivo.
La partita è finita lì: nel secondo set il Peque al solito ha dato tutto, ma alla discreta velocità di crociera non è mai riuscito ad aggiungere il cambio di ritmo indispensabile a mettere in minima difficoltà Novak, il quale, dal canto suo, ha sfruttato al meglio la maggiore attitudine alle condizioni di gioco accelerando appena possibile specie sul lungo linea, senza trovare resistenze apprezzabili nei break del primo e quinto gioco che hanno chiuso la contesa . La bilancia dei precedenti pendeva sul cinque a zero in favore del numero uno: una riscossa indoor del ragazzo da Buenos Aires non era proprio nelle previsioni.
“Sono partito piano – ha detto Nole nell’intervista a bordocampo -, per fortuna sono riuscito a reagire subito. Lui era all’esordio assoluto in questo torneo, un po’ di tensione è più che comprensibile. Per me è stata una buona partita, ora spero di fare meglio nella prossima, gli avversari sono terribili“. Un seitre seidue comodo e utile, se consideriamo il girone all’italiana con cui si determinano le classifiche. E un primo passettino per eguagliare il record di vittorie alle Finals, sei, appartenente manco a dirlo a Roger Federer. Intanto i match portati a casa al Master di fine anno diventano trentasette: appaiato Boris Becker, il prossimo obiettivo ha le sembianze di Ivan Lendl, fermatosi a trentanove.