4. Victoria Azarenka b. Serena Williams 1-6, 6-3, 6-3 – US Open, SF
La storia del tennis testimonia che le partite fra Vika Azarenka e Serena Williams non sono mai banali, anzi. In particolare quando giocano sui campi di Flushing Meadows offrono confronti memorabili: le due finali del 2012 e 2013 vanno senza dubbio considerate come uno dei vertici del tennis femminile sul cemento degli anni ’10.
Ma il 2013 inizia a essere lontano. Sia Vika che Serena hanno attraversato non poche vicissitudini fisiche: infortuni, ma anche la pausa per maternità, che per una atleta professionista non è semplice da affrontare. Però, dice un vecchio adagio “la classe non è acqua”: le due rivali, che nel frattempo sono anche diventate amiche, a 31 e 38 anni dimostrano che sono ancora in grado di proporre tennis di alto livello.
Williams si presenta a New York con pochi match alle spalle, e per approdare in semifinale ha avuto bisogno del terzo set in più occasioni (contro Stephens, Sakkari e Pironkova). Azarenka invece è reduce dal successo nel Premier di preparazione e ha perso un solo set nei turni precedenti (contro Muchova), e sembra finalmente avere ritrovato la condizione dei tempi d’oro.
Primo set. Williams parte decisa e centratissima: sicura in battuta e se possibile ancora più incisiva in risposta; ma anche sorprendentemente efficace nelle poche volte in cui deve sacrificarsi nei colpi di contenimento. Nel giro di 15 minuti è già avanti 4-0. Un ulteriore break a suo favore fissa il punteggio sul 6-1.
Secondo set. Azarenka rischia subito di perdere nuovamente la battuta, ma questa volta riesce a salvarsi: è il primo segnale che il divario fra le due contendenti si sta riducendo. Vika comincia a gestire meglio l’aggressività di Serena e questo le permette di avanzare la posizione di gioco. E se Azarenka avanza, quasi fatalmente è Williams che deve arretrare leggermente la posizione in campo, anche perché iniziano ad affiorare i primi segnali di appannamento fisico. E così, in questa specie di braccio di ferro virtuale, si assiste a un graduale ribaltamento delle forze: più Vika riesce ad avvicinarsi alla linea di fondo al momento dell’impatto con la palla, più le sue parabole diventano profonde, e più Serena deve concedere campo e meno riesce a imporre i propri schemi.
Non c’è un unico momento che certifica il rovesciamento della situazione: è piuttosto uno spostamento progressivo, quasi impercettibile ma inesorabile, che finisce per risolversi in un vantaggio tecnico per Azarenka. Il primo break della partita a favore di Vika arriva al quinto game e poi se ne aggiunge un secondo proprio nel finale di set: 6-3 Azarenka.
Terzo set. L’inizio del set segue il termine di quello precedente: Serena soffre nel turno di battuta e finisce per cederlo malgrado un iniziale vantaggio di 40-0. Con Vika avanti per 3-0, il match è nelle mani bielorusse. Per quanto Williams provi a ribellarsi alla situazione, i suoi tentativi di rientrare si risolvono in qualche sporadica (anche se incontenibile) accelerazione. La partita si sta ormai giocando sul ritmo e sulle qualità in controbalzo di Azarenka, e la conclusione più logica è un altro 6-3 in suo favore. E così per la prima volta in carriera Vika, al tentativo numero 11, riesce a sconfiggere Serena in un match dello Slam.
Saldo vincenti/errori non forzati: Williams +7 (35/28), Azarenka +8 (25/17). Da notare che dei 17 gratuiti di Vika, 10 sono relativi al primo set e appena 7 agli altri due.
