Con l’ultima edizione londinese delle Finals si è da poco conclusa la stagione ATP, ma per qualcuno invece è appena iniziata. Si tratta di Nicolas Jarry, tennista cileno che a novembre 2019 in Coppa Davis era risultato positivo ad un test anti-doping delle urine. Il suo caso fece scalpore – o forse avrebbe dovuto farlo se non si fosse svolto nel mezzo della pandemia – perché Jarry ad aprile riuscì a dimostrare la sua innocenza, in quanto le vitamine che prendeva erano state contaminate alla fonte, cioè nel laboratorio che le produceva. Un fatto che l’ITF ha confermato non solo come veritiero, ma anche come piuttosto comune in Sud America. “I livelli di queste sostanze sono così incredibilmente bassi che equivalgono a trilionesimi di un grammo, livelli così bassi che nessuna sostanza avrebbe potuto darmi alcun beneficio per migliorare le prestazioni“ disse in quell’occasione il numero 78 del ranking.
Nonostante ciò gli fu imposta una sospensione di 11 mesi che il giocatore accettò malvolentieri, anche se “rinfrancato” dal fatto che in quel periodo tutti i tornei fossero sospesi. La sua innocenza era stata confermata, ma imbarcarsi in una battaglia legale per farsi togliere la squalifica sarebbe stato economicamente contro-producente, e allora a Jarry non rimase altro che aspettare. Attesa terminata questa settimana con l’inizio dell’ATP Challenger 80 di Lima.
Gli organizzatori del torneo peruviano hanno offerto a Jarry una wild card, rendendolo di fatto il tennista dalla classifica più alta presente in tabellone (se si tiene conto della sua posizione n. 78 al momento della squalifica). Purtroppo per lui però la sua esperienza non è bastata e al primo turno è stato battuto dal tennista di casa Nicolas Alvarez (24 anni, n. 350) per 6-2 2-6 6-2. Il 25enne cileno dunque ha iniziato la stagione con una sconfitta ma il calendario ha ancora un po’ di tennis da offrire, e forse lo potremmo vedere di nuovo in campo la settimana prossima nel Challenger brasiliano di Campinas.