Simone parliamo un po’ di te: quando giocavi hai raggiunto una classifica equivalente all’attuale 2.4. A che età decidesti di allenare?
Sì, ero B3 ma a 18 anni ho smesso di far tornei per iscrivermi all’Università. Poi a 24 anni, mentre ancora stavo finendo l’Università, ho avuto il primo figlio. A nemmeno 26 ne avevo già due. Così ho iniziato a lavorare come maestro di club anche se ho sempre avuto un settore agonistico importante.
Maestro di tennis e coach sono due mestieri completamente diversi anche se l’uno è propedeutico all’altro. Raccontaci come è cambiata la tua vita.
In maniera talmente radicale che faccio fatica a crederci. Viaggiavo molto anche prima ma adesso davvero non ho più tempo per fare altro. Il circolo lo seguono i miei figli perché io non ci sono quasi mai.
Segui qualche altro ragazzo?
Quando Lorenzo era junior ci riuscivo. Ad esempio c’era una ragazzina russa (Daria Frayman) che era molto brava e, oltre a fermarsi a lungo qui a Spezia, la portavo negli Slam Junior assieme Lorenzo. Adesso che è passata professionista la vedo raramente anche perché si è trasferita negli USA a Princeton.
Adesso che sei famoso chissà quante richieste.
Mi chiamano da tutte le parti del mondo per venire qua, come se io potessi trasformare un ragazzino in campione con la sola imposizione delle mani. Non sono più un “coach normale” e tanti genitori pensano che quello che ho fatto con Lorenzo possa ripeterlo coi loro figli.
E tu come ti regoli?
Mi interessa comunque molto vedere sbocciare i giovani talenti e allora ho dato la disponibilità per una settimana ogni tanto, durante la quale i ragazzini più promettenti vengono con il loro allenatore. Facciamo un’analisi della situazione, parliamo e do dei consigli. Se ne vale la pena, li seguo poi su internet per verificare il lavoro che stanno facendo.
“Simone ha un carattere forte ma a me piace anche essere strapazzato, se serve”. Questo diceva Lorenzo in una recente intervista. Ho assistito al cazziatone che gli stavi facendo a Parma dopo la sconfitta contro Marcora.
(Ride, ndr) La cosa buona è che lui è allenato a questo e sa pure che le mie ‘sgridate’ non sono legate al risultato ma all’atteggiamento. Infatti tutto il miglioramento di questi ultimi mesi non è stato tanto tecnico ma mentale, relativo all’atteggiamento e al controllo emotivo. A Parma mi sono arrabbiato perché erano 12 giorni che non lo allenavo e lui al telefono mi diceva sempre che andava tutto bene. “Simone tranquillo, colpisco bene, tutto ok”. Vero niente, supera il primo turno (contro Ornago) giocando veramente male e il giorno dopo quando arrivo a Parma (la prima uscita dopo la quarantena) mi accorgo subito durante l’allenamento che non ha nessuna intensità, sembrava uno zombie. Così contro Marcora, visto che non si inventa niente, alla prima difficoltà è sparito dal campo. Si lamentava, ciondolava, scrollava la testa, tutte cose che sa benissimo che mi mandano in bestia. Quindi era consapevole di meritarsi il cazziatone.
Quanto sono importanti i soldi? Lorenzo sta cominciando a guadagnare per davvero, questo come cambia le vostre prospettive?
Premetto che non sono uno particolarmente attaccato ai soldi, sennò avrei fatto un altro mestiere. Tanto per dire, dopo una lezione privata se uno non mi pagava facevo fatica a chiedere. Mi vergognavo. Lorenzo è ancora peggio. Certo è giovane e può cambiare, ma non credo. Assieme ai suoi genitori vogliamo responsabilizzarlo. Deve capire come funziona tutto quello che gli gira intorno e che ci sono degli interessi in gioco. Al momento si fida ciecamente di me e dunque le decisioni le ho sempre prese io di concerto con i suoi genitori. Adesso che è diventato maggiorenne voglio che capisca.
L’aver preso la residenza a Montecarlo fa parte di questo percorso?
Certamente, anche se devo chiarire che è stata una scelta tecnica prima che economica. I genitori ovviamente non volevano (sono persone di sani principi che non si sono montate la testa) e anch’io non ero tanto convinto. Ma certo Lorenzo non poteva andare da solo e toccava a me, valutati i pro e i contro, prendere una decisione. Una decisione che ha cambiato molto anche la mia vita. Per Lorenzo, in fin dei conti, era come andare a fare lo studente fuori sede. Per lui è un’avventura nuova, vivere in casa da solo… io sono il compagno di stanza dell’Università.
Senti compagno di stanza, quando siete in viaggio lasci spazio a Lorenzo?
Assolutamente no (ride, ndr). Questa, esattamente come in campo, non è mica una democrazia! La musica ad esempio si mette assieme, anzi diciamo che la scelgo io. Quando prova ad ascoltare il rap che gli piace tanto… io gli dico “vai avanti, cambia canale”. Per fortuna ha un’ottima cultura musicale (merito anche di suo padre) per cui gli piacciono i Pink Floyd, Lucio Battisti, insomma facciamo tutto un percorso anni 80/90. Lui sa comunque che comando io (ride ancora, ndr). Ad esempio a Parma io arrivo un giorno dopo e lui ovviamente ha già scelto il letto (Simone e Lorenzo dormono sempre nella stessa camera, ndr). Io però capisco subito che mi piace proprio il letto dove si era sistemato lui: “Cambio!”. Certo, ha provato a protestare ma giusto per salvare la faccia.
Libri, Netflix?
Per quanto riguarda i libri Lorenzo adesso sta preparando la patente e ti assicuro che è sufficiente così, mi fa impazzire. Netflix quando siamo in giro lo usiamo molto. A me piacciono soprattutto i film perché non voglio lasciare le cose in sospeso. Lui invece è un grande appassionato di serie TV.
Pratichi qualche altro sport?
Un tempo, ma ormai è preistoria, il calcetto. Ho provato anche a giocare un po’ a paddle con Lorenzo. A lui piace mentre a me annoia. L’unica attività fisica è quando lui si allena in palestra e io pedalo una mezzoretta sulla cyclette facendo finta di tenermi in allenamento. E poi gioco un po’ con lui, nei warm-up la maggior parte delle volte al di là della rete ci sono io. Si sente più tranquillo, ripassiamo gli schemi.
E in TV segui qualcosa?
Il basket mi piace molto come anche la pallavolo, poi ovviamente il calcio. Sono interista dunque sfigato per definizione. Mi consolo però con lo Spezia che quest’anno è in serie A dopo una vita di sofferenze.
Buon compleanno allora (oggi, 30 novembre, fanno 52 n.d.r.).
Grazie anche se in realtà il regalo più bello è già arrivato. Oggi sono diventato nonno di Giulio Leone, il figlio di Giacomo.
Complimenti vivissimi giovane nonno! Un altro allievo per il tuo circolo?
Chissà.