Vuoi per la gestione esemplare dell’emergenza sanitaria nei mesi scorsi, vuoi perché (come accaduto in Europa) durante il periodo estivo si riesce a contenere meglio il virus, in Australia al 21 novembre i contagi giornalieri da Covid-19 si contano sul palmo di una mano. Il rischio però è sempre presente, come dimostra il caso del mini-lockdown nel Sud del Paese causato da un focolaio in un hotel. Avendo fatto comunque un lavoro straordinario per appiattire la curva, i governi dei singoli stati vogliono evitare in ogni modo un’ulteriore ondata generata da casi di ritorno, ovvero da persone che portano il virus arrivando dall’estero.
È il caso dei tennisti che già tra qualche settimana vorrebbero raggiungere lo Stato di Victoria per poter smaltire la quarantena e poi prepararsi al meglio per l’Australian Open (al momento in calendario dal 18 al 31 gennaio). Nei giorni scorsi il governo ha vietato ai giocatori di recarsi in Australia prima di Capodanno e ha confermato i 14 giorni di quarantena obbligatoria per gli arrivi internazionali, ma secondo il quotidiano The Age ci sarebbero degli sviluppi importanti.
Infatti nelle prossime 72 ore verrà presa una decisione definitiva che presumibilmente toccherà sia l’Australian Open di Melbourne, che tutti i “lead-up tournaments” che si giocano sul cemento australiano nelle due settimane precedenti al torneo dello Slam. Una notizia è già nota però, ovvero il rinvio dei tornei juniores. Secondo quanto riporta The Age, i giocatori iscritti sono stati informati sabato 21 novembre che gli eventi di categoria juniors sono stati rimandati a data da destinarsi.
Il problema centrale è che dal 7 dicembre l’Australia riaprirà agli arrivi internazionali e “non è semplice avere potenzialmente più di mille arrivi nel Paese tra atleti, staff e media per l’evento: deve essere fatto tutto in sicurezza” ha precisato il premier Daniel Andrews. L’ipotesi che sta prendendo piede è il rinvio del torneo per evitare ai giocatori di stare rinchiusi in hotel nelle due settimane antecedenti il torneo (e in tal caso anche gli eventi di preparazione, tra cui l’ATP Cup, verrebbero cancellati o rinviati a data da destinarsi).
“Sono fiducioso che l’Australian Open si giocherà nella prima parte del 2021. L’esatto periodo e le esatte misure che adotteremo però non sono ancora decisi” ha precisato Andrews. Tennis Australia con il suo CEO Craig Tiley ha da tempo aperto il dialogo proponendo le sue idee per svolgere il torneo in sicurezza ma comunque nel lasso di tempo prestabilito, ma ovviamente si trova davanti a cause di forza maggiore. Cero è che i giocatori saranno restii ad accettare una soluzione che li veda bloccati per 14 giorni senza potersi allenare alla vigilia di un torneo dello Slam (nonostante il rappresentante dei doppisti Bruno Soares abbia detto che sarebbe propenso ad accettare ciò che verrà deciso, ‘obtorto collo’).
A tal proposito, il manager di Alex de Minaur, Andy Craig, ha dichiarato che c’è il rischio che i giocatori boicottino il torneo se non verrà adottata una soluzione che permetta loro di giocare nelle migliori condizioni possibili. Tennis Australia ha proposto l’organizzazione di una bolla per i tornei pre-Australian Open (stile Cincinnati-US Open), in modo che i giocatori possano stare in quarantena e allo stesso tempo allenarsi in vista del Major. Le parti dovranno venirsi incontro in qualche modo: il numero uno del mondo Nole Djokovic durante la settimana delle Finals ha anche lanciato un appello al governo dello stato di Victoria chiedendo il loro supporto e la loro comprensione nei confronti dei giocatori, che sarebbero disposti anche ad attendere la seconda settimana di quarantena per scendere in campo, ma non di più. Sappiamo però che in questi casi le proposte possono essere molteplici e totalmente condivisibili, sia da parte di Tennis Australia che dei giocatori, ma è il governo ad avere l’ultima parola.