3. Iga Swiatek b. Simona Halep 6-1, 6-2 – Roland Garros, 4T
A mio avviso le prestazioni di Iga Swiatek al Roland Garros 2020 sono state una delle più grandi sorprese degli ultimi anni di tennis. La sua vittoria è stata anche più stupefacente di quella di Jelena Ostapenko nel 2017, perché Ostapenko (numero 47 del ranking in quel momento) aveva conquistato il titolo al termine di diversi match molto equilibrati (5 vittorie su 7 al terzo set), mentre Swiatek ha semplicemente dominato le avversarie. Quattordici set vinti, zero persi e un totale di appena 28 game concessi in tutto il torneo. Nell’era Open, solo Steffi Graf nel 1988 aveva fatto meglio a Parigi (20 game concessi).
Quando Swiatek si presenta al Roland Garros 2020 è numero 54 del ranking. E per via del calendario anomalo causa pandemia, nel 2020 ha disputato un solo match sulla terra battuta: il primo turno di Roma, dove ha perso contro la qualificata Arantxa Rus (7-6, 6-3). Ma a Parigi è tutta un’altra storia. La partita che riassume al meglio il suo folgorante Slam non è la finale, ma il confronto con la grande favorita della vigilia, Simona Halep. Testa di serie numero 1, Halep ha rinunciato al cemento statunitense (US Open incluso) preferendo gli impegni europei sulla terra battuta. E ha vinto tutte le partite disputate a Praga e Roma. Se a questi due tornei aggiungiamo anche il successo pre-lockdown di Dubai, di fatto Simona vanta tre titoli consecutivi e una serie aperta di 17 match vinti: 4 negli Emirati, 5 a Praga, 5 a Roma, 3 a Parigi.
Le strade di Swiatek e Halep si incrociano al quarto turno. Fra loro c’è un solo precedente, ma interessante: si sono infatti incontrate proprio al Roland Garros nel 2019, sempre al quarto turno, e Simona aveva vinto per 6-1, 6-0. Alla vigilia del confronto del 2020, per i bookmaker le quote di Halep oscillano fra 1,14 e 1,19; quelle di Swiatek fra 5,0 e 5,60.
Primo set. Pronti via e Swiatek è già in vantaggio 3-0, grazie al break ottenuto al secondo gioco. Halep tiene la battuta nel quarto game, ma la cede di nuovo nel sesto. In poco più di 20 minuti Iga sale 6-1. Halep ha perso un set nel quale ha commesso appena 2 errori non forzati; ma Swiatek ha messo a segno 17 vincenti in sette game, e lo ha fatto contro una delle giocatrici più forti del mondo in difesa.
Secondo set. Dopo l’avvio choc, ci si aspetta che le cose cambino: sembra impossibile che la partita continui allo stesso modo. Simona prova a reagire, ed effettivamente il confronto diventa più combattuto. Nel primo set si erano giocati 40 punti complessivi, nel secondo saranno 69. Halep dà tutto per cercare di contenere l’avversaria: salva 9 palle break, ma a conti fatti deve comunque cedere il servizio altre due volte. Conseguenza: il secondo set dura quasi il doppio del primo in termini di tempo (45 minuti contro 24), ma si chiude con un punteggio molto simile: 6-2.
Forse Halep non era nella migliore giornata, ma non si può dire abbia giocato male. Semplicemente Swiatek ha proposto un tennis impressionante, per efficacia e accuratezza di soluzioni. Iga è ispiratissima, sia in fase di attacco che di difesa. Basta seguire un punto come questo, per rendersi conto che Swiatek ha una soluzione per qualsiasi tentativo da parte di Halep di rovesciare l’inerzia dello scambio:
In una situazione del genere, per Simona diventa quasi impossibile trovare una via di scampo. Quando una avversaria gioca in questo modo, si deve forzare oltre il limite, e a quel punto si comincia anche a sbagliare di più: i 2 errori di Halep nel primo set diventano 13 nel secondo. Qualche statistica di fine match. Saldo vincenti/errori non forzati: Halep -3 (12/15), Swiatek +10 (30/20). Palle break convertite: Swiatek 2 su 11, Halep 0 su 0. No, non è un refuso: zero palle break concesse da Swiatek in tutto il match.
a pagina 3: I match numero 2 e numero 1